Come Gieseking pensa sente e suona
Come Gieseking pensa sente e suona Come Gieseking pensa sente e suona - Son già vent'anni, circa, che Walter Gieseking ha fissato i caratteri ^elja, pianistica per cui giustamente e celebre. Ora ne ha dnquahtatrè. Non si esclude ohe l'esperiènza abbia accresciuto la sua virtù. Certo è che.fin' dal '30 il metodo, e bisognerebbe'dire il concetto, dello studio, la sensibilità e il gusto avevano formato l'interprete, qual'egli ,ò,- fermo su due principi: quello dell'abilità meccanica al' servigio dell'arte, del suono vigilato dalla finalità, che è l'espressione, varia nei singoli artisti e nelle opere; e quello della fedeltà al testo, mirante alla più riflessiva conoscenza intima e alla più corrispondente sonorizzazione. Egli stesso descrisse la sua formazione nel volumetto didattico redatto col Leimer, il suo maestro, appunto nel '80, e non occorre ripeterla; si potrebbe illustrarne il procedimento con qualche dichiarazione dello stesso Gieseking e qualche osservazione suggerita dai suoi concerti, fra i quali quello di iersera nel Conservatorlo, (sala gremita e acclamante), per la Pro Coltura femminile, fu certo del più Indicativi. Dopo l'esecuzione un po' stilizzata della Sonata op. 109 di Beethoven é una calda, impetuosa, romantica esposizione dei Davidsb\indler di, Schumann, una prodigiosamente autentica interpretazione del'secondo 11Jnro _ del .J'reJudi di Debussy riaccese l'ammirazione della splendida Intelligenza di un'arte tanto originale. Già il maestro Leimar aveva segnalato l'eccellenza del giovane Gieseking nella proprietà di tali esecuzioni, di cui la base è nel rilievo, con un parti "colare tocco', "delle sonorità I multiple e variamente colori¬ te e accentate. Alla scelta di una tale pratica, che qui non è da descrivere, Gieseking pervenne con l'approfondita indagine dei complessi elementi della tendenza Impressionistica. Si noti che, pur accogliendo nel suoi programmi qualche nome di contemporanei, stima Denussy e Ravel i musicisti del Novecento ancora insuperati nelle composizioni per pianoforte, e che, riconosciuta la più alta poesia del primo, scorge nell'altro la più raffinata elaborazione. Evidentemente concepisce 11 pianoforte come mezzo di espressione artistica, e non di mera sonorità. I due francesi, afferma, han colto le specifiche possibilità dell'iatrumento meglio non solo d'uno Scriabin, d'un Rachmanlnoff, e d'altri chiassosi scrittori, ma anche d'un Liszt. Essi hanno dunque assegnato al pianoforte la finalità d'un bel Buono, gustoso, brillante, necessario a un'arte particolarmente espressiva. < Correttezza e fedeltà, delicatezza di sentimento *— dice •— danno splendidi risultati. Non ho trovato difficile suonare musiche così ben composte e ben suonanti; le mie interpretazioni sorsero dalla evidente necessità di suonare con bei suoni». Gieseking, si vede, è modesto. Anche Bach diceva che non è difficile suonar l'organo. Si toccano i tasti, e quello suona... A quanti s'affrettano a trovar-posto vicino al palco « per vedere le mani e 1 piedi» interesserà sapere che l'azione di Gieseking è frutto d! severi ragionamenti. Vediamo, per esemplo, 11 problema mozartiano, col quale s'identifica quello delle musiche pel fortepiano fra II Sette e l'Ottocento, fino alle sonate di Beethoven giovane. Si premetta che nel mirare alla fedele Interpretazione, il Gieseking non è ortodosso fino a reclamare disusati strumenti per le musiche d'altri tempi, ma si fa un dovere di trarre dal pianoforte moderno sonorità che non deformino la concezione degli antichi artisti. E rifugge dal supporre che Mozart, il quale fu anche un virtuoso del pianoforte, e altri compositori abbiano sentito tanto insufficienti gli strumenti della loro età da scrivere in modi che soltanto i posteri avrebbero- ben realizzato; tesi arbitraria e assurda. E cerca la meccanica più conveniente a ridare col pianoforte d'oggi l'espressione di allora, la quale fu assai diversa, nei mezzi fonici e nello spirito, da quella più romantica della generazione successiva; non mossa da violenti impulsi nervosi, altrimenti accentava l'intensità del Urici sentimenti. Per rievocare ciò Gieseking attua uno speciale tocco della mano destra, legatissimo, il quale gli consente di non adoperare il pedale deatro, (che rarissimamente Mozart usava), mentre la mano sinistra sopperisce a tale rinuncia marcando e prolungando 1 bassi suoni fondamentali. TI tocco legatissimo era appunto un elemento basilare della pedagogia, prima che l'istrumento s'arricchisse di risorse sonore. Con siffatto studio, dice, ci s'avvicina a un'interpretazione del Sette-Ottocento, che sarà gustata da chi ama l'opera d'arte come fu pensata, e sa fare a meno della quantità sonora, cui 11 moderno orecchio % assuefatto. In questo caso ammette che la riuscita non è facile. Ma che è facile? a. d. c.
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