Cinque fanciulle in un giardino

Cinque fanciulle in un giardino Cinque fanciulle in un giardino E' il 1848, le rivoluzioni sollevano P Europa, e un destino sinistro intesse tragiche vite di imperatrici e regine Cent'anni fa, nel 1848, mentre le Rivoluzioni corrono l'Europa su cavalli di fuoco, il parco che circonda il castello di Possenhofen, vicino a Monaco di Baviera, si risveglia con un'esultanza innocente e trionfante, da Paradiso terrestre. A cominciare sono gli uccellini; man mano che il sole invade il parco la loro gara di canto si fa più frenetica, poi atriscie argentee si insinuano fra gli abeti che circondano il lago scintillante, i rosai piegano sotto le loro rose fragranti con un fremito di felicità e le invetriate del bel castello, su cui l'edera e la clematite si avviticchiano amorosamente, si fanno color della porpora. Infine si aprono. Valletti e cameriere escono sulla gran veranda ad apparecchiare per la prima colazione e la duchessa e le duchessine, con le loro governanti, prendono posto. Sono tutte vestite di mussolina bianca, non gonna fluttuante, vita sottile e, in testa grandi cappelli di paglia, perchè la pelle, Dio guardi, non abbia a sciuparsi alla luce. La duchessa Ludovica ha il viso lungo e stanco delle donne che hanno molti figli e quindi molte preoccupazioni. Suo marito e cugino, il duca Max della casa dei Wlttélsbach, regnante sulla Baviera da più di settecento anni, non è mai a casa, divorato com'è dalla febbre dei viaggi. Arriva ogni tanto, fa mOl- to chiasso, fischia, suona e canta (è fanatico ai musica) poi se ne va. Che sarà di loro? E ai figliuoli chi pensa? La duchessa sospira. I maschi sono a studiare a Monaco, ma le duchessine eccole tutte e cinque qui, in campagna, nel loro caro Possi, come chiamano il castello amato. C'è Elena, la maggiore, ohiamata Nené, di quattordici anni, bionda e bella, molto saggia, fin troppo, e un poco fredda. C'è Elisabetta, detta Bisi, sottile come un giunco, con gli occhi scintillanti e un carico fantastico di trecce nere. Ha undici anni e poca voglia di studiare. C'è Maria Sofia, che ne ha sette e le rassomiglia, anche lei bruna, con grandi occhi neri. C'è la piccola Matilde, di tre anni, cosi delicata e fragile, che la chiamano tutti Passerotto. E infine c'è Sofia Carlotta, che è ancora un bébé, sulle ginocchia della nurse. Che sarà di loro? Come accasarle se queste Rivoluzioni non la fanno finita? Con un altro grosso sospiro la duchessa pensa alle sue care sorelle, Elisabetta regina di Prussia, Maria regina di Bassonia, e Sofia, arciduchessa d'Austria. Questa ha, più delle altre, del filo da torcere, ma è cosi volontaria, energica e forte! Ha tre figli maschi e il maggiore, Francesco GHuseppe, sarà imperatore d'Austria. E' quasi certo che Sofia prenderà per nuora la sua primogenita e la duchessa posa gli occhi, con fierezza, su Nené. Sarà una degna imperatrice, Elena. Bisognerà certo raffinarla ancora, non farle perder tempo, ed è per questo che. alzandosi, le pone una mano sulla spalla e la trae con sè. La bruna Sisi approfitta del momento per sfuggire alla sorveglianza della governante, prender per mano Maria Bofia e via a galoppare per il parco. Inebbriate corrono le due fanciulle con le trecce al vento fino a che si distendono bocconi fra gli abeti del lago e guardano con amore il loro fantastico castello. Sisi intanto abbraccia i troneM, stringe l'erba fra le dita, fiuta ogni profumo. — Oh, io adoro Possi, dice. 10 voglio sempre vivere qui! 11 mondo è questo, per noi, Noi non dovremo mai uscire di qui! — Ma, fa esitante Maria Bofia, dicono che oi dobbiamo sposare... — No, che orrore! Guarda, e stringe a sè la sorellina; guarda in cima alla torre del castello. Bai che ci sta una fata lassù? Si, credimi. Una volta sono salita in alto. Là c'è un corridoio lungo lungo, ho visto un'ombra in fondo, iiiiiiiiiiiiiiMiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiit sono scappata. Era lei, la fata cattiva. — Perchè, cattiva? — Perchè nei castelli c'è sempre la fata cattiva, la dimenticata, quella che aspetta a fare il suo dono per ultima. La vedi dietro i vetri della finestrino che oi guarda? Dopo un momento le due sorelle gettano uno strillo e si alzano per scappare a gambe levate. Hanno visto la fata, proprio davvero. Aveva due occhi rotondi e grandi, sembrava un gufo. 0 erano occhi vuoti? Ma due minuti dopo l'han già dimenticata. Sono andate in scuderia, entrambe hanno la passione dei cavalli e già cavalcano come amazzoni. Il deserto del cuore Il tempo passa. Dieci anni dopo Elisabetta, diventata imperatrice d'Austria, al posto di Nené, torna a Possi per il matrimonio di Maria Sofia, coll'erede del re di Napoli, Franceschiello, un povero diavolo di principe, timido, brutto, e consapevole di esserlo. — Anche tu dunque sarai regina, dice Elisabetta trascinando la