Depone l'ex - suora di Ercole Moggi

Depone l'ex - suora L'UDIENZA TANTO ATTESA AL PROCESSO LO VERSO Depone l'ex - suora Non è una donna fatale e la folla rimane delusa - La conoscenza e l'idillio col dottore - L'incontro di Napoli - Un peccato di gioventù (Dal nostro inviato speciale) Palermo, 15 novembre. I giornalisti di Palermo e di fuori hanno dato ien la caccia a Filomena Salzillo alla stazione marittima e a quella ferroviaria, con grandi corse da un capo all'altro della città Era attesa da un bell'assembramento di rappresentanti del quarto potere, tuttavia non è caduta nelle mani di questo potere e solo stamane abbiamo appreso che l'ex-suora ùa qualche giorno era in citta in incognito e si sarebbe presentata stamane in udienza. Del resto difficile sarebbe stato riconoscerla sotto quelle spoglie sotto Cui si è presentata stamane. Morbo? a curiosità La folla è enorme sicché dovette intervenire un rinforzo al già. considerevole reparto di carabinieri e agenti della Celere. Una jeep ha manovrato per arginare questa marea di curiosi. Sulle spalle dei più irrequieti piombava ogni tanto un persuasivo colpo di sfollagente. Grida, proteste, risate, spintoni: ecco la cronachetta di questa preudienza. Invece della sottana dell'exmonaca è quella di un sacerdote che apre l'udienza. E' don Enrico Stinchi che è stato incaricato di accertare se la data del 4 maggio 1945, scritta a matita nella lettera inviata dalla defunta Sofia alla propria mamma, è di mano sua. Il sacerdote perito calligrafo ritornerà in udienza il 22 corrente, coi risultati delle sue indagini. Polche nella penultima udienza l'imputato non ha riconosciuto 1 caratteri di sua moglie, in un secondo biglietto scritto a matita, ora dichiara: —. io non ho mai avuto dubbi che questo biglietto fosse stato scritto da rnia moglie e quindi ne riconosco la grafia; intendevo soltanto contestare che fossi stato presente quando il biglietto fu scritto. H P. G. allora legge le testuali parole inserite nel verbale con cui l'imputato ha invece esplicitamente negato che 11 biglietto fosse di sua moglie. Lo ha sorpreso quindi in flagrante mendacio. Ora è la volta delia Salzillo; corre nell'aula un morboso movimento di curiosità. — Se seguita cosi — dice il presidente — faccio sgomberare l'aula. E finalmente ecco l'attesissimo personaggio. E' una donnina piccola e insignificante che si avanza a passettini un po' curvata con l'aria di mo- iiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiittiiiiiiiiiiiiiiuiiiHiiiiii nachella, è magra magra, di bassa statura, vestita modestamente da provinciale, un fazzoletto a fiori annodato sotto la gola che le fascia la te' stina sicché le spunta soltanto un lungo naso adunco su cui ha inforcato un grosso paio di occhiali da sole. E' una acconciatura piuttosto da viaggio, in automobile scoperta. Il fazzoletto che nasconde quasi tutto il viso lascia intrawedere solo un po' di guance, con il trucco e la cipria rosa carico e due labbruzze tinte di rosso carminio. Il corpo è come insaccato In un golf di lana a maniche cascanti, lungo e abbondante, di color verde chiaro, aperto su un petto piatto. Sotto il golf, una sottanina di lana nera, calze carnicine, scarpe nere. Porta alle mani guanti di filo nero a rete e con le dita mobilissime tormenta la cinghia di una borsetta nera di seta, come se sgranasse il rosario. Forse è l'abitudine di un tempo. Questa è la donna fatale si domanda il pubblico per cui un giovane medico ha ucciso la moglie e la madre delle sue due figliole e stroncata la sua carriera? E' la bellezza che ha determinato un tragedia di tanto torbide proporzioni ? Tutto è sgradevole in queste' ragazza, persino il suo accen to e la sua voce dal tono stri' dulo e concitato. Si propende piuttosto a ritenere che volontariamente abbia inscenato tutta questa truccatura di cai tivo gusto, ma anche sotto al' tri panni non salterebbe fuori egualmente una figura di ri' lievo. — Raccontate che cosa vi è di vero — dice il presidente. — Parlate, parlate, avete pa recchio da raccontare. — Mi faccia piuttosto delle domande. — Vi siete conosciuti entrambi all'ospedale? Come vi siete comportati? — Con cordialità e rispetto (si ride). — Perchè usciste dall'Ordine? 