Verso una piena rottura alla conferenza di Belgrado

Verso una piena rottura alla conferenza di Belgrado Verso una piena rottura alla conferenza di Belgrado Si prevede che gli occidentali rifiuteranno di firmare la convenzione (Nostro sei-vizio speciale) Belgrado, 17 agosto. La conferenza danubiana volge al termine, ormai ben delineata in quelli che saranno i futuri sviluppi. Appoggiata dalle delegazioni «orientali», l'Unione Sovietica è vir tualmente riuscita a far approvare quel che Andrei Viecinski ha definito « la condanna a morte, o meglio il certificato di morte », della convenzione del 1921. A tanto si può infatti paragonare il protocollo supplementare russo, approvato questa sera dalla conferenza con la votazione ormai classica di sette a due, paragonabile al tradizio- naie nove a due del Consiglio di Sicurezza. Al paragrafo tre, il protocollo afferma che il pagamento di tutti i crediti concessi alla commissione europea del Danubio dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dalla Russia e da altri paesi viene considerato annullato. Una disposizione del genere non poteva non suscitare l'energica reazione degli occidentali. Il segretario generale della conferenza, Leo Mates, ha annunciato che il testo elaborato dall'apposito comitato sarà distribuito nella tarda serata, per il dibattito generale di domani. Ed è facilmente prevedibile che proprio domani avtremo la grande battaglia. Altrettanto facile, si osserva in questi ambienti, è prevedere che gli occidentali si rifiuteranno di firmare un documento che contrasta con i loro principi e lede ì loro interessi. In attesa delle violente requisitorie che' i delegati inglese ed americano pronunceranno domani contro il progetto sovietico di convenzione, sir Charles Peake ha già oggi rivolto energiche parole nei confronti del protocollo aggiuntivo. « Il protocollo — ha detto il rappresentante di Londra — non viene riconosciuto nè dalla delegazione inglese nè dal Governo del Regno Unito. E neppure, esso viene riconosciuto da chi ha impiegato i capitali cui esso si riferisce. Il mio Governo, che è un gover-no democratico e costituzionale, non ha il diritto di apporre la propria firma alla cancellazione di crediti sanciti ». Poiché il protocollo costituisce parte integrante e costitutiva del progetto di convenzione, è intuitivo che la ripulsa costituisce, du parte di Londra, rifiuto di approvare la nuoya convenzione. « Il delegato jugoslavo — ha detto ancora Peake — ha parlato del prestito accennando ad una triste storia di disuguaglianza capitalistica. Certamente, se qui vi è qualcuno che ritiene di vedere in quei prestiti una minaccia, tale da szleshardd«mcdrsatnqd sovrapporsi alla sovranità nazionale, si può facilmente allontanare questa minaccia estinguendo i debiti». Riassumendo il punto di vista del suo Governo, Peake ha osservato che Londra avrebbe visto con piacere la redazione di uno schema tale da soddisfare i creditori ed i debitori nel medesimo tempo. « Ma se non si segue questo metodo, sono costretto a dire con dispiacere che il Governo del Regno Unito si riserva al riguardo ogni diritto ». In precedenza, con la consueta maggioranza era stato approvato l'art. 42 del progetto, relativo alla ratifica del nuovo documento. Richiedendo quale requisito determinante della validità il deposito della ratifica di sei Stati, l'articolo estromette virtualmente gli oc cidentali da ogni voce in ca pitolo, ed infatti Stati Uniti e Francia avevano presentato emcedaadmtifstcalatanosie faavstradotodiesuvdtaiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiii immillili emendamenti contrari al concetto sovietico, con l'aggiunta, da parte americana, di una adesione austriaca quale elemento determinante delle ratifiche. Ma è ormai chiaro che la strada sulla quale ci si è incamminati a Belgrado è quella di una rottura. Gli occidentali hanno voluto rimanere fino alla fine al tavolo di discussione per le ragioni politiche e giuridiche di cui non hanno fatto mistero. Rifiutandosi di avallare la convenzione proposta dalla Russia, essi stabiliranno un punto assai più saldo che se avessero abbandonato i lavori. Prima, comunque, Cavendish Cannon e Peake vorranno esprimere l'opinione definitiva ufficiale dei loro paesi. E* prevedibile che domani, a Belgrado, « si batteranno i pugni sul tavolo ». A. Leeck

Persone citate: Cavendish Cannon, Charles Peake, Leo Mates, Peake