Partenza perla Terra del Fuoco di seicento emigranti Italiani
Partenza perla Terra del Fuoco di seicento emigranti Italiani Partenza perla Terra del Fuoco di seicento emigranti Italiani Portano con sè tutta una piccola città smontata e imballata pezzo per pezzo - Tre paesi friulani risorti dalla guerra hanno brindato ai partenti Genova, 27 settembre. Seicento emigranti italiani sono partiti ieri da Ponte dei Mille, a bordo della motonave Genova: che — dopo una traversata di 28 giorni, con scalo a Las Palmas e a Montevideo — li sbarcherà nella zona argentina della Terra del Fuoco, a Ushuaia. Nel vecchio linguaggio degli indigeni fuegiani, Ushuaia significa Baia Tranquilla: nome augurale che, coi tempi che corrono, acquista tutta la seduzione di un favoloso miraggio. Ma non c'erano soltanto gli emigranti, a bordo. della Genova. C'era, nelle sue stive, tutta una piccola città, accuratamente smontata e imballata pezzo per pezzo: case prefabbricate, macchine, strumenti di lavoro, interi impianti industriali. Ushuaia è già, per conto suo, una fiorente cittadina di quasi ottomila abitanti, con scuole, negozi, cinema, un ospedale modernissimo, e un campo d'aviazione, linea aerea quotidiana con Buenos Ayres. A poca distanza da essa, i nostri emigranti creeranno una nuova città italiana, un nuovo centro di vita, di lavoro, di sfruttamento industriale delle risorse locali. Il clima è buono: da un massimo di 22 gradi a un minimo (eccezionale) di 6 sotto zero. Grandi allevamenti di pecore e soprattutto molto legname, finora pressoché inutilizzato: per questo, i primi impianti che sorgeranno saranno destinati alla fabbricazione di compensati e di pasta di cellulosa. Ma poco più in là ci sono ticchi giacimenti di carbone: e dal suolo si affaccia il petrolio. Non si tratta, in altre parole, di colonizzare la Terra del Fuoco. (Bisognava vedere, ieri mattina, i rappresentanti ar¬ gentini, offesi e indignati perchè un giornale genovese aveva parlato della Terra del Fuoco in termini piuttosto salgariani, con indiani selvaggi vestiti di pelli e con le penne in capo). Si tratta, semplicemente,, di metterne in valore le risorse, di impiantare un più organico sfruttamento industriale. Tutto questo rientra nel programma del governo di Buenos Ayres: prendiamo atto con soddisfazione che, per realizzarlo, esso sia ricorso al lavoro, all'industria e all'organizzazione italiana. Da parte italiana, l'iniziativa e l'organizzazione fanno capo a un impresario bolognese, Carlo Borsari: anche per questo, la nuova città italiana che sorgerà laggiù si chiamerà probabilmente « Bononia ». Per Reclutare questo primo corpo di spedizione, tecnici, maestranze, operai specializzati, sono occorsi alcuni mesi di lavoro, visite, esami, controlli italiani è argentini. Già è in preparazione, per i primi mesi dell'anno venturo,' una seconda spedizione: e altri scaglioni sono previsti a scadenze ravvicinate. Quasi tutti partono con moglie e figli, o si preparano a chiamarli al più presto presso di sè. Viaggio • completamente gratuito, per tutti; e, laggiù, fin dal. primo giorno, assistenza completa, oltre ai salari stabiliti dalla legislazione argentina. Non più, dunque, l'emigrazione del passaporto rosso, la carne e il lavoro italiano buttati allo sbaraglio : ma un esempio di intelligente collaborazione fra 1 popoh L'ambasciatore • argentino, Gimenez O' Campo, ha voluto essere presente a Genova -jtr portare ai partenti il saluto e l'augurio della terra amica che si prepara ad accoglierli: Il rettore del Santuario della Guardia ha mandato in dono una copia della miracolosa immagine, che li accompagnerà nella nuova vita e addolcirà le nostalgie -della patria lontana. , Fra i partenti non si parlava di politica, di guerra: certe cose si dimenticano, quando si parte per la Baia Tranquilla. Bolognesi e friulani in prevalenza, ma non mancavano i rappresentanti di altre regioni: e nemmeno gli stranieri, un austriaco, un ungherese, tre tedeschi. Il passeggero più giovane (24 giorni di età) era il figlio del medico della spedizione, il dottore Henninger, austriaco: che durante la guerra fu prigioniero dei partigiani, divenne loro amico, sposò una udinese, rimase in Italia, ora parte con loro. Un numeroso gruppo proveniva da tre paesini dei dintorni di Udine: Faedis, Nimis, e Attimis. Tutti e tre questi paesi, nel '44, furono occupati dai partigiani: poi vennero i tedeschi, e li bruciarono completamente, tutti e tre. Ora i paesani di lassù se li sono rifatti, casa per casa. E domenica scorsa, a Nimis, Attimis e Faedis, c'erano grandi festeggiamenti per solennizzare la ricostruzione ultimata. 26 settembre: era il quarto anniversario della distruzione, era giusto che in quello stesso giorno si festeggiasse la risurrezione. E grandi bevute, certo, in tutti e tre i paesi, alla salute dei fratelli che proprio in quel momento partivano da Genova per la punta estrema dell'America. Avevano finito di rifarsi la vecchia casa fra i monti: potevano partire, ora, per andare a farsene un'altra di là dal mare. a. m.
Persone citate: Carlo Borsari, Gimenez
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