La strada giusta

La strada giusta La strada giusta Commentando nel « Bollettino » della sua diocesi le elezioni del 18 aprile, il cardinale Della Costa, arcivescovo di Firenze, ha dichiarato che al governo spetta ora il dovere di « vuotare 11 comunismo di quanto in esso è di buono, di giusto, vorrei dire di evangelico » incorporandolo nel proprio programma e procedendo con decisione a quelle riforme sociali che appaiono ormai moralmente necessarie < storicamente mature. A sua volta, Il Quotidia no, organo ufficiale dell'A' zione Cattolica — la quale tanta parte ha avuta nel successo del ' partito dèmo cristiano, nonché nel deter minare, attraverso il giuoco delle preferenze, la scelta degli uomini destinati a rap presentarlo alla Camera — richiamandosi a questa e altrettali manifestazioni del l'alto clero e ai discorsi prò nunciati dall'on. Pastore t da altri in occasione del 57° anniversario dell' enciclica Rerum Novarum, ha ribadi te-, l'altr'ieri, che l'aspira zione a un più equo assetto sociale è profondamente sentita non solo dalle masse lavoratrici, ma da tutti i cattolici; e che il suo soddisfacimento costituisce, quindi, per il governo De Gasperi un impegno essenziale. Questa netta presa di po sizione di autorevoli rappresentanti del mondo cattolico ha un significato che ec cede le contingenze che la hanno occasionata. Essa dimostra che l'alto clero e i capi della maggiore organizzazione cattolica italiana fanno una netta distinzione tra i principi ideologici e i metodi di azione dei partiti marxisti e il grande fenomeno storico di cui questi vogliono la rappresentanza esclusiva: il movimento di ascesa e di emancipazione del « quarto stato ». Fieramente avversi ai primi — come ha dimostrato la loro condotta durante la recente battaglia elettorale —, non intendono però assumere rispetto al secondo un atteggiamento di ostilità o di semplice difesa. Un atteggiamento simile sarebbe in contrasto coni, principi religiosi e sociali del cristianesimo: con quello spirito « democratico » implicito nell'Evangelio, che è merito del nostro maggior poeta cattolico d'aver messo in chiaro rilievo è a cui si sono richiamati i vari movimenti di democrazia cristiana sviluppatisi nell'ultimo cinquantennio in tutta Europa. E costituirebbe, nella presente situazione, un grave errore politico. L'autonomia della persona, l'ordine sociale, la proprietà privata — in breve, i principi alla cui conservazione la Chiesa è impegnata — non si difendono validamente chiudendosi in posizioni duramente conservatrici ; ma cointeressando alla loro difesa ceti sempre più vasti, promovendo lo sviluppo della media e piccola proprie' tà, facendo partecipare i la voratori alla vita e agli utili delle imprese, riconoscendo loro il diritto di dire una parola — che, se ascoltata da intelligenze consapevoli, sarà utile e feconda — nel la stessa gestione delle aziende. E' questo il solo metodo realmente efficace di combattere il comunismo. Ogni altra via, che si affidi a metodi di repressione o di pura conservazione, è illusoria e pericolosa. Non risolve il problema, ma lo elude: anzi (come insegna la esperienza del fascismo), lo esaspera. Tale il significato delle dichiarazioni del cardinale Della Costa e della presa di posizione dell'Azione Cattolica. Ma quest'ultima interessa anche sotto un altro aspetto. Da molti segni appare chiaro che la grande 'organizzazione religiosa intende far sentire la sua voce in tutte le questioni d'interesse nazionale, ed $ più decisa che mai a conservare, rispetto alla Democrazia Cristiana, una posizione di indipendenza e a esercitare un larero diritto di critica, che certe volte potrà anche avere effetti benedici. Non dimentichiamo che, per esempio, quando il ministro Sceiba pronunciò il noto discorso, l'organo dell'Azione cattolica non esitò a criticarlo. Come tutti i grossi partiti, la Democrazia Cristiana è portata qualche volta a confondere gli interessi del Paese con quelli suoi propri e a indulgere a tendenze monopolizzatrici che potrebbero riuscire assai dannose alla causa della democrazia e a lei stessa. Un colpo di freno o un richiamo ai principi potrà in tali casi giovarle. Abbiam testé ricordato l'episodio Sceiba. Ma esso non è stato né è un fenomeno o un sintomo isolato. Nessuno contesta alla Democrazia Cristiana il diritto di avere, nella- direzione economica del Paese, una rappresentanza adeguata. Ma quando ci accade di udire o di leggere, anche qui a Torino, inopportune apologie del « realismo di Sceiba » o di sentir dire che sarebbe ridicolo che la Democrazia Cristiana — avendo la responsabilità dell'assestamento della vita economica della nazione — non avesse propri uomini fidati negli organi industriali e finanziari che sono di fatto i padroni dello Stato e che, piaccia o no, è giunta l'ora in cui molti devono lasciare i posti occupati e far luogo agli esponenti del partito oggi prevalente, abbiamo la impressione che qualche volta alcuni suoi rappresentanti perdano il senso della discrezione e del limite. Si voglion forse far sperimentare anche alla democrazia italiana i fasti e i nefasti di quello spoti system, in uso sino a qualche tempo fa negrli Stati Uniti, per cui le elezioni presidenziali assicuravano al partito vittorioso un ricchissimo bottino d'impieghi e di prebende? Altro vuole il popolo italiano. Vuole che l'èra della curée dei partiti al potere sia chiusa, una volta per sempre e che ai posti di maggior responsabilità politica ed economica vadano, per quanto è possibile, i più degni. c. ».

Persone citate: De Gasperi, Della Costa, Pastore

Luoghi citati: Europa, Firenze, Stati Uniti, Torino