La catastrofe di Aosta nel racconto di un superstite

La catastrofe di Aosta nel racconto di un superstite La catastrofe di Aosta nel racconto di un superstite Uno dei feriti è deceduto - Miracoloso salvataggio di una bimba • Il geom. Cuaz arrestato • Le cause del sinistro (Dal nostro inviato speciale) Aosta, 9 giugno. La legge è precisa,: considerata l'incompatibilità tra gli esplosivi, i luoghi abitati e tutto ciò che è vivo, essa stabilisce che ogni deposito di polvere pirica, dinamite e simili, debba avere intorno a se almeno cinquecento metri di terreno Ubero e almeno tre guardie che lo sorveglino contro ogni sorpresa. I geometri Cuaz e Cortelli hanno invece lasciato senza custodia una ingente quantità di cheddite dove la città di Aosta finisce, ma dove questa fine è vicinissima al centro e dove esiste un quartiere nuovo in formazione. I due geometri hanno 49 e 43 anni, non sono quindi bambini, ma il caso si è immischiato un po' troppo nel loro destino e purtroppo anche in quello di molti Innocenti. Ecco come starebbero le cose secondo la versione del geometra Cuaz, arrestato ieri notte sulla strada numero 26 mentre stava parlando col suo avvocato e cercava di conviii cere un autista a portarlo a Torino. Quintali di cheddite Una settimana fa egli comperava sette quintali di cheddite da un ingegnere che aveva terminato i suoi lavori e che si trovava con questo esplosivo in più. Ritiratolo dalla polveriera della Cogne, egli voleva portarlo a Ollomont dove gli occorreva in una impresa di bonifica. Senonché la strada per arrivarci è oltremodo ripida e la macchina di cui egli disponeva, un camioncino « 1100 », non poteva superarla con tale carico. Questo fu allora diviso e tre quintali di cheddite vennero scaricati in un magazzino di occasione, poco più di una tettoia, data in affitto dalla signora Vuillermoz che aveva una casetta nelle immediate vicinanze. Intanto il camioncino, guastatosi, ebbe bisogno di entrare In una officina per riparazioni, e una volta rimessa in ordine nessuno al ricordò più della cheddite abbandonata. Che cosà è successo poi? All'Ospedale Mauriziano di Aosta ho parlato con uno del dodici feriti ivi ricoverati, 11 giovane Cavani Cesare, per maggiore esattezza egli non è ferito: sta soltanto male come postumo della terribile impressione da lui provata e tradottasi in un collasso nervoso. Verso le sette e un quarto di sera, terminato 11 lavoro, egli andava incontro alla propria fidanzata allorchè vide delle fiamme e del fumo all'incrocio fra la via Solaroli e la via Pasubio. Il magazzino di cui abbiamo parlato, con il suo terribile deposito, ardeva. La qualità del fumo, a volute densissime e con un nero di pece, gli mise paura. Qualcuno gridava: « Scappate, adesso scoppia! », onde egli si rifugiò sotto un camion. Il grido di allarme fu udito anche dalla bambina Bormida Emilia di anni 12, che lo attribuisce a un autista di nome Bruschi e che si affrettò a fuggire. Ma altri gridavano semplicemente: « Aiuto! ». E quest'ultimo grido scuote un soldato degli alpini, il giovane Primo Mattanza che sta godendo il sole dietro il muro di cinta della caserma adiacente al magazzino. Egli sale una scaletta e si avvicina: in quel momento ecco il finimondo: la cheddite scoppia. L>a bambina è scaraventata in terra, il Cavani ha l'Impressione che il camion gli prema sul petto con tutto il suo peso e un masso enorme colpisce al capo l'alpino uccidendolo. La casetta della vedova Vuillermoz è scoperchiata, messa sossopra, in parte demolita. Nel grande caseggiato di fronte con sedici apparta, menti e una settantina di in quilini, succede il tipico cataclisma dei bombardamenti aerei: porte scardinate, fine¬ ii stre che saltano, soffitti che crollano o si sgretolano, muri intermedi che si Incrinano o cedono, tutti i vetri in frantumi, mobili che si spostano, si aggrovigliano, Si rompono, saracinesche divelto o gonfiate dallo spostamento d'aria. La signora Coppa Rosa in Barberino, che stava assistendo un'ammalata, è ferita mortalmente. La bambina Bormi da Renata di anni 5 stretta fra una porta e un frigorifero, sotto una pioggia inaudita di rottami, si salva per uno di quei miracoli che il Cielo ancora prodiga al bambini. Complessivamente l'Ospedale Mauriziano non troppo distante dal punto della catastrofe e che ha avuto in soli vetri circa un milione di danni, raccoglie dodici feriti: 4 donne e 8 uomini. Uno di questi. Coppa Francesco, fratello della morta, è deceduto oggi alle 17,30. Due delle quattro donne sono gravi. Un bolide a 300 metri Una giornalaia con una edicola in fondo alla via Solaroli situata a 300 metri dallo scoppio, si vide piovere accanto un ferro lungo 70 centimetri e roaao di fuoco, talché ella credette a un fulmine e non si è ancora rimessa dalla paura vissuta. Restano ora da vedere o piuttosto da indovinare le cause dell'incendio. Le autorità propendono decisamente per un fenomeno di autocombustione dovuto a un improvviso sbalzo di temperatura e alla cattiva qualità del materiale esplosivo. Solo vendette sono da escludere. Il Cuaz, interrogato se con l'esplosivo si trovassero anche detonatori, ha dichiarato di non ricordarsene. Un testimone Geremia Vuillermoz assicura invece di averne veduto scaricare un intero camion. Di certo c'erano però duemila metri di miccia. Relativamente alla quantità dell'esplosivo, calcolata a venti tonnellate e che il Cuaz vuole ridurre a tre, la verità è forse nel mezzo. Un alpino mi ha ricordato che il Col di Lana fu fatto saltare con diciassette quintali di gelatina, ma si trattava di esplosivo intasato. Il Cuaz, trattenuto in carcere, è notevolmente abbattuto ma non cerca scappatoie Che lo acagionino. Dice: «Mi è successo... Sono pronto a vendere fino all'ultimo b'cchiere per fare fronte al danni da me provocati». Questi; però superano i iuecento milioni e di bicchieri ce ne vorrebbero troppi. Il Comune ha lanciato una pubblica sottoscrizione apren dola con 250 mila lire. Particolare Interessante: vicinissimo alla località dove avvenne lo scoppio c'è una vecchia torre romana: essa i tuttora al suo posto senza- de. nunciare attraverso la minima incrinatura sia pure il ricordo di un brivido. a. a.

Luoghi citati: Aosta, Barberino, Bormida Emilia, Ollomont, Torino