10 ero monaca... La ragazza a poco a poco piglia l'aire; senza guardare in faccia a nessuno, neppure a quel Cristo che sta sul banco del presidente, racconta che inizio il suo noviziato a Napoli, poi fu mandata a Palermo dove restò fino a 23 anni di età, quando cioò decise di ritornare in famiglia. Fino allora non vi era stato nulla col dottore che aveva conosciuto all'ospedale perchè — essa dice — io era monaca. Poi nel luglio '45 eube occasione di raccomandargli una sorella suora che doveva essere ricoverata in sanatorio e raccomandò pure se stessa perchè aveva bisogno di trovare un impiego A — Lo rividi per caso a Napoli; parlammo di cose indifferenti... La teste tace e il presidente allora domanda: — Poi vi recaste in albergo Insieme ? — SI è vero. Ma a questo punto la narrazione si arresta e il pubblico rimane sconcertato perchè il presidente salta l'episodio di Napoli e riporta la teste a Palermo. — Avevo bisogno di un'occupazione ed il dottore mi aveva assunta come infermiera nel suo studio, dove dovevo occuparmi della casa e delle figliolette. Afferma che non indossò mai i vestiti della defunta nè mise mai i suoi orecchini o le calze o le scarpe. p. G. — E prima non foste mal in casa Lo Verso? — No, signore, non potevamo uscire da sole. P. G. — Sapete perchè il dottore tentò di suicidarsi? — Non lo seppi, non me lo disse. — E' strano che non vi abbia detto nulla. — No, perchè fu immediatamente trasportato all'ospedale. 11 presidente vuol prendere in contraddizione la teste e perciò legge brani dei suoi In¬ terrogatori d'istruttoria. Il pubblico rumoreggia avido di curiosità e si abbandona a lunghi mormorii e commenti, cosicché il presidente fa squillare il campanello e minaccia di far sgomberare l'aula. Persino il difensore De Marsico fa richiesta perchè questa parte delicata dell'interrogatorio si svolga a porte chiuse. E' forse questa la prima volta in una aula giudiziaria che un difensore chiede l'allontanamento del pubblico. E' vero però che non è un pubblico che dimostri soverchia simpatia per le parti in causa Finalmente la folla si fa quieta e più raccolta e non si abbandona più a com. menti irriverenti. L'imputato nasconde di quando in quando il volto tra le mani e l'exmonaep. assume uh atteggiamento rassegnato a tutto quello che le si dovrà chiedere. Tuttavia non si riesce a farle precisare, come ha già fatto in istruttoria, quando siano cominciati i rapporti intimi con il dottore. La P. C. trova strano che le relazioni siano diventate intime solo per due o tre quarti d'ora di colloquio in piedi, nell'atrio della stazione di Napoli. La teste in udienza non ricorda nemmeno più se la promessa di matrimonio sia stata fatta prima o dopo l'incontro nell'albergo di Napoli. Però i rapporti intimi cominciarono a Napoli, finalmente ammette la teste «perchè allora — dice — ero signorina e'non più suora». L'aw. Gullo di P. C. si spinge oltre e domanda « tout court » se prima che col Lo Verso ebbe rapporti con altri. Qui l'ex-suora fa una confessione netta e precisa come si trovasse davanti al tribunale dell'Eterno: < Mi trovavo in convento a Pescopagano, avevo 15 anni e conobbi un giovanotto che veniva a villeggiare colà, certo Salvatore Di Maria, fummo fidanzati due anni. La Salzillo tace pensierosa e il presidente la incoraggia: — Parlate parlate. — Ma devo proprio parlare davanti a tutti? — Spiegatevi con delicatezza. E la teste racconta: — Fino allora ci eravamo scambiate delle lettere tenerissime e iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniim|Ltls iiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiD qualche bacio furtivo. Una sera ottenni il permesso di uscire dal convento per fare qualche passo... Nuova pausa della teste e il presidente: — Abbiamo capito, il passo del precipizio. — Avevo 17 anni. H pubblico rumoreggia e il presidente ammonisce. Il prof. De Marsico grida: — Non siamo a uno spettacolo; si discute un processo. Allora si fa silenzio perfetto e la Salzillo aggiunge: — Quindici giorni dopo, il Di Maria parava per l'America, e da allora non ho avuto più notizia alcuna. Provai una grande delusione, e il convento mi aperse le sue porte. Lettere romantiche A domanda della difesa, la teste dichiara che quando era Infermiera a Palermo, nel gabinetto del Lo Verso, confidò questo suo peccato giovanile ad una sua amica, certa Enza Tamburello. Ammette che dopo la morte della Lo Verso, scrivendo al dottore, ora si firmò- Etnei e ora Flora. Le si domanda perchè si firmasse cosi, ed ella risponde: Perchè questo modo mi piaceva. A domanda del Procuratore generale, afferma che prima della morte della Lo Verso mai si recò in quella casa, ma tale affermazione è, come è noto, in contrasto con quanto ebbe a deporre sabato scorso la portinaia dello stabile. |La Salzillo prosegue con voce stridula: — Quando fui assunta in casa Lo Verso, prestavo servizio in camice bianco dalle 9 alle 16. — E dalle 16 in poi? — domanda l'aw. Rocco Gullo, della parte civile. La teste fa finta di non sentire, e il presidente* la licenzia. La deposizione è esaurita e l'udienza è rinviata a domani. La Salzillo ai alza e cerca di schivare gli obiettivi dei fotografi, mentre II commissario di pubblica sicurezza di servizio nell'aula l'accompagna fuori, facendole largo fra la folla che preme da ogni parte. Pare che la madre della vittima l'abbia accompagnala, con questa frase: «Dovresti ardere dello stesso fuoco di cui arse la mia figliola ». Ercole Moggi