Suicidi del dopoguerra di Francesco Argenta

Suicidi del dopoguerra Suicidi del dopoguerra Si susseguono in lunga teoria, ma la media normale non tocca i vertici dell'anteguerra - E il dramma ha sempre la stessa genesi: un intimo affanno che solo raramente è sollecitato dall'esterno Lievi variazioni in aumento nel numero dei suicidi si sono avute nei primi mesi di quest'anno rispetto al corrispondente periodo dell'anno passato (nel corso del primo trimestre i suicidi sono passati da 24 a 28 o Roma, da 28 a 30 a Milano, da 14 a 28 a Torino, da 8 a 12 a Bologna, da 3 a 8 a Genova...) ma ad onta di questi sbalzi, il movimento globale si è mantenuto e si mantiene al di sotto delle medie prebelliche. Nelle 25 città con popolazione superiore ai centomila abitanti, la media annua dei suicidi che è risultata di 850 nel '36-38, è stata di 409 nel '45, di 548 nel '46, di 593 nel '47. Secca smentita / dati parziali che si possiedono per l'anno in corso fanno ritenere che il rapporto fra gli anni post-bellici e quelli pre-bellici sarà mantenuto, anche se dalle medie relative ai centri maggiori si passa, in valori assoluti, alla entità che il fenomeno presenta nell'ambito del territorio . dell'intera nazione. Si erano avuti 3399 suicidi nel •36, 3289 nel '37, 3159 nel '38; se ne sono avuti 2428 nell'anno decorso, meno di quanti se ne registravano trenta anni fa, con una popolazione notevolmente inferiore.' Chi grida " oggi allo scandalo e lamenta l'efficacia diseducativa della pubblicità che viene data attualmente ai suicidi ed evoca, con nostalgia e rimpianto, la disposizione fascista che imponeva il silenzio intorno all'avventura di chi si dava volontariamente la morte, trova nella realta offerta dalle cifre un'inattesa e cruda smentita. La farisaica disposizione fascista non tratteneva dalla corsa alla morte, ma, ammantando di silenzio il tragico gesto, finiva per ovattare le difficoltà che potevano frapparsi al compimento di tanta follia. Chi voleva evadere dalla vita, sapeva a priori che lo scandalo avrebbe avuto proporzioni insignificanti, sarebbe stato ristretto alla cerchia degli Intimi e Za certezza che i clamori non l'avrebbero inseguito oltretomba, gli infondeva coraggio, lo incitava a superare esitanze e timori, perchè nel silenziio « obbligato » che avrebbe accompagnato la sua fine egli vedeva come attutite e temperate le conseguenze del suo gesto, soffocate e annullate le ripercussioni fatali da cui la sua figura ed il suo ricordo rischiavano di essere travolti. ■ Del resto, il suicidio per mimetismo è più raro di quel che si crede e se l'esempio dato dal suicida ha una efficacia o una validità, questa si manifesta non già nell'insorgere dell'idea o del proposito suicida, ma nella scelta delle modalità onde l'insano proposito può trovare esecuzione. Si fa gran parlare oggi a Torino del bivio Fossato, al Km 7 della linea di Milano, i.Jve si è tragicamente avvicendata, in attesa della morte, una teoria di suicidi, ma è una mera accidentalità, cotesta, nel drammatico dipanarsi della manìa suicida. 71 sapere che in quel luogo altri si è suicidato, ha trovato la morte senza ostacoli e sènza difficoltà, può agire come una suggestione: ma è una suggestione che entra in azione allorchè l'idea della morte si è già insediata nell'animo del suicida, che si sovrappone a questa idea, la sorregge e la rinvigorisce, ne prospetta in luce di possibilità, il modo di realizzarla. Massarotti ricorda di ottantotto ó-lcldl verificatisi da un muragliene del Pincio; Durkhelim narra di quindici Invalidi di Francia impiccatisi allo stesso chiodo; Aubry di cinque donne uccisesi allo stesso tavolo di caffè. Un'idea ossessiva Una tristezza senza fine, d'accordo: una sequenza che impressiona e fa abbrividire. Ma l'idea suicida è anteriore alla scelta del modo di realizzarla e allorchè si è ossessivamente insediata nell'animo del soggetto non c'è forza morale che valga a paralizzarla, non c'è intervento che riesca a frustrarla. Beekmann ha illustrato un caso che assurge piti che al valore di un caso clinico alla perentorietà spietata di una legge. Un olandese trasferitosi a Sumatra vi esercita con fortuna il commercio e la sua esistenza trascorre, in apparenza, placida e felice. Ma su di lui incombe una tara e, fra la stupefazione di tutti egli arriva al