Al parallelo n° 38 due imperi in armi di Virgilio Lilli

Al parallelo n° 38 due imperi in armi BUSSI E AMERICANI DI FRONTE IN COREA Al parallelo n° 38 due imperi in armi 1 patto d'uno interro guerreg* aiata. Chi d*moni,^,vorrà (Dal nostro inviato speciale) TOKYO, novembre. C'è una zona del mondo nella quale gli Stati Uniti confinano con la Russia. Il confine è materiale, non metaforico, un confine diretto vero e proprio, nonostante la enorme distanza che separa là Repubblica Stellata da quella Sovietica. Questa tale zona del mondo si chiama Corea e quel confine è determinato dal 38° parallelo georafico. Tutta la Corea a nord del 38° parallelo è Russia; tutta la Corea a sud del 38° parallelo è America. In Corea si trovano a faccia a faccia, con l'arme al piede, i « Two Bigs », i € Due Qrossi ». Questo confine sul bordo del quale i due massimi avversari del momento si trovano «a quattr'occhi » nell'atmosfera prebellica che tutti ^conosoiamo, costituisce il - cosidetto « problema della Corea », uno di quei problemi i quali, al pari del problema tedesco, hanno tutta l'aria di non poj tere esseri risolti se non a spiegarsi perchè una nuova catastrofica conflagrazione mondiale sarà venuta a funestare l'umanità, non può ignorare oggi i termini e i limiti anche di questo fra i vari focolai d'incendia.- L'ennesima leggerezza Noi, in Occidente, siamo soliti pensare alla Corea come a una entità territoriale e etnografica di modestissima portata, qualcosa come Trieste, o la Sarre al più, dimenticando trattarsi di quasi ventitre milioni di persone su un territorio vasto oltre due terzi quello dell'Italia. E dimentichiamo, ancora, che auesti milioni di persone su questo territorio si trovano ad essere schiacciati fra Cina e Russia senza possibilità di scampo al di fuori di quella d'essere presi sotto la tutela di una terza grande Potenza la quale consenta loro di sentirsi indipendenti ma al medesimo tempo garantiti dagli appetiti dei giganti finitimi; quel che si dice una c libertà protetta ». Tale « Ubertd protetta » in Corea era stata gestita dal Giappone per un cinquantennio fino alla sua disfatta. Caduto il Giappone, era logico che da un lato i coreani aspirassero definitivamente all'indipendenza a che, dall'altro, le due maggiori Potenze interessate alla Corea cercassero sia l'una che l'altra "di sostituirsi ai Giappone nella « protezione » della sua libertà, e della sua unita territoriale. Cosi è nato il problema della Corea. Infatti. Fra i tanti scopi di guerra delle democrazie, — alleate con la dittatura sovietica/per un paradossale gioco della sorte, — figurava in primo piano quello della indipendenza coteana. I/indipendenza coreana fu uno dei postulati fondamentali della Dichiarazione - programma del Cairo, nel 1943, formulata dagli Stati Uniti e sottoscritta anche dalla Gran Bretagna e dalla Cina: vinta la guerra, abbattuto il Giappone, una delle prime realizzazioni dei vincitori avrebbe dovuto essere la creazione di uno Stato coreano indipendente, il quale si scegliesse la forma di governo che più gli fosse piaciuta. Fissati i termini della resa nipponica a Potsdam, la dichiarazione fu confermata; e quando Z'8 agosto 1945 la Russia dichiarò la guerra al Giappone in extremis, èssa aderì in pieno agli accordi sia del Cairo che di Potsdam. In pratica fu ratificato un ennesimo accordo e fu commessa la ennesima leggerezza per la quale un Paese viene diviso in due zone d'occupazione cosi come si 'divide"Mi"due un salame o una torta. Alla Russia fu assegnata la Corea settentrionale, all'America la Corea meridionale, secondo una linea divisoria che seguisse l'andamento, come ho detto, del 38° parallelo. Scopo comune delle due parti occupanti era naturalmente la democratizzazione del paese, la purge o epurazione defili elementi ultrana«ionalmilitarieti (di coloro cioè che dal 1910 avevano appoggiato il Giappone e la sua politica di potenza «protettrice*) e l'instaurazione al più presto possibile d'un regime coreano autonomo, sovrano, indipendente eccetera. E' da codesto madornale quipro-quo — quello cioè di voler far nascere un'indipendenza dagli attriti di due occupazioni militari avversarie — ohe è nato lo spinoso problema della Corea. Più precisamente esso ha trovato la sua origine nel mancato accordo fra le due parti occupanti sul concetto della parola democrazia, la quale per i russi ha quel certo significato totalitario che tutti conosciamo, mentre per gli americani ha il significato diametralmente Opposto. Avuta in mano la loro fetta di Corea, i russi si misero a democratizzarla a modo loro installandovi il loro macchinario' sovietico con tutte le sfumature manciate-leniniste, con la ferrea notizia di Stato, con lo spionaggio, con le centrali terroristiche, con il lavoro obbligatorio, con l'abolizione della proprietà, con la stam¬ pa controllata o, meglio, manovrata, con la accanita campagna antiamericana e così via; mentre gli americani, a loro volta, installavano nella fetta di loro pertinenza il classico sistema della « democracy by demonstration ». Al Nord, con i Russi, dittatura, polizia, ordine, demagogia e paura; al Sud, con gli americani, battaglie politiche, confusione, libertà (protetta), elezioni, dollari. Fra i due litiganti Cosi stando le cose, a volere l'unità della Corea oggi sono in tre: i coreani, gli americani, i russi. Ed è precisamente perchè son troppi che l'unita è irraggiungibile. Logicamente i coreani desiderano l'unità del loro Paese poiché essi si avvedono che se avessero perduto un padrone (il Giapponese) per' averne ora due (il Russo e l'Americano) avrebbero fatto quel ohe si dico un pessimo affare. Gli americani, dal canto loro, vogliono Yunir tà del Paese perchè) desiderano estendere la loro protezione all'intero ^territorio sottraendolo totalmente all'influenza sovietica (protezione interessata, beninteso, ma, per essere giusti, profievaper il popolo coreano non ancora idoneo a vivere privo della guida e degli aiuti d'una grande potenza liberate). I russi, in/ine, desiderano l'unità del Paese perchè desiderano precisamente quel, che desiderano gli americani, estendere cioè la loro influenza all'intero territorio strappando all'America l'unica testa di ponte di cui essa dispone in terra asiatica. Ne deriva che i russi, dal nord Corea, sono sempre sul pun¬ muiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii to di aggredire gli americani; gli americani, dal sud Corea, sono sempre sul punto di passare all'attacco contro i russi, mentre i coreani, presi fra i due litiganti, si ammazzano fra loro bellamente facendo a volta a volta l'interesse dei russi e defili americani. Sia a Mosca che a Washington, per la verità, una slmile miccia messa proprio fra Cina e Mongolia e Manciuria, non è piaciuta fin dall'inizio; cosi che, per quel che è stato possibile, hanno tentato di toglierla di mezzo ricercando accomodamenti vari nel corso di tre anni senza riuscire a ottenere null'altro se non un continuo peggiorare della situazione. La a buona volontà » di Molato? si è invariabilmente scontrata con la « buona volontà» di Marshall. E Iqaarir do, — constatato che le due buone volontà stavano per venire alle mani, — il problema è stato rimesso alle Nazioni Unite, la buona volontà americana e la buona volontà russa si sono scontrate ognuna per suo conto con la buona volontà delle Nazioni Unite, dando praticamente luogo a una crisi che pare attendere una soluzione diplomatica mentre molti temono una soluzione bellica. Se l'Europa ha la sua minacciosa polveriera nella città di Berlino, l'Asia non lo è da meno. La Corea è una Berlino asiatica moltiplicata per mille. Insomma, la terza guerra mondiale può scoppiare in Germania, d'accordo. Ma non farebbe meraviglia alcuna se scoppiasse in Corea; e in Germania, poi, ci arrivasse di rimbalzo. Virgilio Lilli iniii iiiiiitmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiim

Persone citate: Russo