Jacques Feyder, il regista de "La Kermesse eroica,, di Mario Gromo
Jacques Feyder, il regista de "La Kermesse eroica,, Jacques Feyder, il regista de "La Kermesse eroica,, Jacques Feyder (pseudonimo di Jacques . Frederix) lavorò negli studi d'Europa e d'America per circa trentasei anni, dal 1912 fino - a pochi mesi or aono. E il suo fu un lento, sicuro, graduale cammino: dalle prime prove d'un modesto artigianato a quelle di un mestiere sempre più complesso e sentito, che dovevano culminare in un capolavoro: La Kermesse héroìque. Nato a lxelles 11 21 giugno 1888, fu dapprima giovanissimo attore, poi assistente di Gaston Ravel; è del 1919 11 suo primo film, Faute d'ortographe. Subito dopo, l'Atlantide, con Stacia Napierkowska. Ma le prime ambizioni si destano; e al < soggettista » Benolt sostituisce Anatole France e Jules Romalns (Crainquebille, 1922, e L'image, 1924),. per poi rivolgersi a Mérlmée e a Zola (Carmen, 1928, e Therèse Ra~ quin, 1927). Sono temi diversissimi, che rivelano l'ambiziosa incertezza del giovane regista. Lavora accanitamente, 1 suol film s'impongono ai produttori, ma il pubblico non s'accorge del suo nome. Sono gli anni, in Francia, del fastoso Abel Gance e della spregiudicata «avanguardia»; e il film sonoro è alle porte, già l'Ameri* ca prepotentemente Io afferma, e gli studi europei dovran no poi subirne una non breve crisi di perplessità, di sconcerto. Feyder la.intuisce; e va ad Hollywood. Se il film ha da essere sonoro, tanto vale Impadronirsi sùbito della tecnica del film sonoro; e per cinque anni lavorerà a Culver City, ri verlto e stimato, ma con dei risultati poco più che mediocri: anche se ne /I bacio (1929) avrà per attrice Greta Garbo mentre per L'alba e II figlio del rajah (1932) dovrà accon¬ tentarsi d'un Ramon Novarro. E' al suo ritorno in Europa che il vero Feyder comincia ad affermarsi. Una pensosa malinconia, non priva di sviluppi drammatici, e già delincatasi in alcuni dei suol film giovanili (come Crainquebille e Visages d'enfants), si accosta a toni talvolta acri, talvolta ironici. V ormai nato 11 nuovo cinema francese, dei Renoir, dei Carnè, dei Chenal; e Feyder non è loro da meno. E' ormai padrone, e sovente maestro, del potere allusivo dell'inquadratura, e di quello dell'Inquadratura nel ritmo della sequenza. « Mi sentirei — afferma per assurdo — di portare sullo schermo l'Esprit des lois di Montesquieu». Il regista, più che abile, è accorto, sagace, sa soprattutto intuire 11 suo film; e s'abbandona a una vena di sofferta tristezza (Le grand jeu, 1933, e Pension Mimosas, 1934), dove fa eccellere, come attrice sua moglie: Frangole Rosay. Le grand jeu e Pension Sii- mosas sono due rivelazioni. Un'umanità desolata, e cosciente della sua desolazione; l'impossibilità dell'amore, persino dell'amore materno; ambienti grevi, addirittura cupi, scorciati con pochi tocchi essenziali; e un sarcasmo dolente, assai vicino alla pietà. E questo doloroso, pensoso artista, ormai liberatosi d'ogni ganga del mestiere, e avviato, sembra, a unire la sua voce a quella del multanime dramma contemporaneo, d'un tratto se ne scrolla, dà in una risata gioconda, per infine abbandonarsi a un sereno sorriso: nasce La Kermesse héroìque (1936). Fin dal 1927 Charles Spaak, allora critico cinematografico, ne aveva scritto il soggetto; e Feyder se ne era sùbito entusiasmato, a lungo poi accarezzandoselo, covandoselo. Doveva essere, quel film, il suo amoroso omaggio a tutto un mondo fiammingo dal quale la sua famiglia aveva tratto le origini; e mai omaggio fu più sentito e geniale, fin quando 11 cinema vivrà La Kermesse vorrà un posticino ben suo: che è quello di una saporitissima farsa in pizzo di Malines, e sotto il segno di Brueghel. Poi, dopo La Kermesse, rome dopo uno sforzo, un lento riposo. Nel quale si possono ancora ricordare /I cavaliere senza armatura (1937) con la Dietrich, prodotto a Londra, e Compagni di viaggio (1938), prodotto a Berlino: ma queste e altre fatiche di Feyder, che ancora si susseguiranno, già sembrano delineare, irreparabilmente, l'ultima parabola della sua vita e della sua arte. L'una si è spenta, ' in questi giorni; l'altra vivrà nel ricordo de La Kermesse. Mario Gromo
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