Il bacio a San Gennaro

Il bacio a San Gennaro Il bacio a San Gennaro Anche quest'onno il sangue s'è sciolto e la teca è stata avvicinata alle labbra dei fedeli: prima il sindaco poi un senatore e la signora Sceiba Napoli, 21 settembre. Una donna vestita di nero, appoggiata 1 gomiti alla balaustra della cappella del tesoro, alle nove e ventisette minuti gridò forte : « Comincia a scendere da un lato! i. Aveva visto col canocchiale che il sangue dell' ampolla grande contenuta nella teca scivolava lentamente sulla breve parete curva. Il sangue era ancora molto compatto, di colore molto oscuro, ma il segno prodigioso era già indubbio. Allora i primi retrostanti alzarono la voce: « Vegliamo vedere pure noi! » ed alle loro spalle le donne in coro cominciarono a gridare cadenzando le sillabe: «Ohe, ohe, Maria — Ohe, ohe, Maria > e tutta la cappella presto fu piena di un urlo di trionfo: «Ooh, ooh, è fatto! E' fatto! ». E finalmente venne l'applauso che scrosciava a San Gennaro, ed altre grida: « Viva, viva! ». Con ventisette minuti di preghiere alla Trinità perchè concedesse al patrono di Napoli di dare un altro segno di benevolenza ai suol fedeli la grazia dunque era stata impetrata. Il sindaco, Domenico Moscati, alle nove precise aveva accompagnato sull'altare della cappella del tesoro l'abate duca Cattaneo di San Nicandro. Alla sinistra dell'abate, il vicepresidente della deputazione del tesoro, duca di Schiavi, aveva al braccio la sacchetta di damasco contenente le chiavi, d'argento, grosse, cesellate. Il busto del santo mitrato era alla destra dell'altare, lo avevano coperto dei paramenti festivi e di alcuni gioielli. L'abate alzò la teca, la mostrò al diacono; il diacono annunciò con voce forte: «Il prodigioso sangue è duro». Nella cappella le preghiere, prima sommesse, si alzarono di tono, diventarono canto. Sull'altare, i pochissimi privilegiati ginocchioni furono ammessi a contemplare da vicino le ampolle. Nella più grande, una massa scura e solida, aderente alla curva «ci vetro; l'abate capovolge la teca, fa osservare che il magma non discende, non cola. Nella ampolla più piccola, il sangue è poco ed e disposto come in forme di nervature, di striature nere, e pochi grumi sono addensati in fondo. L'abate dice al senatore Boggiano Pico: « Senatore, osservi bene anche il colore, perchè è importante. Dopo lo vedrà rosso ». Il senatore vorrebbe baciare la teca, l'abate la ritira rapidamente : « Bacerà dopo, dopo il miracolo », Anche la signora Sceiba tende il collo a vedere. SI inginocchia al suo lato monsignor Acquistapace di Propaganda Fide, quindi il gentiluomo del cardinale Ascalesi. Ma l'arcivescovo non c'è perchè non ha giurisdizione sulla cappella del tesoro. Verrà più tardi con il corteo dal suo palazzo adiacente al battistero, traverserà la chiesa in pompa, incontrerà la processione delle reliquie uscite dalla cappella, le avrà in consegna,' le porrà sull'altare maggiore all' adorazione del popolo. Tutti i parroci di Napoli verranno a fargli atto di sottomissione, giungerà la notizia che a Pozzuoli, nello stesso momento in cui si è sciolto il sangue a Napoli, si è arrossata la pietra dove Gennaro fu decapitato milleseicentoquarant'annl fa. Da allora il sangue suo si è sciolto più di tremila volte, essendo state poche le ricorrenze in cui la Trinità gli ha negato di concedere la sua grazia benevola al fedeli. L'abate tiene ritta la teca, la dispone orizzontale, la capovolge, la riaddrlzza. Cosi traccia nell'aria lenti segni di croce. Il diacono Illumina la teca con una candeletta perchè il popolo veda. Passano cinque minuti, l'iniziativa delle preghiere passa ai sacerdoti sull'altare. Il diacono co mincia le litanie alla Vergine, poi quelle al cuore di Gesù, e finalmente il Miserere. Il gesto dell'abate è diventato ora più cauto; anche il sindaco si è accorto di qual cosa, il duca di Schiavi si fa attentissimo- ecco, «l sta sciogliendo. F a tra le grida di allegr almente la te¬ ca è av . .