La moda è istinto

La moda è istinto AL LUME DELLA PSIGAN ALISI La moda è istinto La creatura umana, mammifero di lusso, è forse un nostalgico ingioiellato relitto dell'Eden, che fu ozioso e felice i Si è tanto abituati a sentir parlare dei capricci della moda, che a sostenere che essa ha leggi inflessibili, facilmente si sarà tacciati di paradossali. Vogliamo applicare alla moda quella chiave di recente brevetto che oramai è stata provata a tutte le porte, la psicanalisi? Ne otterremo brillanti risultati, come ne ottenne Willet Cunnington quando piti d'una decina d'anni fa si servi di quel metodo per spiegare gli atteggiamenti e le fogge femminili dell'Ottocento; ma quei resultati, ci accorgiamo ora, non sono forse che periferici; non se ne traggono principi! onnivalenti, e non potremo dire di essere arrivati alle radici del fenomeno finché noti li sarà trovata una legge che faccia a tutti i casi. Ebbene, questa legge è stata trovata ed enunciata da Thorstein Veblen nella sua Theory of the Lelsure Grass {Teoria della classe agiata): la divulga oggi e la chiosa un elegante volumetto di Qucntin Bell, On Humen Finery, Il principio che sta alla base della moda è semplice; Veblen parie infatti da un motivo elementare, il desiderio umano di primeggiare, di mostrare la propria appartenenza a una classe sociale superiore, il desiderio di sfoggiare. Onde l'insipienza dei tentativi che si ripetono di tanto in tanto, d'introdurre vesti pratiche ed economiche {come la tuta) che risolverebbero una volta per sempre il problema dell'abbigliamento. Un vestito « buono » è un vestito sontuoso. La sontuosità consiste nella dimostrazione di una spesa, o di 'in tenore di vita dispendioso, e ciò si ottiene nei seguenti modi: 1) con l'uso di materiali costosi o di processi produttivi costosi (cospicuo con.-.umo); 2) con una fattura che suggerisca un modo di vivere più o meno improduttivo (cospicuo agio); 3) con un disegno che lasci intendere che colui che indossa il vestito è dedito ad attività privilegiate in quanto futili (cospicuo spreco); 4) con un disegno che accentui indifferenza verso pregiudizi volgari (cospicuo oltraggio). Spreco e oltraggio Questi i principii che, esposti così nudi e crudi, possono farci chiedere: « E' tutto qui? ». Il divertimento sta' nell'esemplificazione. La ricetta più semplice per sfoggiare ricchezza è di prendere il maggior numero possibile di oggetti preziosi e di attaccarli alla persona: gli esempi sono ovvii, dai sovrani barbarici alla regina Elisabetta d'Inghilterra, donna arida e pallida, rossa di capelli, nel suo rigido vestito di broccato adorno di bissi, di nastri, di veli, costellato di pietre preziose e di perle. Il cospicuo lllllllllIflIlllIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIII consumo corrisponde a uno dei principii dell'estetica del superornato e decadente pittore Gustave Moreau: il vestito deve dimostrare che la persona è cosi lontana dalle faccende servili ohe può portare vesti che impediscono il lavoro fisico. Questo principio é invero il motivo dominante della moda: si pensi alle parrucche piramidali; alle sottane rese ipertrofiche dal guardinfante e dalla crinolina; alle scarpe dalla punta lunghissima e ricurva (le « polacche t) care ai bellimbusti del tardo Medioevo; si pensi alle unghie dei mandarini iosciate crescere a prodigiosa lunghezza come un'insegna di vita umbratile e dotta. Il cospicuo spreco, poi, è un raffinamento del cospicuo agio, non è tanto una caratteristica della vest", quanto un fattore determinante della foggia. Quanto al cospicuo oltraggio, il discorso è più complicato di quanto non si creda. Non dipende, come penserebbero gli ingenui, da una pura e semplice messa a nudo di qualche parte del corpo, dal momento che l'uso stesso d'indumenti, nei popoli primitivi, ha, sovente proprio origine nel desiderio di richiamare l'attenzione sugli organi sessuali, per dar valore a una parte che, se continuamente esposta agli sguardi, finirebbe col passare inosservata per l'abitudine, e quindi collo scadere di pregio. L'oltraggio vuol dunque essere un'elegante sfida alle convenzioni: cosi nelle alte sfere sociali nasce il vezzo di nomignoli d'una familiarità che suona quasi sboccata; nomi infantili legati con altisonanti cognomi. Rudi di Castelvattelappesca, Bebé di Turrecremata, e simili accozzaglie di nursery e di aula principesca denotano una pruriginosa sprezzatura ohe passa per elegante. Qualsiasi insolita copertura o esposizione d'una parte del corpo può essere una sfida mondana: così oggi si riadotterà la crinolina, ma la veste s'aprirà sul davanti per mostrare gambe delicatamente inguainate in maliose calze. La immaginazione erotica s'alimenta di tali vestizioni e svestizioni: e in questo campo ha buon gioco la psicanalisi. Trasformazioni Come si spiegano i mutamenti delle mode? Ogni connessione col cosidetto «spirito dei tempi », si rivela in ultima analisi sforzata e fallace: due soli avvenimenti nella storia europea hanno influito sulla moda, la rivoluzione puritana in Inghilterra e la rivoluzione francese. La moda, quale esiste al giorno d'oggi, è una forza internazionale e non ideologica, e vien dettata da due capitali, Parigi e Londra. Colla rivoluzione industriale e con lo sviluppo del sistema capitalista nell'Ottocento, la non attività, la futilità'cessò di essere il segno consueto della ricchezza. Una vita industriosa non fu più necessariamente indizio di un lavoro meccanico, cessò quindi di essere disonorevole. L'uomo si limitò a indicare col cappello a cilindro e l'impeccabile giacca nera (che è ancora, o era fino a ieri, l'uniforme del ceto bancario della City) la sua appartenenza non alla classe produttrice dei beni, ma bensì a quella che presiedeva alla loro divisione. ita .1 principio del cospicuo consumo conservò tutto il suo vigore nella moglie e nel servi; mentre il costume maschile rimaneva statico, il femminile continuò a uniformarsi ai cosidetti capricci della moda, e i servi indossarono livree fastose imitanti gli abiti degli antichi signori, evocanti gli splendori di Versailles, furono accessori del lusso come i mobili antichi e preziosi degli appartamenti. Sicché, nonostante l'apparente eccezione dell'abito maschile, la moda ha continuato a seguire le leggi di Ve- bleu nel suo ripudio di quanto possa suggerire una vita di lavoro, nel suo ideale della creatura umana come mammifero di lusso, inconscia nostalgia, forse, dì quel felice ozio nell'Eden che, secondo il mito, fu il suo stato primitivo. L'Emerson riferisce questo detto d'una signora: «.Il senso di essere perfettamente ben vestiti conferisce un sentimento di tranquillità interiore che la Religione è incapace di dare ». Nelle sue belle vesti pareva a codesta signora di essere simile agli dei, oggetto di religione essa stessa, anziché umile devota inginocchiata dinnanzi all'altare. Mario Praz ■IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHIIIIIIIIIIIIIIflIlllllllllll Un'espressione della sontuosità: il «cospicuo consumo» llllllllIIIIIIIIIIIIIIIlllllllllllllllllllllilllItllHIIIItllIIMIIIIIIIIIIIIIIIItlllllllllllllllIllllllllllllllItlllll

Persone citate: Cunnington, Elisabetta, Grass, Gustave Moreau, Mario Praz, Thorstein Veblen, Veblen

Luoghi citati: Inghilterra, Londra, Parigi