sorella nel parco, anche tu avrai una suocera terribile e dei cognati ostili e ti sentirai nel mondo sola come in un deserto. Ah, Possi! t E' qui che io ho lasciato il mio cuore, è qui dove vorrei vivere e morire. Le montagne lontane, il lago, i fiori, gli abeti, i cavalli, tutto cid ohe amo è qui. Gli esseri umani, o mi ripugnano o mi fanno paura. — Ti. ricordi, dice Maria Sofia, quando mi raccontavi della fata cattiva che era lassù alla finestrino della torre? Elisabetta sorride tristemente. Se ne ricorda. Fantasie fanciullesche. Eppure deve essere vero. E' la fata cattiva che le ha dato il dono malvagio di non poter godere di nulla. E' bella, è imperatrice, suo marito è un bel giovine e l'ama, è madre, adora la poesia e la «atura, oppiare l'angoscia la rode, un tormento segreto si annida nelle radici del suo essere, l'inquietudine la spinse a fuggire. — Fuggire dove? Solo qui a Possi, potrei essere felice, forse tranquilla... Nessuna ritornerà Anche Nené pensa che a Possi potrebbe essere felice, Nené che ha inghiottito silenziosamente e dignitosamente l'affronto di vedersi respinta dal giovane imperatore, innamorato di Bisi, Nené che è diventata principessa di Taxis, ma che non i amata dal marito e forse nemmeno dai figli. E' diventata grassa, Nené, e il suo viso si è indurito. — Si la fata c'è, pensa Elisabetta, ma che nome avrà?... Pazzia, forse... Il tempo passa. La duchessa Ludovica ben presto se ne viene sola a Possi e siede nel parco, là dove si può vedere il castello silenzioso. Be ne sono andate le cinque fandulie, non si vedono più correre a cavallo coi capelli ai vento come VOlohirie, nè dileguare in veste bianca tra gli abeti. Son tutte maritate e tutte perfettamente infelici. Nené è vedova, ormai, r ha perso anche il suo primogenito adorato, ora è malata, straziata dal male fisico » morale. Elisabetta è l'immagine stessa dell'inquietudine, ella viaggia e viaggia, corre per il mondo intero, non si sa che cosa cerchi, lei ohe ha avuto tutto. Maria Bofia, un anno dopo il matrimonio, ha perso il trono, e si è messa a combattere per disperazione sugli spalti di Gaeta, vestita da amazzone, con un mantello nero e un cappello alla calabrese. Maria Sofia, dopo, ha avuto un amante dal quale le sono nate due gemelle. L'amante era etico, e le figlie pure. Quando pensa a Maria Bofia, il viso della duchessa Ludovica si fa severo ed élla scuote il capo. Matilde, il dolce Passerotto, diventata contessa di Trani, principessa di Borbone, piange straziata il marito che si è ucciso gettandosi in un lago. E Sofia Carlotta, che ha sposato il duca Ferdinando d'Alencon è .stata anche lei wttima di una passione extraconiugale, ma ora sembra calmata. Ma mai più le sue piccole torneranno insieme a Possi. Ogni tanto ne vede arrivare una, tenta di consolarla, le asciuga le lacrime, e poi la vede ripartile. Povere figlie, poveri cuoril II suo sguardo corre lassù alla finestrino della torre. Forse anohe lei vi vede un viso sinistro, il giorno in cui vengono a dirle che il nipote diletto, l'erede del trono d'Austria, il figlio di Elisabetta, si è ucciso a Mayerling, con la sua amante. Si, qualcuno ride a quella finestrella, qualcuno ride... Intanto portano via la povera duchessa, ed ella chiude gli occhi per sempre. No, le rose hanno un bel fiorire, e gli uccelli cantare, e il lago scintillare, nessuna delle cinque tornerà a Possi. Nel 1897 Sofia Carlotta, duchessa d'Alencon perisce miseramente nell'incendio del Bazar de la Charlté a Parigi e l'anno dopo, nel 1898 Elisabetta, sul lungolago di Ginevra, incontra colui che le dà finalmente quello che lei cerca da tanto tempo: la morte, con una stilettata al seno. In quanto a Nené essa è morta da un pezzo... Maria Sofia, ex-regina di Napoli, soppravvive a tutte. Sta a Parigi e riceve artisti e scrittori. Alphonse Daudet scrive inspirandosi a lei L«e rois en exit. Anche un pallido giovane mondano dagli occhi neri la frequenta assiduamente. Bi chiama Marcel Proust e lei non può immaginare che un giorno egli la metterà nel suo mondo fittiaio e meraviglioso, dove tra la duchessa di Guermantes, Odette Swann e quella peste di madame Verdurin, l»i sarà « la relne de Naples très bonne femme» definizione che forse non le piacerebbe, lei che ricorda sempre gli spalti di Gaeta. Dopo la prima guerra mondiale, vedova da un pezzo, sola e vecchia Maria Sofia va a Monaco dove muore nel 1925. E Possi? Forse nelle notti di luna e d'ine, ito qualche ombra bianca guizza tra gli abeti, in riva al lago, così come accade nelle vecchie fiabe, dove le principesse tornano morte nei luoghi che più hanno amato. Carola Prosperi IIIII1IIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!IIIIIIIIIIIIIIII1 La regina Maria Sofia L'Imperatrice Elisabetta • 1II'IIIIII1IIIIIIIIIIIIIII!IIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIII