La tragica notte di Gaggio

La tragica notte di Gaggio DOMANI ALLE ASSISE I>I BOLOGXA La tragica notte di Gaggio Vinti banditi mascherati armati di una mitragliatrice irrompono nel paese • Azionista ucciso ■ Quattro persone prelevate e soppresse - Svaligiate la banca e case private • Terrore ed omertà Bologna, 8 luglio. Lunedi finalmente dopo molti Indugi e rinvìi, già consi- Sliati come si è sempre detto a ragioni di opportunità e di calcoli politici, ai inlzlerà alla corte d'Assise il processo di Gaggio Montano e in questa occasione, ora si spera, sarà data definitivamente sepoltura al « Messico d'Italia ». Il quale incominciò proprio in quel paese dell'Appennino bolognese a una sessantina di chilometri dalle città più di due anni or sono. Alle ore 18 circa del 16 novembre 1945 una ventina di individui, in parte mascherati e con fazzoletti rossi al collo, armati di mitra e di una mi- tragliatrlce pesante, Irruppero nel paese e lo tennero in loro balia fino alla mezzanotte. Sequestrati i cinque carabinieri in caserma e controllati gli accessi al paese, i malviventi che appaiono tutti giovani pratici della zona e di simili azioni, tanto che si chiamano tra loro con un numero anziché per nome ed incontrandosi si scambiano una parola d'ordine « Milano Fu, Milano Fi », eseguono rapidamente ciò che si sono prefissati. La trista impresa Alcuni di essi entrano In casa di Aldo Brasa, iscritto al partito d'azione e lo abbattono con una raffica di mitra alla presenza della moglie incinta e del figli, poi prelevano il fratello dell'ucciso, Guido, mentre altri saccheggiano varie case e la Banca, si appropriano di 370 mila lire in contanti, di biancheria, generi alimentari, oggetti d'oro e non dimenticano intanto di ricercare qualche altro nominativo che hanno bene in mente: tra questi il sindaco liberale conte Ferrari, il segretario del partito d'azione e del C.L.N. Graziani e la maestra elementare Sabbatini, accusati di fascismo e di Teazionarlsmo e per fortuna assenti dal paese. I motivi, o meglio i rancori politici, risultano del resto evidenti oltreché dalla parola « epurazione » citata frequentemente quella notte, dalla scelta .che i banditi fanno, fucile alla mano, fra i paesani radunati nell'osteria, vengono cosi prelevati, oltre a Guido Brasa, Adolfo Cecchelll, un ex-impiegato comunale già iscritto al partito fascista repubblicano, Alfredo Capitani, un giovane che aveva militato nell'esercito di Salò prima di passare con i partigiani e colei che lo aveva allevato, Bianca Ramazzini, la padrona dell'osteria, la signora da far fuori. A mezzanotte, mentre il parroco assediato in canonica si attacca alle campane e cerca di dare l'allarme, 1 banditi abbandonano Gaggio con i quattro prigionieri e il bottino. I cadaveri denudati Una settimana dopo un cacciatore rinviene a pochi chilometri dal paese i cadaveri denudati doi quattro, sepolti a fior dì terra. A quel tempo la polizia fatica molto a compiere ogni Indagine, intralciata com'è dalla continua paura od omertà che sigilla' le labbra di quanti potrebbero o dovrebbero parlare, frenata dalla propria debolezza e insicurezza e da una quiintità Ji scrupoli e reticenze di natura politica. II Messico frattanto è s^eao dal monte di Gaggio, il vec ciò caposaldo della linea goti ca, e ha allargato il campo d'azione spingendosi fino nella Bassa Bolognese, Modenese e Reggiana, sulle colline e nell» pianure meno insidiate dalla guerra. Ogni settimana in un giornale umoristico assai diffuso e letto con molta cautela, la via Emilia è figurata come una strada irta di croci e di tombe con biechi figuri che splanano il mitra da dietro le siepi. Molti dicono allora, e sono nel vero, che utto questo è effetto della guerra, della mostruosa condensa presa dal giovani con e armi e con la morte e aggiungono che è un veleno leno da cacciare dal