<t al bacio dei fedeli: p tocca prima al sin daco che è presidente della deputazione del tesoro di San Gennaro, e toccherebbe pdi al duca di Schiavi che è vicepresidente; ma 11 sindaco si sbaglia ed accenna all'abate di offrir la teca al senatore boggiano Pico, costui la bacia, gli è deposta per un attimo sulla fronte, e poi offerta a un altro bacio, poi deposta sul cuore e finalmente a un terzo bacio. Il duca di Schiavi si irrita per il violato privilegio, e dice a mezza vo ce la sua protesta: « Voi lo sapete bene che spetta s me!», Ma il sindaco è confuso, ha visto anche la signora Sceiba e la mostra all'abate: «C'è la signora, la signora ». A mani giunte la signora protende il volto, ma nel passaggio della teca per il bacio ritrae le'labbra, che non lascino tracce di rossetto sul sacro vetro : « Avanti gli altri, avanti gli altri lascino il posto quelli che hanno visto e hanno baciato». Monsignor De Simone dalla pedana del santo tuona al popolo: «Vogliamo dire una parola di ringraziamento al nostro santo, concittadini di San Gennaro, e facciamogli una promessa di combattere per la fede, per conservarla alta e indimlnuita, ora che il miasma dell'incredulità penetra anche nelle masse, alta la nostra fede nella battaglia per Cristo vittorioso, concittadini di San Gennaro e bando allo scostume, bando alla mancanza di pace, evviva sempre San Gennaro! ». «Evviva! » grida 11 popolo applaudendo, e le donne si mettono a cantare: «Viva viva San Gennaro — San Gennaro doppo Gesù — San Gennaro dà la fede — San Gennaro, a chi non crede — San Gennaro è lu padrone — Viva viva Sant'Antuone — San Gennaro è gloriose — Viva Gesù, viva Maria — e la Santissima Tri nità... ». Ora la teca va per la Cappella, al bacio delle parenti del santissimo patrono. Discendono attraverso generazioni di sedici secoli dalla nutrice En sebla che raccolse il sangue del martire, ed altre dai compagni di Gennaro, Festo, .Taciuto, e dai parenti veri di Gennaro, la gens Januaria. Sono giovani e vecchie, bambine, monache di casa che piangono, che ridono, che si battono il petto gridando: « Sii! » a testimonianza che il miracolo si è fatto, il sangue è diventato fluido e mobile nell'ampolla maggiore, e grumi e striature nell'ampolla piccola sono rossi scarlatti come 1 globuli del sangue vivo, e lo gridano indietro alla folla che è in chiesa limitata dal cancello, contenuta dalle guardie e dal carabinieri: «Eh si, eh ri, evviva San Gennaro! ». Poi viene il cardinale in prò cessione come si è detto, tutto il popolo adora, e fuori della chiesa scoppiano bombe e mortaretti, i venditori di ^tatuine offrono busti di San Gennaro rossi e dorati a dieci lire, «Comperatene due che sono benedetti », arriva la notizia che la pietra di Pozzuoli si è arrossata, anche quest'anno San Gennaro e gli altri santi compatroni di Napoli, più di cinquanta, hanno intercesso validamente a favore di Napoli presso la Santa Trinità, la città sarà salva dalla guerra, dai flagelli, dai terremoti • dalla peste. «• v, F

Persone citate: Acquistapace, Boggiano Pico, Cattaneo, De Simone, Domenico Moscati, Gesù, Maria ? Ohe, Miserere

Luoghi citati: Napoli, Pozzuoli, San Nicandro, Trinità