AMORI dannunziani

AMORI dannunziani AMORI dannunziani L'altra sera un amico, banchiere e buongustaio di letteratura, conterraneo di D'Annunzio e collezionista delle sue opere, sosteneva con me il paradosso dell' impotenza amorosa del poeta. «Chi — egli diceva — si soddisfa, non ci rimugina poi su senza posa i. Osservai che D'Annunzio stesso, nel Libro segreto di Angelo Code», del 1935, aveva data una diversa spiegazione. Figliando nota del rimprovero frequente di esser fisso a una sola stella, replicava : — Sono eccessivo in tut. te le mie passioni. Se fumassi, non mi basterebbero 150 sigarette al giorno. Se giocassi, sbancherei Montecarlo. E quando sono in amore, mi ci aprofondo ». Con studiosa pazienza, bisogna raddrizzar testi etravolti, cercarne dei nuovi, ripulire e vagliare testimonianze. Si è messo per questa via Guy Tosi, che sulle carte del traduttore Georges Hérelle, disegna l'itinerario di D'Annunzio en Grece (ed. Calmann-Lévy, 1947) e lo confronta con le Laus vitae: ne vien fuori, un viaggiatore in cerca di avventure notturne, amante di discorsi grassi, e che copre di dracme inutilmente delle canzonettiste al Pireo. Se l'episodio Eleonora Duse-Fosoarina, è ancora da riscrivere, e sarà difficile, perchè sembra che molte lettere all'eroina del Fuoco, siano state distrutte; il quaderno Solus ad solam (1939), con la storia della follìa di Amaranta, è documento psicologico capitale. Ad esso si aggiunge ora il primo tomo — saranno quattro — del Livre secret de Donatella Cross (ed. del Pellicano, 1948, L. 2000), e la indagine delle fonti di Forse che sì forse che no, si complica. Amaranta-Giusini ha servito di modello all'eroina del romanzo, dove sono passate intere pagine di Solus nd solam ; ma anche Donatella vi si ritrova. In termini assai crudi, come intermezzo alla lunga lamentazione per la pazzìa di Amaranta, D'Annunzio rappresenta il suo connubio con un'altra donna, sposata e palpitante, e che egli fa sua con l'immagine di Amaranta negli occhi: era Donatella? L'editore del Livre secret, dice di sì, ma se verifichiamo* le date del Solus, non ne siamo affatto certi. Comunque, Donatella è l'ispiratrice di Fedra e del Martirio di.San Sebastianoivi non 6 più un personaggio secondario, e una controfigura, sta in primo piano. Badiamo tuttavia a non confonderla con la Donatella Arvale del Fuoco, la cantatrice che Angelo Cocles ritroverà, matronalmente svilup- Sata, a Firenze. Donatella rosa allo stato civile era la contessa Natalia Goioubeff, ohe aveva 26 anni allorchè incontrò D'Annunzio quarantacinquenne : moglie legittima di un nobiluomo, madre di due rampolli, bella come Diana cacciatrice, e «matta d'una mattezza slava». Morì, di fame e di freddo, nella lugubre Parigi occupata dai tedeschi, il lc novembre 1941, e per quanto l'editore del Livre secret, Pierre Pascal, con insopportabile piglio e illeggibile prosa, ne ritragga la vicenda, superati gli stanchi vezzi del suo stile, resta pur incancellabile l'immagine del. la vecchia maniaca, stretta alle ingiallite carte del suo passato, rifugiata in una schifosa stamberga, errante in cerca di sussidi: la dama dei levrieri, scolpita da Roditi, adorata da D'Annunzio, è finita così, il marito impiegatuccio francese in Asia in missione archeologica, i figli disperai. Donatella splendeva al tempo della Capponcina, quando Gabriele, aviatore novizio e pioniere dell'automobilismo, viveva fra cavalli, cani e gentildonne a Settignano. Della mondanità dannunziana, si vedono bene le origini in Roma senza lupa: 1882-1888 (ed. Domue, 1948; L. 1600); gli articoli di cronaca galante raccolti ora da Pietro Paolo Trompeo e Antonio Baldini, scegliendoli dalle collezioni della Tribuna. Il provinciale poeta fu