La morte di Ermete Zacconi

La morte di Ermete Zacconi La morte di Ermete Zacconi Viareggio, 14 ottobre. Nelle prime ore del pomeriggio è morto Ermete Zacconi. L'illustre attore aveva goduto fino a poco tempo fa ottima salute, ma alcuni giorni or sono sdrucciolò nella propria abitazione producendosi una lesione al femore destro, che per le complicazioni sopraggiunte lo trasse a morte. La salma è stasta esposta al pianterreno della sua villa, e le onoranze funebri avranno luogo sabato alle ore 15 nella chiesa di 8. Andrea. Con Ermete Zacconi scompare uno degli ultimi grandi attori ottocenteschi. Nella lunghissima vita egli ha fatto conoscere a molte generazioni, ha portato sino a noi 1 modi, 11 gusto, la tempra di un'arte scenica ch'ebbe nel secolo scorso incomparabile potenza, prestigio e fulgore. A quest'arte Zacconi fu fedele per anni ed anni con sicura disciplina, con costanza esemplare, con devo- zione commovente. Il suo fu un esercizio intiero e ininterrotto j di tutte le facoltà che fanno compiuto un attore; nell'arte egli si impegnò sempre a fondo, e la sentì non solo come virtù espressiva e nobile eloquenza, ma come moralità. Era popolarissimo, di immensa fa- nia. I pubblici ritornavano sempre a lui, plaudendo, con ammirazione affettuosa, e con lieto stupore per quella sfida al tempo ch'egli pareva rinnova-1 assunto in compagnia da Kma re ad ogni stagione. Venerando maestro, e amico di tutti, sino alla più tarda età vegeto e forte. Era nato a Montecchio di Reggio Emilia 11 14 settembre 1857. La sua giovinezza fu triste e faticosa, tra guitti, nella miseria e nell'oscurità. Edoardo Boutet ne ha fatto una narrazione curiosa e a forti tinte, descrivendolo povero comico giovanetto, che se ne andava di casolare in casolare, per capannoni e teatrucoli, recitando per sfamarsi; e strillava più di tutti sulle teste dure dei villani, ed era attore e fa-bisogno. Gli toccò recitare « a braccia », trovando, inventando battute, botte e risposte, gli .toccò fare il « tenorino » in qualche operetta. Nell'81 entra « primo attor giovine» con Dondini-Dominici; nel carnevale dell'85 è nuel, col quale rimane un blennio. L'assunzione avvenne così; essendosi ammalato a Emanuel [ li primo attor giovane, Zacconi è chiamato a sostituirlo. Ma I non ha corredo, non ha vestito I adatto; cerca un ripiego, e la sera si presenta in palcosceni- co infagottato in un vecchio stifelius, stinto e buffo. Emo.- nuel lo scorge da una quinta, e rabbrividisce. Ma Zacconi simette a recitare, si commuove, piange, Inveisce, ama con unaverità, con una voce così prò-rompente di passione, che quando esce di scena il pub-blico lo saluta con un applau-so interminabile. Dopo il blen-nio con Emanuel è per untriennio con Cesare Rossi; con Virginia Marini fino al 1894, anno in cui forma compagnia con Libero Pilotto. Alla morte di questi conduce compagnia da solo, e inizia la sua glorio- carriera di «primo attore sa assoluto», di capocomico, e diclamo anche di « mattatore ». Vengono le celebri interpretazioni; la memoria degli spettatori si popola per opera sua di figure stupende, di gran rilievo drammatico o comico; in certi personaggi egli è così immedesimato che nel ricordo non riusciamo più a 'distinguere il suo aspetto d'uomo e d'attore dall'immaginaria creatura scenica; Osvaldo e Zacconi, l'amico delle donne e Zacconi, il Car¬ dinaie Lambertinl e Zacconi, via via, tanti altri tipi e carat teri, veristici o poetici, appas- sionatl o ironici, e la sua per \ sona vigile accorta attenta, so no diventati una sola cosa, un po' leggendaria e cordialmente ' amata. Era prestante e pitto'resco, netto e lucido nel dise ■ gno e nell' intenzione teatrale, ;e magnificamente comunicatiivo, lepido o patetico, impres sionante o ameno, nel senti!mento umano, cui sempre si 1 ispirava come all'unica verità, l prima e ultima, come al moti|vo e allo scopo della rappre seriazione scenica. E' necessa rio ricordare? 71 Diavolo, Spet Ifri, Al telefono, Pane altrui, j Tristi amori, Il nemico del po j polo, Anime solitarie, Il nuovo j idolo, Morte civile, Werone, La " bisbetica domata, Il tessitore, Re Lear, La città morte, citiamo a caso, furono altrettanti successi, o trionfi. Furono soprattutto spettacoli segnati da uno stile inconfondibile e possente; l'impronta di Zacconi su ogni personaggio fu sempre straordinariamente visibile, virile e profonda. Al teatro italiano egli non diede soltanto una serie di scultorie figure, ma un'alta lezione di dignità di probità di perseveranza. Possiamo onorare in lui, con l'arte Insigne, con il geniale successo, un amore senza incertezze, fervido, austero, umanissimo.

Luoghi citati: Reggio Emilia, Viareggio