Parabola di Malraux

Parabola di Malraux Parabola di Malraux André Malraux età prendendo il seguito di Maurice Barrès ? Nelle generazioni letterarie ci sono, talvolta, dei doppioni, dello figure e correnti che spariscono e ricompaiono a distanza di tempo. Pensiamo al Barrès giovane, egocentrico ed anarchizzante, del Culle du moi e dell'enne»»» des lois, ricordiamoci di averlo veduto passare al boulangismo con l'Appel au soldat e all'antiparlamentariemo con Leurs figurcs, per toccar poi, con le meditazioni della Colline inspirée il più alto punto della sua parabola di scrittore. Non sembra, anche per il gusto comune per l'Oriente e la Spagna, la stessa vicenda di Malraux? Quegli che oggi è il luogotenente letterario di De Gaulle, fu comunista di stretta osservanza nei Conquérants • ne La condition huviaine, militante nella guerra di Spagna con L'espoir, apologeta del Partito nel Temps du mé.pris. Singoiar cosa infine che i recentissimi frammenti da lui intitolati Les noyers de VAltenburg (Parigi, Gallimard ed. 1948) abbiano per isfondo l'Alsazia della Colline barresiana: Altenburg, a poca distanza dalla terrazza di Sainte-Odile, prepara Malraux alle rinnovate Scrnes et doctrines du nationalismeì Per quanto, con Gide, sia l'unico autor vivente accolto nella collezione della Plèiade, Malraux, anche prima della sua evoluzione dal comuniEmo al militarismo degollista, lia suscitato diffidenze non encor del tutto dissipate. Lo etile volontieri teso, l'espressione un po' filacciosa, i sentimenti sempre al parossismo, le ideologie torbide, certe crudezze urtanti, la passione quasi sadica per la guerra civile, tengon lontani parecchi lettori, mentre gli assicurano l'ammirazione incondizionata di altri. Noi italiani sentiamo nell'aria il tono del superuomo alla Corrado Brando, esitiamo davanti ad atteggiamenti dannunziani che ci ritornano via Francia. Il «decadente» stimolato e aizzato dalla politica, non è uno spettacolo che ci attiri. Però, senza scartare il fondamento di queste riserve critiche, noi che badiamo all'arte, e all'arte sola, abbiamo fatto un balzo di gioia davanti alla gran prova dei ffoj/ers de VAltenburg. Ci eravamo riletti quello che continuiamo a giudicare il più bel libro, nitido e forte, di Malraux, Les conquérants (1928), narrazione della tentata rivoluzione bolscevica in Cina ; avevamo affrontato il lungo e monotono Espoir quasi ignoto in Ita-, lia perchè si chiude con la disfatta fascista di Guadalajara (il libro è del 1937) paragonandolo con Per chi suona la campana di Hemingway, che n'esce male, risulta cinematografico e grossolano, permeato di quella sensualità che faceva dire dajla signora di Rochefort a Duclos: «Per voi, caro amico, pane, vino, formaggio, e la prima che capita!». NelV Espoir, appunto, non vi sono donne che non sian comparse, e brilla invece l'arte sottile del francese che sa scriver bene, sobrio e lindo. Scene orrende, come la fucilazione a fossa aperta, duelli aerei su velivoli primitivi, paesaggi delineati con la nitidezza di un Poussin, dialoghi che toccan corde profonde, il libro è una cronaca, meglio che un romanzo, e che poteva esser sforbiciata qua e là con profitto, ma con dei pezzi di gran fattura, comprovanti che Méiimée he la sciato degli eredi. La condition humawe (1933) ripiglia l'ambiente comunista cinese, e ha essa pure capitoli impressionanti: il supplizio della locomotiva, le torture, si mescolano con un erotismo spasmodico dell'uomo, che in fondo non sa che farsi della donna, e la disprezza, ma la ricerca: proprio Barrès aveva trovato il titolo per queste frenesie di testa: Du sang, de la volupté et de la mort, che a noi appaiono come le lascivie di un professore di filosofia, dottrinario politico e male educato. Più scoperta ancora, nella Vote royale (1930) è la vena di Corrado Brando, entro oui hanno iniettato un po' di Conrad: l'avventuriero che muove alla caccia di tesori archeologici, nell'alto Cambodge, e si osserva giacer con le indigene, e poi morire, è il solito eroe di Malraux, slegato però dalla politica, una volta tanto. Les noyers de VAltenburg sono tre lunghi episodi di un romanzo distrutto dalla Gestapo, La tutte avec l'ange, di cui non permettono d'imtnaginare la composizione e il tema. Bellissimi: il primo è la storia, o meglio il ritratto di uno zio professore, viaggiatore e agente segreto, che fa fortuna in Turchia con Abdul Hamid, instaura Enver pascià e lo consiglia, sino a guastarsi con lui rivelandogli che il sogno di dominazione asiatica è senza basi reali; sbarcato a Marsiglia, dopo cinque giorni si uccide. Nel secondo, lo spirito della Colline barresiana soffia sotto i noci dell'Altenburg, in una serie di dialoghi dove la rievocazione di antichissime usanze è di una luminosa poesia, e le immagini vincono i ragionamenti. Ma la terza parte, descrizione di un'esperienza coi gas tossici sul fronte russo durante la prima guerra mondiale, contiene le più straordinarie pagine di Malraux: l'ammirazione e il brivido si confondono dinanzi a tanta evidenza, alla rappresentazione indimenticabile di una specie di mondo lunare popolato di larve che vanno in brandelli e affondano in qualcosa che non'ha più nome, ed è la terra. Se Malraux non fosse già celebre, basterebbe la potenza di questo episodio a renderlo tale. Nella prefazione al Temps du mé.pris, racconto della detenzione e liberazione di un comunista tedesco, Malraux dichiara di sentirsi attratto dallo spettacolo a dell'agonia della fraternità virile». E' il tema profondo deWEspoir e della Condition humame, da oui balza evidente la tesi che «'il comunismo restituisce all'individuo la fertilità» che l'egocentrismo gli ha tolto, lo rituffa e lo lega entro la collettività. Ora, ciò che rende meno limpidi e persuasivi i libri di Malraux, è la mescolanza del carattere del protagonista con lo sfondo politico e ideologico, il pullulare delle comparse che ne confondono i lineamenti psicologici. Malraux cerca di metter' sullo stesso piano l'eroe e il coro, ed è impresa di difficile riuscita, tanto più quando i protagonisti sono personalità prepotenti che si servon della folla come di un punching-ball, di un rimbalzo per riprender energia. « Il coraggio è una patria » dice uno dei suoi eroi. E più oltre: «Gli uomini davvero umani non fanno le rivoluzioni, fanno le biblioteche e i cimiteri ». Ma il liberale Alvear, davanti all' apologia della lotta di classe, ha buon gioco a rispondere: «'La servitù economica è pesante; ma se per distruggerla si è costretti a rinforzare la servitù politica, militare, o religiosa, che m'importa?». Di queste frasi taglienti, qual lama di coltello, L'espoìr ribocca. E vi ho trovato la chiave del voltafaccia politico di Malraux: «Cosa pensate dei comunisti? Hanno tutte le virtù dell' azione, e queste sole. E qui si tratta di agire». Non è vero, dunque, che Malraux si sia convertito: soltanto, il suo uomo d'azione si chiama oggi: generale De Gaulle. Arrigo Cajiuni illllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll

Luoghi citati: Alsazia, Cina, Marsiglia, Parigi, Spagna, Turchia