Scorciatoie

ScorciatoieScorciatoie H ministro del Tesoro ha rinnovato solennemente innanzi al Parlamento e al Paese la promessa, di non ricorrere più al torchio pei bisogni dello Stato. Purtroppo questo impegno è stato preso molte volte, e molte volte violato. Tuttavia vogliamo anche noi avere fiducia, sperare che questa sia la volta buona. Nè gli faremo soverchio carico se proprio all'indomani di altre affermazioni del genere, cioè nel mese di agosto, la circolazione è aumentata di due miliardi e duecento quarantacinque milioni. Accettiamo come un buon sintomo l'aumento di due miliardi paragonandolo agli aumenti da venti a trenta miliardi al mese. Ma perchè si possa avere fondata sicurezza nell'avvenire è assolutamente necessario che, abbandonata la via più facilmente controllabile e più sentita dal pubblico, cioè il torchio, non si scelgano scorciatoie che in fondo conducono ugualmente a quel punto che tutta l'Italia sana depreca. E' di oggi la terza emissione di obbligazioni a premi di 25 miliardi per l'elettrificazione delle ferrovie dello Stato e non è certo infondata là voce essere all'esame del governo l'opportunità d'autorizzare Tiri ad emettere obbligazioni in tutto, e per tutto parificate ai titoli dello Stato per un valóre complessivo di circa quaranta miliardi. Nel frattempo i buoni del Tesoro ordinari in circolazione a fine settembre sono saliti a seicentosei miliardi: nel mese di settembre l'aumento attivo, cioè la differenza fra rimborsi e nuove sottoscrizioni, è di ventitre miliardi, e nel trimestre luglio-settembre di settanta miliardi che gravano sul bilancio preventivo 1948-1949. Tralasciamo di considerare quali conseguenze ha ernesto accaparramento sull'economia nazionale, perchè esse sono state già ripetutamente ed autorevolmente illustrate. A quale fonte potranno ricorrere le industrie sane se lo Stato o direttamente o indirettamente assorbe una cosi cospicua entità del risparmio nazionale? Ma non è possibile non soffermarci sul fatto che questi aumenti di buoni del Tesoro e delle obbligazioni gravano sul bilancio dello Stato. Giacchè si può vedere subito come e di quanto aumentino i debiti di questo bilancio; ma non si vedranno quelli che gravano sull'I.R.L, e che in realtà sono pur essi debiti dello Stato, perchè se l'I.R.1. non paga pagherà lo Stato. Non è certo per questa via che l'I.R.1. si awierà verso una sana sistemazione. Si sarà fatta semplicemente l'operazione di trasportare una parte dei deficit dal bilancio dello Stato agli enti parastatali. Non ci pare che questa sia la via buona per riordinare la nostra sconquassata finanza. I debiti rimangono debiti anche se il pagamento ne è differito e anche se invece del padre è il figlio che li fa. Al capitale bisogna aggiungere gli interessi. Sono molti quelli che credono che l'I.R.I. colle proprie risorse potrà pagare gli interessi semestrali e rimborsare a suo tempo il capitale? Scorciatoie dunque, e senza dubbio soltanto scorciatoie. Pericolose, se si rifletta alla verità lapalissiana ma non da tutti intesa, che una moneta la si può perdere non solo con l'abuso del torchio ma anche coll'accrescimento costante e progressivo dei debiti. I nostri bravi vecchi finanzieri avrebbero ragione di dire: se non è zuppa è pan bagnato.

Persone citate: Giacchè

Luoghi citati: Italia