La battaglia sindacale

La battaglia sindacale La battaglia sindacale Caute parole di Di Vittorio e dure affermazioni di Bitossi - Verso lo sciopero totale dei lavoratori agricoli? - La Confida irremovibile nel voler trattare anche con la D.C, Roma, 23 agosto. La battaglia del braccianti agricoli si delinea sempre più conia ja battaglia della Confederazione del Lavoro contro gli scissionisti per la difesa della propria esclusività nei rapporti coi datori di lavo, ro. Di Vittorio e Bitossi si sono divise le parti, e mentre l'uno conduce la lotta sul piano strategico, l'altro agisce sul plano tattico dell'assoluta intransigenza. «Non vogliamo violenze» Di Vittorie ha parlato Ieri in due località della Toscana. I suoi discorsi sohff'Stati 'un esempio di' pacatezza e le sue deplorazioni per. la brutalità usati a Taranto contro un sindacalista democrl jtiano si sono concluse nel caldo appello perchè i lavoratori possano libe ramente manifestare la loro opinione nei confronti dei dirigenti sindacali «senza alcun ricorso alla violenza». «Noi non siamo per il monopolio- sindacale — egli ha dettò ancora — ma per la libertà di organiz- iiiiiiiiijiiiiiiiriiritJiii^iiMiiiiiiirMiriiiiiitiiiiiis zazlone dei sindacalismo stesso». Cerne per un tacito accordo, l'on. Longo, su un quotidiano comunista del mattino, ha tenuto anche lui a precisare che il partito comunista non ha alcuna velleità di servirsi delle organizzazioni sindacati per scopi politici, nè è colpa dei dirigenti comunisti se le loro proposte sono sempre le più sagge e vengono accettate dalla maggioranza dei lavoratori italiani. In contrasto col tono mellifluo del segretario responsabile della C.G.I.L., l'on. Bitossi, che da Roma guida l'offensiva dei braccianti, sta applicando la maniera forte. In una lotterà diretti." quésta' sera al dirigenti degli agricoltori chiede perentoriamente che le t~ tative per il nuovo contratti a lavoro abbiano inizio il giorr 27, con assoluta esclusici della corrente sindacale cristiana. Dalla lunga polemica svoltasi nei giorni scorsi nessun segno di compromesso è sorto a rompere il vicolo cieco in cui pare si siano cacciati i due contendenti. L'art. 39 della Costituzione, quello che sancisce la libertà di organizzazione sindacale, è stato rapidamente scavalcato dai causidici comunisti, secondo i quali un'organizzazione che non si sia ancora costituita attraverso degli atti di congresso non può considerarsi esistente. Essi aggiungono inoltre un argomento di fatto: che nello sciopero dimostrativo del 21 corrente tutti i lavoratori agricoli si sono dimostrati solidali con la Confederazione unitaria, e la corrente cristiana non rappresenterebbe quindi nelle trattative che le vedute personali dei dirigenti scissionisti. A slmili affermazióni questi controbattono invece sul piano teorico che l'art. 39 della Costituzione è soltanto una indicazione di principio perchè, in mancanza di una legge che applichi quell'articolo costituzionale, anche la C.G.I.L., in fondo, non ha una esistenza giuridica effettiva. Posizione netta La lettera della Confederterra precisa con molta chiarezza le sue richieste: raddoppio degli assegni familiari e aumento dell' indennità di disoccupazione, per'le quali dovrà trattare la Confida; organica soluzione del collocamento della mano d'opera e miglioramento fondiario, di cui dovrà occuparsi invece il governo. La risposta della Confida non lascia dubbi. I dirigenti degli agricoltori non hanno alcuna intenzione di rivedere le proprie posizioni, ed eviteranno quindi ogni contatto a cui 1 sindacalisti cristiani non partecipino sullo stesso piano di quelli, socialcomunisti. Si tratta di una questione di princi- pio ormai, alla quale 1 democristiani non possono più abdicare, perchè qualsiasi concessione fatta su tale terreno ai comunisti metterebbe in dubbio la loro esistenza come nuova organizzazioni sindacale. Nella sua semplice chiarezza la situazione non offre possibilità di sviluppi. Stasera l'on. Bitossi non escludeva che si potesse giungere ad uno sciopero vero e totale dei lavoratori agricoli qualora la Confida non cessasse di appoggiare i sindacalisti cristiani. « E' stato fatto in passato e non avremo difficoltà a rifarlo », egli ci ha detto. Il problema sindacale pare sia <*!v.»ntato 11 «serpente di manei- la morta.zona di fer.ra.• . Se ne stanno occupando j- xno i socialisti del P.S.L.I. e Simoninl, segretario del parV i. ha chiarito ieri la posizio- - . .Ila minoranza rimasta nella C.G.I.L. : « Noi non siamo disposti a restare per fare da lustrascarpe ». Anche i liberali, pur non possedendo legami molto intimi con le masse lavoratrici hanno voluto esprimere 11 proprio giudizio, che non simpatizza con l'eventuale crea¬ zione di una confederazione « bianca », ma preferirebbe una organizzazione apartitica libera dalle invadenze comuniste. Controaccuse di Longo Benché tutti protesi sugli spalti della battaglia sindacale, 1 comunisti devono distaccare alcuni' difensori per la lotta contro il governo e contro l'uni fleazione socialista. L'intervista dell'on. Longo — a cui abbiamo accennato — pur senza portare nuovi argomenti polemici, ribadisce con nuova lena le accuse contro i sistemi della propaganda governativa che copre di mistero l'attività del partito comunista e crea leggende romanzesche sulla « epurazione » in corso tra i suol militanti: proprio come l'on. Secchia si era regolato sufi' Unità contro 1 redattori del Popolo che vanno insinuando l'insonne attività del comunisti in vista della « rivoluzione»: la rivoluzione non si fa a piacimento, dichiara il Secchia con parole esasperate, ma è un avvenimento che si svolge da sè, che 1 fatti a poco a poco fanno maturare. Vice

Persone citate: Bitossi, Cerne, Longo, Secchia

Luoghi citati: Roma, Taranto, Toscana