Cara ombra di un poeta

Cara ombra di un poeta Cara ombra di un poeta Dieci anni tVmoriva Francis Jammea. Taoeva una delle voci più penetranti e morbide della poesia francese. Ma il suo ricordo è lontano, un po' leggendario. Legato soprattutto, tra noi, a un nome caro, Guido Gozzano. Imitazioni, fonti, plagi J Aria di famiglia} tra il poeta di Orthiz e il poeta piemontese un'affinità delicata, sorprendente, un respiro comune. Et Je sourls que l'on me pense seul [vivant quanti un vislteur me dlt en en[trant: — comment allez vous, monsleur [Jammest Sentite? Il ritmo, il fiato del verso, ossia l'ispirazione è la stessa. ... «E se l'ipotecarlo è morto, allora? Fortunata- tmente tu comparivi tutta sorridente: « Ecco 11 nostro inalato immagi [narloi » V'era, nei due, un modo eguale di indulgere e indù giare sulla propria gracilità sentimentale, e quello spirito di patetica arguzia che li faceva ben consci e deliziosi protagonisti di una poesia confidenziale. Sprezzatura negli accorgimenti stilistici, nel le intenzioni sottili; Jammes coetaneo e compagno di deca> denti e simbolisti, Gozzano letteratissimo e cesellatore, Amavano lo stesso mondo poetico; le vecchie case di campagna che sanno d'autunno e di rose appassite, le fanciulle d'altri tempi, il romanticismo rivisto in uno specchio, le buone cose di pessimo gusto, e stampe dell'Ottocento, isole lontane, Paolo e Virginia, i velieri settecenteschi. Ricordate l'a mica di Nonna Speranza? E Jammes : J'aime dans les temps ClaTa d'El [lébeuse. l'écoliène des anclens penslonnats... Gozzano era più duro, Jammes tenero; me. in quel candore, in quell'innocenza scaltra, ci rivelava a tratti una sensualità subitanea e soffocante : ... je pleurerais que tu sola si [douce. E l'altro: Vidi le nari ani. Tiseppi le sagaci labbra e commista ai baci l'asprezza del canini Soprattutto v'era, in ambedue, l'insorgere rapido e rapace della memoria; una lucidità proustiana che travolge il cuore a immagini vaghissime, ritrovate e invadenti, e che è quasi allucinazione. Il passato è lì, presente, come una creatura — rinasco, rinasro del mille ottocento e cinquanta! —, il passato è trasparente, eccitante, come la breria misteriosa, come il vento di marzo nei lunghi mattini nell'infanzia. O grand vent... 11 y avalt un grenler où J'allals [souvent t'écouter slffler sou» les portes et [par les fentes. E i morti erano per Jammes sempre vivi davvero, e l'ineffabile reviviscenza interiore così acuta, così mordente, ch'egli si domandava se per caso non avesse già vissuto altre vite, se la sua anima non fosse stata, in un secolo lontano, la chitarra del bisnonno che se ne era andato alle isole, Martinica 0 Sandomingo, q l'ala dei velieri che scivolavano, leggiadramente, nello notti coloniali. Press'a poco, un sogno di Gerard de Nerval; una punta di quelle percezioni nitide, graziose e arcane. Jammee confessava che nel suo cuore v'era un che d'inspiegabile. Ma non era la follìa; era estenuazione. "Venne fatto a Gide di scrivere ora ne Ut pas Francis Jammes, on le respire, on le hume. Perchè Jammes più che un, poeta, fu un sensitivo. La sua sorte è simile a quella del nostro Pascoli. Non tanto la poesia, che è opera, creazione staccata, autonoma, di per se vivente e durevole, quanto la sensibilità fresca, inventiva, attrasse al Pascoli, al Jammes, l'amore dei giovani. Poi, la sensibilità, legata a certe mode, a certe congiunture e temperie, può perdersi, non dir più quello che diceva ; ed 1 cari poeti ci ritornano, dopo qualche anno, un po' stranieri. Ombre di defunti. La sensibilità di Jammes fu a volte miracolosa, si imbibiva di sensazioni, profumi, luci, brividi della terra e tlel cielo ; era suggestiva e affascinante. L'autore di Jean de Noarriett, di Almaìde d'Etremont, quegli che scrisse De l'Angelus de l'aube à l'Angelus du soir, e Clairièret' dans le del, e Le Deuil des Primevères, il poeta dei presbiteri fioriti, dei casolari al tramonto, dei mendicanti, delle piccole chiese vestite di foglie, era così acuto nei sensi, così caldo, la sua nostalgia, i desideri, quel fiutare la natura, la vita, erano ■ così acerbi e dolenti in lui, che a un certo lccohspmpmcfncaccdpocsBaszgsaadetlp punto, lacerato agli spini di una dilettazione troppo peccaminosa e inquieta, smarrito, elegiaco e insaziato, divenne, naturalmente, spontaneamente, non. già di pagano, cristiano, ma di cristiano, cattolico ; ossia riconciliato e idillico. Ma quel suo peccato di sentimentale concupiscenza, quella tristezza voluttuosa e angelica ci avevano rivelata una maniera di amare. Amant des prostltuées et des flan[cées claires mon coeur chante à. la lemme un [angelus aans «In ... Rémy de Gourmont, un po' prima del '900, lo aveva presentato come poeta bucolico, ne aveva sottolineato il realismo, la sincerità quasi sconcertante, la solitudine un po' esaltata tra grandi querce rugose ed olmi neri là ove i prati non sono rasi e tesi come stoffe di divano, ma ricchi di fieni, e la vita dei contadini dà un ritmo t rudo, povero e dolce al poema campagnUolo. Natura e sogno vi si allacciano con discrezione, in una ombra azzurra, con gesti armoniosi. Così Gourmont. E a quel tempo, tra il '90 e il '900, dovette essere una cara scoperta, questa, di un giovane romantico e decadente che senz'enfasi, con rugiadosa freschezza, cantava non l'eterna Erodiade, lussuosa e lasciva, ma le tristezze del villaggio, i bovi pazienti, i cari viandanti, e pregava perchè il giorno della sua morte fosse bello e puro, e pour alltr au parodie avec les ànes. Freschezza, un che di primitivo; eppure questo poeta che parve aprire una vena ingenua, nativa, una sorgente di giovinezza alla sensibilità del suo tempo, fu, anch'egli, uno di quegli artisti deliziosamente stanchi e un po' sfatti, che chiudono una epoca. La punta estrema del suo stile, quello struggimento verbale, le immagini sensuali e caste, erano lievito di uh desiderio infinito, inappagabile. L'infinito della sensazione. La sensazione, D'Annunzio o Pascoli, Proust o Gozzano, Maeterlinck o Jammes, la sensazione panica o spiritualistica fu, ed è sempre, l'ultimo frantumarsi e sperdersi di una cultura che ha compiuto il suo corso. Ma in quelle eleganze sensitive, nella civetteria un po' ingenua e un po' finta, nel naturalismo mistico e nell'intimità leziosa, appare a tratti una spaventosa chiaroveggenza. Per questo amammo Francis Jammes. V'era in lui, nella sua poesia dolcissima, caritatevole e pia, una ansietà, una inquietudine... Tra Ottocento e Novecento, al crepuscolo, prima del '14, anche la sua voce intonò il canto rotto e sommesso della nostra malinconia, anche la sua pagina fu un bagliore ultimo di civiltà. Poi vennero le guerre, e la distruzione. Francesco Bemardelli ■ ' 111 < fi m 1 i 111141111 r 11111111 j 11111111 r 111111 l 11111111

Luoghi citati: Martinica, Virginia