Difficoltà di una unione

Difficoltà di una unione Difficoltà di una unione Bisogna essere grati aliai lCamera di Commercio di Torino per aver bene organizzato il congresso delle Camere di Commercio italiane e francesi per lo studio dell'Unione doganale fra i due Paesi. Si è abbozzato un sentiero sul cui tracciato la Commissione mista, presieduta dai sen. Bertone, nella sua prossima riunione a Roma, il 9 settembre, dovrà iniziare la costruzione di un'ampia strada purtroppo assai difficile. Italia e Francia mirano a fare il primo esperimento di una unione doganale com'è prevista dal piano Marshall per tutti i paesi dell' Europa occidentale. Il problema è molto grosso. I due paesi latini, fino al tempo della guerra di tariffe (1881-85), avevano economie complementari, sì che l'Italia collocava in Francia il 41 % delle sue esportazioni e ritirava il 23 % delle importazioni; ma, a forza di protezionismi e di autarchie, tali cifre erano scese, nel 1938, al 3,1 ed al 2,2 %. Fare una unione doganale vuol dire ricreare la complementarità, ossia unificare le condizioni economiche generali in cui funzionano le imprese, in modo da permettere lo sviluppo di quelle produzioni che sono naturali per i due paesi e che hanno costi comparati tali da permettere favorevoli scambi con recipro co vantaggio dei contraenti Ora, se è perfettamente vero che è proprio sui costi e non sull'attuale scarsa coni' plementarità che si devono basare i nostri futuri scambi internaziodali, non è meno vero che, per giungere al le produzioni naturali di ciascuno dei due paesi, occorre far morire varie industrie, disinvestire capitali, spostare manodopera, distruggere ricchezza, occorre vincere la « vischiosità » di situazioni . .■■risii''izzate da più di mezze secolo che richiedono sacrifici profondi, poco graditi a chi li deve subire. E necessaria, insomma, una grande buona volontà. Vi è ad esempio un setto' re in cui Italia e Francia sono, oggi, perfettamente complementari: noi possiamo dare lavoro, i francesi ci possono dare capitali. La nostra mano d'opera è sempre eccedente e, in Francia, il risparmio attuale supera quello prebellico. Esso tro va e troverà, per ora, inv& stimento nel finanziamento del piano economico, ma, ad un certo momento, per effetto degli aiuti dell'E.R.P. (1.130.800.0000 dollari nel primo esercizio, contro 703.600.000 all'Italia) vi saranno parecchi capitali disponibili. Basta dare uno sguardo all'andamento dei saggi di investimento in Francia, per vedere subito che il risparmio francese avrebbe l'interesse di venire in Italia. Su questo punto francesi non hanno dimostrato buona volontà in quanto non risulta accolta la nostra proposta di un libero trasferimento di capitali, non forse tanto per l'instabilità dei cambi e delle mo nete, quanto per la preoccupazione di una rarefazione di capitali in Francia e di un conseguente rialzo del loro tasso di interesse. Nella mozione conclusiva, infatti, non è toccato questo punto che sarebbe stato il più importante e il più vitale. Per rendere attuabile la Unione doganale, occorre, come si disse, preparare un ambiente economico quanto più i possibile uniforme, togliere impacci e burocratizzazioni, aprire e spianare le vie di scambio; ì vantaggi che se ne aspettano- sono 1' allargamento dei mercati, la riduzione dei costi, date le previste più ampie produzioni in serie e le specializzazioni, le più larghe possibilità di scambi con altri paesi e, di conseguenza, un miglioramento del tenore di vita dei due popoli. Tutto il grande meccanismo dovrebbe funzionare in regime di libertà e non di pianificazione, libertà che non esclude interventi regolatori da Sarte degli stati nei difficimomenti di transizione. La mozione conclusiva, approvata dal congresso, indica le vie da battere, in un primo tempo, per uniformare l'ambiente economico dei due Stati. Tra i provvedimenti più importanti e più urgenti vi sarebbero: 1) l'armonizzazione delle legislazioni fiscali per rendere pari l'incidenza delle imposte nei due paesi, si che ciascuna impresa debba sopportare oneri uguali a quelli delle imprese dell'altra nazione; 2) lo stesso pei la legislazione sociale che molto incide oggi sui costi di produzione e che va coordinata anche nel senso che i versamenti fatti dall' operaio al- cppdf—sterbcpcnrecnbddcgutgtiqttsfrget l'estero gli siano computati, come se fossero fatti nel proprio paese; 3) il coordinamento della politica monetaria e del credito (non è indicato — nè forse era possibile indicare — il modo) ; 4) le facilitazioni negli scambi, accrescendo i contingenti di importazione ed esportazione e preparando la ripresa di un regime di scambi liberi; abrogando la procedura delle licenze per un più grande numero di merci, senza attendere l'abolizione dei contingenti; migliorando gli accordi di clearing ed ammettendo quelli di reciprocità, utili finché ci sono squilibri di prezzi e instabilità monetaria; ammettendo, nel regime degli accordi di reciprocità, anche merci il cui scambio non sia soggetto ad autorizzazione. Tra i provvedimenti meno urgenti, vanno elencati: 1) il migliore regolamento dell'emigrazione, incoraggiando la conclusione di contratti nominativi diretti tra imprenditori ed operai, nel quadro dei contratti collettivi e con garanzia di trattamento pari tra operai stranieri e nazionali; 2) lo scambio di elettricità e il coordinamento dei servizi comuni in zona di con fine; 3) le facilitazioni al turismo, largheggiando maggiormente nelle divise, abolendo i visti sui passaporti, eccetera; 4) il miglioramento delle comunicazioni ferroviarie e l'unificazione delle tariffe postali La mozione non parla del coordinamento dei porti, nè, purtroppo, della libera circoazione dei capitali. Dall'accordo con la Frantela si aspettano guai per la produzione vinicola, di legu mi, di frutta, di zucchero, di alcool; vantaggi per il riso, le conserve, certi tipi di agrumi, formaggi, canapa, seta, zolfo, piriti e vantaggi per le esportazioni francesi di ferro, ghisa, acciaio, minerali fosfatici e potassici. Il Piemonte e Torino, poi, dovrebbero essere particolarmente beneficati per la loro posizione geografica. Ma, ripetiamo, ci vuole tanta buona volontà, occorrono tanti sacrifici e'questo non lo devono dimenticare nè i francesi, nè gli italiani. Diego de Castro

Persone citate: Diego De Castro