sangue. Inanto, poiché la tensione poitica è assai alta e i partiti si adombrano per ogni allusione a ogni iscritto e la democrazia è ancora una pianta troppo tenera per farle sopportare potature troppo energiche, molti consigliano di tacere o di agire almeno con grande prudenza, per via dele elezioni amministrative e politiche, per via degli scioperi e dei comizi di protesta, per via di una polemica politica che presto, come un fuoco micidiale, si propagherebbe per tutta la regione, dal monte al plano e finirebbe per provocare danni ben più gravi dei rimedi sperati. E cosi il processo di Gaggio si è trascinato per oltre due anni, forse con beneficio di tutti, tranne che per gli imputati. Giustizieri popolari E' vero infatti che 1 sedici Imputati di Gaggio (uno di essi, il presunto capobanda, Lenzi, è morto in carcere dopo che era già stato condannato a trent'annl per un altro omicidio e altri sei sono latitanti, pare in Jugoslavia), sono tutti dei giovani che hanno militato nelle brigate partigiane comuniste, è vero che tra essi spicca l'ex-segretario del partito comunista di Gaggio, Ivo Gaetani, e che dagli atti processuali risulta pure fra le contraddizioni successive, come essi si siano atteggiati subito a giustizieri popolari, a epuratori della montagna eseguendo gli ordini o interpretando i desideri dei loro capi politici. I nomi grossi e autorevoli non mancheranno in questo processo, nè le occasioni alle più vistose speculazioni dal momento che il Gaetani non si peritò, per difendersi, di citare nel suo primo interrogatorio quelli dì Togliatti, del sen. Colombi e del sindaco di Bologna, Dozza, a proposito di un nuovo G.A.P. « che aveva lo scopo — assicura L'excomunista — di eliminare non solo i fascisti, ma anche coloro che avrebbero potuto intralciare il nostro movimento, soprattutto in vista delle elezioni ». Che è poi la versione più colta, per cosi dire, e in termini burocratici dello stesso concetto espresso da altri imputati o testimoni e trascritta nei verbali: «'E' ora di finirla coi signori », « anche gli agTari devono diventare tutti comunisti ad ogni costo altrimenti faremo delle stragi », « in Italia non si andrà bene fino & quando non ci sarà un partito solo » e cosi via. Pare inoltre che il Lenzi e i suol compagni si fossero Impegnati a versare alle casse del partito comunista una garte della somma rubata a laggio, ma la promessa non fu mantenuta perchè ognuno consumò il suo gruzzolo in balli e bisbocce. Crimine volgare E' facile ora prevedere che nei prossimi giorni gli imputati punteranno sugli aspetti politici della causai benché anche da questo punto di vista fossero trascurabili gli appunti mossi agli uccisi, per Beneficiare dell amnistia per la rapina e della riduzione della pena per gli omicidi. Come è d'altra parte facile supporre che altri motivi polemici, di una polemica aproporzionata, si innesteranno per reazione su questo che fu e appare oggi più di ieri, un crimine volgare, perpetrato da comuni delinquenti, in un tempo ormai remoto delia vita nazionale, quando per l'incertezza delle coscienze, i rancori politici e le meschine beghe personali, potevano essere scambiati per qualche cosa di più elevato. Cosi, se sarà fuori del giusto chi dalla vicenda di Gaggio trarrà lo spunto per una condanna totale del partigianesimo emiliaro, non cadrà in un errore meno grave chi vorrà coprire gli imputati di oggi con una bandiera da serbare per occasioni migliori. Il Messico emiliano sembra per. fortuna ormai tramontato. La via Emilia è ridiventata la pacifica strada di un tempo e un partito disciplinato e attento ai mutamenti della psicologia popolerà quale è il partito comunista, non potrà che abbandonare a ouor leggero questi ultimi messicani come sospetti, fra l'altro di un trotzkismo che non gli si addice adesso meno ancora di ieri. g. v.