suicidio. E' un essere bizzarro e stravagante: quando interviene ai balli, vi compare in un domino nero su cui é. ricamata, all'altezza del cuore, una mano rossa. Tutti sorridono di queste sue stravaganze, ben lontani dall'intrawedere o dal sospettare il dramma che matura nell'allegro soggetto. Ed ecco, un giorno il giovane commerciante si spara un colpo di rivoltella al capo: il proiettile penetra nella cavità cranica ma senza conseguenze letali: senza attendere ohe insorgano complicazioni, secondo l'Ipotesi formulata dai medici, egli da di mano ad un pugnale e se lo conficca nel torace, all'altezza del cuore: ma la lama scorre senza ferire il cuore: fallito anche questo secondo tentativo, si vibra, con la stessa arma, alcuni colpi al collo, senza, tuttavia, riuscire a recidere i grossi vasi: dissanguato, tenta di tagliarsi i vasi ed i tendini dei polsi, ma si Inceppa e non riesce a darsi la morte; ingoia, allora, una certa quantità di tintura di joìio mescolata a wlski, e, colto da atroci dolori, Intende prossima la morte e invoca soccorso. I medici fanno il miracolo di salvarlo e le autorità decidono, infine di rimpatriarlo. Ma l'idea ossessiva della morte lo riprende dopo la tragica avventura e nel viaggio di rimpatrio, chiuso in cabina, dà mano, una notte, al rasoio e si recide i vasi del collo. Riesce a darsi la morte, stavolta, e sul suo letto lo ritrovano cadavere, con nell'esangue viso un'espressione /elice. Questo ed altri casi segnalati dai medico-legali sembrano offrire un'irrefutabile convalida alla tesi recentemente esposta dai psicoanalisti e secondo cui il suicidio rappresenta un atto regressivo che costituisce l'estrema soluzione di una malattia vera e propria e su cui le condizioni esterne di vita agiscono soltanto da sollecitatore della conclusione. In altre parole, nel contrasto fra individuo e ambiente la preponderanza determinante è Insita nell'individuo, come manifestazione di una particolare fase di uno stato psicopatico: il fattore ambientale e sociale è una concausa di natura accessoria, mai prevalente. A Firenze, recentemente, una giovane coppia ha tentato di darsi la morte, spinta, si die i, dalla miseria. E l'indigenza, in effetto, aveva una parte determinante nella genesi del folle gesto, ma su questo fattore, prevaleva la natura plumbea e caliginosa di lui, Renato Beo..., un giovane di 30 anni, a sfondo tenacemente melanconico, con una visione oscura della vita, costituente per lui un peso insopportabile. Tre giorni dopo le nozze Si erano fidanzati, i due, durante gli anni della guerra. Tornato Azi dalle armi, lei, Luciana De..,, ventenne, aveva insistito perchè si addivenisse alle nozze. Lui si era schermito, accampando la situazione in cui si trovava, privo di me:.zi e senza lavoro. Ma le insistenze della ra¬ millili 111 r r 1111 ■ 11j11:111 i 1111111 r 1111111111 [ r 111 [ 1 gazza avevano finito per vincere le sue riluttanze. Ed ecco, dopo tre giorni di matrimonio, il dramma. Vivevano nello squallore d'una camera ammobiliata e la padrona li trovò una mattina in un lago di sangue: con una lama da rasoio, lui aveva reciso a lei le vene dei polsi, poi aveva fatto altrettanto a se stesso. Furono salvati. Ln miseria, si, doveva essere lu determinante del dramma. Ma la determinazione reale apparve subito al prof. Gilli, del locale istituto di medicina legale, allorchè diede corso alle indagini intorno al dramma. Renato Sco... aveva bramato sempre voluttuosamente la morte: se non l'aveva cercata prima, era solo per il timore fisico che il sopravvenire dell'ai di là gli infondeva: quando potè convincere l'amata a seguirlo, ruppe gli indugi, attuò il tentativo. E la ragazza, colla quale, dopo le nozze, egli aveva vissuto tre giorni, in una luna di miele fuligginosa, dominata dall'idea ossessiva della morte (il matrimonio, accertarono i medici, non fu consumato) coronò la confessione di lui con questa stupefacente risposta a chi voleva accertare se sentisse ancora attrazione verso il marito: — Più di prima. Sarebbe stato cosi bello morire insieme... .Sfa già, lei non può capire cosa si prova in quel momento... Francesco Argenta

Persone citate: Aubry, Fossato, Gilli, Luciana De, Massarotti, Pincio, Renato Beo, Renato Sco

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Francia, Genova, Milano, Roma, Torino