Autobiografie

Autobiografie IL LIBRO DEL GIOMNO Autobiografie Fino ad alcuni anni or sono i diari intimi e le autobiografie sembravano il prodotto più naturale, diremmo quasi inevitabile, del soggettivismo; erano cioè sfoghi dell'animo, confessioni, talvolta anche esaltazioni egotistiche, e l'autore si poneva deliberatamente, senza falsi pudori, al centro, se non dell'universo, almeno del mondo nel quale viveva. Oggi invece anche questo « genere » letterario segue la moda dei i tempi : la < nuova oggettività ». I diari si limitano a registrare 1 fatti, le autobiografie si dilettano di far quasi scomparire lo scrittore per dare il maggior risalto ai personaggi di sfondo. Cè Insomma, la tendenza a far da testimone, anche di se etesso, piuttosto che da attore; a lasciarsi vivere piuttosto che guardarsi rivere. Ma si sarà per questo più sinceri? Il grande psicologo Jung scrive: cQuanto più l'Io cerca di assicurarsi ogni possibile libertà, indipendenza e superiorità, tanto più cade nel la schiavitù del dato obiettivo ». (Cari Gustav Jung: Tipi psicologici - Ed. Astrolabio, Roma). Una riprova del fascino che esercitavano le autobiografie e i diari «soggettivi» è offerta dalla Anthologie du Journal intime, compilata da Maurice Chapelan (Ed. Laffont, Paris). Da Maine de Biran a Henri Beyle, da De Vigny a Delacrolx, da Eugenie e Maurice de Guérin ad Amici, fino a Marie Lenéru, noi assistiamo, leggendo queste pagine, ad una lotta appassionata di uomini e donne di sensibilità e di ingegno superiori per vincere dentro loro stessi il male, per determinarsi, per capirsi. E giustamente il compilatore dedica la raccolta a tutti coloro che ancora credono « nella libertà della Persona, nei bisogni infiniti del Cuore, e nella trascendenza dello Spirito». n metodo «oggettivo», invece, può essere esemplificato nell'ultimo libro di Maurice Maeterlinck: Bulles Blcues <Editions du Rocher, Princip. di Monaco). Il vecchio scrittore racconta la propria infanzia in una successione di quadretti, bozzetti, ritrattini, con l'aria ; di divertirsi e di indulgere a tutto quanto è stato: sol perchè è passato. Ma ogni tratto è reso esteriore, appena sfiorato nel suo prodursi, non mai approfondito. Lo stesso antore avverte di aver cercato soltanto di essere sincero e spoglio di ornamenti inventati. Ma qui dovremmo affrontare un grosso problema: l'arte ha diritto di essere soltanto sincera? In. un'opera letteraria I fatti, per i loro stessi, non significano mal¬ la se non vengono poeticamente rielaborati. La sincerità a tutti i costi è verità allo stato greggio. Che Maeterlinck da ragazzo abbia fatto questa scappatella, abbia avuto quell'amoruccio, a noi non importa nulla: tatti 1 ragazzi sono passati per simili esperienze. Ci importa sapere come il poeta ha reagito a quei fatti, come ha sofferto, con quale animo oggi li ripensa. L'avarizia di sè, che dovrebbe essere una virtù, alla fine diventa una col pa. Montaigne, nella sua prodigalità, fieramente . --risse: « Qui s'armerà, si me xuive». DI assai maggiore Interesse sono- le memorie che va pubblicando un ottimo scrittore francese. Marcel Jouhandeau. E' uscito da poco il primo volume: Le linjre de man pire et de ma mère (Ed. Gallimard, Parie); Anche qui l'autore racconta la propria infanzia, trascorsa presso II padre macellaio: il più nobile e superbo au ccllaio di' Francia. Il figlio ne parla come di un eroe, di un genio, e lo glorifica. Il tono è sempre rialzato dalla fantasia, il « soggetto » viene spostato al presente: è Io scrittore di oggi che vede il ragazzo di ieri, e perciò non cerca di esprimersi come un ragazzo (cioè con una falsa puerilità, slmile al falso primitivismo di certi pittori), bensì come uomo esperto della vita e dell'arte, E, tutto sommato, c'è più sincerità in questa leggera sopraffazione temporale che nel metodo usato da Maeterlinck. TI libro risulta scritto magistralmente, e conferma che, nell'attuale incertezza letteraria francese, Jouhandeau è deipochissimi che tengano fede all'arte; e che, perciò, si salverà. G. B. Angioletti

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