Gli "incappucciati,, in Assise di Ercole Moggi

Gli "incappucciati,, in Assise Gli "incappucciati,, in Assise Scene d'orrore e di sangue - Cadde una maschera e un'intera famiglia fu massacrata - La virago dal volto d'angelo (Dal nostro inviato) Ivrea, 25 giugno. Una folla enorme, specialmente di donne, ha visto oggi, finalmente, la famigerata banda degli incappucciati che aveva terrorizzato, per un anno, queste operose e tranquille popolazioni eporediesi, una marea di gente ha invaso la tribuna pubblica. Gl'imputati sono tutti presenti eccetto il Revelant morto di tisi in questi giorni all'infermeria delle carceri di Torino. Il capo della banda, Rossetti, è un giovane di 24 anni, alto, smilzo, dagli occhi torvi. Il Taddio è il tipo del brigante sadico ed era il più indemoniato della banda, malgrado avesse allora solo 17 anni. La Ines Rossetti, sorella del capo, sembra una ragazzina più giovane anche dei 24 anni che conta. Non si direbbe che abbia partecipato alle nefande Imprese, di cui è imputata, travestita da uomo e armata SIIIlllllllllMllllllllllllllIl Illllltllllll IMII Presiede la Corte il dott. Caccia ed è P. G. l'avv. Villa, due egregi e noti magistrati della Corte d'Appello di Torino. Viene interrogato, per pri- I1 IflIIIIIIIIMIMI ìiiiiiimiiiiiiiiiiiiikiiiidi pistola «Beretta». La Maiero è la madre del Rossetti, anch'essa imputata di partecipazione alla banda. E' una donna anziana, terrea in viso; porta gli occhiali inforcati nell'estrema punta di un lungo naso, il che le dà l'aspetto di vecchia strega. Si tiene, però, quasi costantemente, coperto il viso con le palme delle mani; la figlia Ines sembra, tutt'altro, che una virago; porta due lunghe trecce di capelli castani che le scendono sulle spalle e sul petto come una vergine. Il P. G. Villa sussurra che è stato il suo difensore avv. Oberto a suggerirle questa acconciatura di scena. Una seconda Villarbassa . , i - iiiiiiiiiiiiii llMIirillllllllllllllllllllllllll)» , a ; i o , , ; i a i mo, il Rossetti che, malgradol'ingiunzione del presidente parla a voce bassissima. È tiene pure gli occhi bassi. Dice che la sua prima impresa ha la data del 25 luglio 1945; fu l'assalto alla cascina di certo Gilio Tos insieme al Revelant, al Taddio ed al Callegari. Derubarono e bastonarono il povero Tos e seviziarono la di lui moglie. Presidente — Alla donna chi usò violenza? — Fu il Taddio. Col suo racconto odierno, in sostanza, il Rossetti si è retrocesso da capo banda addossando tutte le colpe e le iniziative agli altri coimputati. La seconda rapina fu compiuta alla cascina Ghella in S. Bernardino e vi partecipa rono tutti e quattro. — Questa impresa ce la suggerì il Revelant; il quale ci assicurò che avremmo fai to un ottimo bottino. Da notare che tutti gli im- o putati continuano a scaricare e È o ie al oia n sii. mn a a e i - s d e e, a ra a s, e a o i r 1 e i o e, e r e nl gr, ì i , a a , i i o a i l o e, a >. e e i parecchie loro crudeltà sul Reyelant che è morto, come si è detto. I disgraziati mezzadri furo, no riuniti in cucina dai banditi che legarono loro le mani dietro il dorso come gli assassini di Villarbasse. Mentre tre banditi salivano al piano su periore con i disgraziati mezzadri, a rovistare le camere al piano terreno è rimasto, con una giovane, il Taddio il quale ne approfittò subito aiutato, nel modo più nefando, dal Revelant che teneva la disgraziata immobilizzata per la testa. Nella lotta il Taddio perdette la maschera, sicché il Revelant lo consigliò di uccidere tutte e quattro le persone componenti la famiglia. Il Taddio sparò contro i disgraziati,- compresa la stessa ragazza, varie raffiche di mitra. Si salvò una vecchia donna che, però, rimase ferita gravemente. Il Rossetti ha pure narrato i particolari dell'uccisione del ricco commerciante Silvio Liore sorpreso nel suo alloggio in piazza del Municipio, una località centralissima; mentre i malandrini scappavano, incontrarono sulla strada l'avv. Oberto che usciva dal suo studio. Questi, oggi, è chiamato alla difesa del Rossetti e fu costui a ricordargli il particolare. A domanda, il Rossetti afferma che, durante il periodo della repubblica di