per tutta la vita affascinato dalla società elegante, dal pubblico dei grandi alberghi, dalle musiche wagneriane, da costumi e vestiti: quando dice: cho preso il thè», gli sembra di aver fatto cosa rara e squisita. Il fascio di lettere del Livre secret, ce lo mostra nel furore e nel fervore della composizione, nell' accanimento del piacere, sempre occupato della donna che ama (e ciò basterebbe a spiegare il suo successo: sapeva dare, e forse dava sinceramente, all'amica, il senso di esser importante, continuamente presènte in lui): ricordi, impazienze, rievocazioni, fantasti¬ cherie, sono una tastiera che egli adopera con maestria, gli servono per suscitare una atmosfera incantata, dove letteratura e musica costituiscono ingredienti essenziali, creano un fascino irresistibile. Gabriele fabbrica l'amore, la passione, allo stesso modo con cui crea un libro, li ravviva, li conserva: qui è la sua forza e il suo sortilegio. Donatella, come tante altre, ne fu presa e distrutta. Non sembra avesse una personalità possente, una tempra d'eccezione: cantava, traduceva, aspirava a diventare un'attrice, ma in fondo restava una signora del bel mondo, un , po' sciocca. E quando il luogo stregato entro cui D'Annunzio l'aveva tratta, cominciò a scolorire, e caddero le sue speranze, non si diede più pace. La sua vicenda era cominciata come l'avventura di una signora della società elegante, ouriosa e con tendenze artietiche, e si chiudeva in tragedia. Senza la rivoluzione russa del 1917, Donatella sarebbe invecchiata placidamente nei suoi domini, o sulla Costa Azzurra avrebbe dimenticato Gabriele. Invece, tagliata fuori dal suo ambiente, privata della sua fortuna, povera vecchia stravagante, si '-oise con tutte le sue forze a rimpiangere l'età felice; tentò, nei ricordi, di ignorare lo squallore che la circondava. Le pagine che Pierre Pascal ha salvato dal suo naufragio, sono preziose perchè ci presentano, al completo, la tecnica amorosa dannunziana: in Solus ad solam avevamo il monologo dell'uomo, qui appaiono anche le risposte dell'amante, così puerili, ingenuamente letterarie, in un italiano costruito e ortografato alla francese, che ci lasciano con un po' di malinconia. Leggendole, non vediamo Fedra o Isabella, e appena l'equivoca snellezza del San Sebastiano: Donatella ha prestato un'immagine, ma il torbido furore dei personaggi ce l'ha messo D'Annunzio. A parte alcuni scatti, talune audacie d'amore, essa ci appare candida e bonaria, e i suoi sentimenti astiai comuni. La gran dama, ha la natura di una sartina, e come lei si comporta. Se riprendiamo Roma senza lupa, ch'è una prima stampa del Piacere, ricollochiamo Donatella nel suo ambiente e constatiamo quante droghe letterarie ci sono volute per fare, di quelle brave signore, delle eroine da romanzo. Il genio di D'Annunzio era nella contaminazione libresca dei soggetti, e il racconto del viaggio in Grecia, di contro alla poesia delle Laus vitae, ce ne dà la riprova. Viaggiatore frettoloso e distratto, cattivo osservatore, nutriva le proprie visioni con testi classici e dizionari, e così giungeva all'arte. Trasfigurò in «Fedra indimenticabile» la semplice Donatella; e lui che aveva orrore delle attrici (si leggano, nel Livre secret, le righe su Irma Granitica) foggiò, con la «cabotine» Duse, la Foscarina; e con la ricca dilettante Ida Rubinstein, la Pisanella. Quando trovava un' insaziabile, come Maria Gravina, difendeva in pratica, aspramente (D'A. en Grece, pag. 28) la propria integrità cerebrale. In fondo, tutte gli servirono come materiale poetico. Di femmine, le lece Muse. Arrigo Cajumi ■IIItllllllllllHlllllllllilllinilllllllllllllUMIIIIIIIII

Luoghi citati: Asia, Firenze, Grecia, Montecarlo, Parigi, Roma