Salò, fu milite della guardia repubblichina. Famiglia massacrata II Rossetti ha raccontato ancora altri particolari su diverse rapine, tra cui quella alla cascina del Formia, in regione San Bernardino, una località isolata. Ivi i banditi depredarono la famiglia di 300 mila lire in contanti e oggetti vari per un valore rilevante, violentarono una giovane sposa e uccisero tutti i membri della famiglia; si salvò soltanto la moglie di uno dei Formia perchè, ferita gravemente, venne ritenuta morta. L'imputato Callegari ha rac contato ohe si limitò solo a fare il contabile per la distribuzione del bottino fatto dopo l'eccidio della famiglia For mia, consegnando le varie Suote spettanti agli esecutori, [a l'imputato Taddio nota che il Callegari rubò sul conto perchè, con tutto quel lavoro che aveva compiuto, gli versò appena 15 mila lire. Il Callegari aggiunge che partecipò all'impresa di malincuore e soltanto quando gli venne assicurato che non sarebbe stato versato sangue. Dice che lavorava alle Officine Zanzi di Ivrea cinque o sei ore al giorno soltanto e, inoltre, non erano neppure pagate essendo le Officine stesse sotto la gestione provvisoria di un commissario. «Mio cugino — esclama, — mio cugino Rossetti è un vero sanguinario, non solo per le sue bravure da lui raccontatemi quando era milite repubblichino aggregato al tedeschi, ma per esperienza personale, perchè con me e mio padre ebbe una lite e ci minacciò con una pistola. Possedeva due mitra, uno se lo trattenne quando abbandonò la mili zia repubblicana fascista e l'altro quando abbandonò^ le formazioni partigiane. Taddio e Rossetti raccontano altre vicende delittuose, ma è sempre la solita tragica litania di violenze, rapine e sangue. Della rapina in danno di Giovanni Bollettino che ebbe tre ferite e la figlia uccisa, sia il Callegari che il Rossetti accusano il solito Revelant il quale, com'è noto, è morto e, quindi, non può difendersi; finché si arriva all'interrogatorio dell'imputata Ines, la famigerata sorella del Rossetti. Questa, con voce calma, risponde alle domande del presidente. «Non uccidete il nonno!» — Mio fratello mi invitò a seguirlo perchè aveva bisogno di me. Si parti in bicicletta e, lungo il viale, incontrammo il Revelant. Finalmente si giunse alla cascina Tesio in Gravellino di Vestignè. Mi dissero di attendere fuori. Revelant, dopo mezz'ora, fu di ritorno e mi invitò a seguirlo nella casa. Mi lasciarono fuori del cancello a fare da palo. Revelant mi consegnò, in quel momento, una pistola che io non sapevo maneggiare. Ritornò una terza volta e mi condusse in un magazzino a piano terreno della cascina, semibuio. Distinsi appena parecchie persone con le mani legate dietro la schiena e bendate. Revelant mi comandò di vigilare affinchè nessuno potesse uscir fuori. Io rimasi colà un quarto d'ora. Poi ebbi l'ordine di passare in cucina dove i due mi raggiunsero, cioè Revelant e Rossetti, invitandomi a mangiare del salame che non accettai, mentre loro ne mangiarono e bevettero del vino buono. Venne ucciso, in quella occasione, il vecchio Teslo che era nella stalla. Sentii una voce di donna gridare: « Lasciate stare il nonno; è vecchio >. Questi fu ucciso col calcio di una pistola, mentre gli altri quattro vennero finiti a colpi d'arma da fuoco. Noti so niente circa la ragazza che, nella circostanza, secondo l'accusa, mio- fratello avrebbe tentato di violentare. Io non ero presente. Probabilmente ciò venne fatto quando io ero ancora fuori dalla cascina. Seppi il fatto soltanto dalla voce pubblica. La ragazza ripete che, unendosi a suo fratello, credeva che questi l'avesse invitata a fare una passeggiata. Il presidente la interrompe: A quell'ora? E, per fare una passeggiata, vi hanno messo in mano una pistola. Volevate sparare forse alle farfalle? (si ride). Infine voi rimaneste, pistola alla mano, di guardia. Non udiste lo sparo che uccise il novero vecchio? Avv. Oberto — Non fu sparato. Il vecchio fu ucciso con il calcio di una rivoltella. Dopo altre domande e risposte di minor conto, l'udienza è rinviata a domattina. Ercole Moggi

Luoghi citati: Formia, Ivrea, Salò, Torino, Vestignè, Villarbasse