De Gasperi parla al popolo di Roma

De Gasperi parla al popolo di Roma De Gasperi parla al popolo di Roma "La nostra vittoria è vittoria per tutti: libertà per i partiti e le organizzazioni sindacali, difesa della democrazia,, - "Noi guardiamo in avanti e attueremo le grandi riforme sociali,, - Un convegno socialista per rivedere il patto d'azione col P. C. I. - Patrissi, Giannini e Finocchiaro Aprile bocciati Roma, 21 aprile. < E adesso come si fa ? > ha detto De Gasperi, nel pomeriggio, quando Sceiba gli ha fatto vedere, coi risultati definitivi delle elezioni, la relativa distribuzione dei seggi. Erano troppi alla Democrazia, cristiana e il capo della D.C. era .il primo a provarne un certo sgomento. Sceiba ha allargato le braccia limitandosi a dire: « Ma è la legge elettorale, quella che conosciamo,, la stessa sostanzialmente che è servita per la Costituente ». De Gasperi è rimasto pensieroso, ma è certo-che pochi minuti dopo, quando si è trovato sul balcone del comitato romano della Democrazia cristiana, che ha sede in via del Corso, ed ha risposto con larghi gesti al saluto cordiale della fòlla, proprio lui, il vincitore, era.il me¬ no esultante di tutti gli elettori che lo acclamavano. La notizia circa la ripartizione dei seggi non era ancora conosciuta dal grande pubblico: un'edizione straordinaria di un quotidiano del pomeriggio si stava appena diffondendo e pochi ancora valutavano la portata dell'avvenimento. Dal balcone De Gasperi diceva: « Io intendo garantire i diritti delle minoranze. La battaglia che abbiamo combattuta è battaglia di libertà, per la libertà di tutti, e la vittoria è per tutti >. E' stato molto applaudito, quasi ad ogni periodo; soltanto nella vicina galleria gli strilloni dei quotidiani frontisti cercavano, annunciandone clamorosamente i titoli, di contrastare l'udibilità degli altoparlanti e qualche battibecco è scoppiato fra strilloni e ascoltatori. De Ga¬ speri ha difeso la Chiesa e il clero dalle accuse che sono state loro mosse nel corso di una campagna che egli ha definito «lurida» e ha fatto promesse e preso impegni per la politica sociale da realizzare: « Qual è il programma di riforme che aspetta il-popolo? — ha detto. — Il popolo aspetta la lotta contro la disoccupazione, aspetta la riforma agraria. « Tutto questo verrà fatto. Noi non siamo dei reazionari che guardiamo indietro, noi guardiamo avanti e faremo la riforma ». Una minaccia di Di Vittorio Anche nel.corso di un colloquio che ha avuto nell'Interno del palazzo con i dirigenti del suo partito, ha tenuto a ripetere il concetto dei progressismo al quale egli intende ispirarsi: « Io sono sempre il vecchio cristiano sociale che fui in gioventù e non intendo rinnegare quella che è stata la prima Ispirazione della mia vita politica». E il segretario democristiano della C.G.I.L., on. Pastore, è tornato sul tenia, assicurando ai giornalisti che 1 lavoratori non hanno nulla da temere: «I milioni di operai, contadini e impiegati che seguono la democrazia cristiana e altri partiti sicuramente democratici, come il P.S.L.I., il Partito Repubblicano e molti altri del lavoratori, si professano indipendenti. E' evidente che quando uno di questi partiti fosse al governo, i lavoratori ne sarebbero sicu ramente ed efficacemente rap presentati, sic che ci sia o non ci sia il partito comunista ». Di Vittorio, in dichiarazioni precedenti, aveva condizionato la collaborazione della C.G.I.L. col Governo alla presenza in esso o meno del Fronte social comunista: « Di Vittorio, che per solito è tanto cauto — ha osservato Pastore, — questa volta è stato per lo meno imprudente. Egli ha commesso un grave abuso ponendo condizioni di carattere politico Egli sa bene che le valutazioni politiche non possono che divìderci ». Su questo accenno di larvata minaccia all'unità sindacale, Pastore ci ha lasciati. Romita è stato quindi preso al varco ed ha confermato di voler chiedere la convocazione il più presto possibile di un congresso del partito socialista italiano: « Questa volta combatterò perchè i socialisti democratici che ancora sono nel partito socialista italiano seguano la via tradizionale del socialismo democratico ». In una lettera che ha firmato assieme ad altri compagni — Calogero, Gra, Morara, Scipione, Spinelli — ha invitato difatti i socialisti a partecipare ad un comitato Si iniziativa da riunirsi domenica prossima in un locale di via Porta Pinciana per l'esame della situazione del P.S.I., che minaccia di essere travolto dallo snaturamento progressivo « nascente da un complesso di inferiorità nel quale rischia dì annullarsi per l'incomprensione della sua particolare indole tradizionale ». Il comitato si occuperà essenzialmente del patto d'unità d'azione col partito comunista, che non intende riconoscere: nessun aggregamento al partito comunista italiano, nessun patto d'unità d'azione, ma solo due partiti che possono collaborare tutte le volte che l'interesse della classe lavoratrice 10 richieda. Poi chiederà che l'« Avanti!», il tradizionale quotidiano del partito, torni sotto l'egida di «Unità Socialista » perchè deve tornare, come nella tradizione, ai socialisti democratici. Poi si occuperà del piano Marshall, al cui,riguardo Romita condanna aspramente la posizione assunta dal partito comunista. L'iniziativa di. Romita potrà incontrare tanto maggior favore — qui si dice — quanto più i comunisti insisteranno nell'atteggiamento che Scoccimarro oggi ha preannunciato: « Cosa faremo? E' chiaro: dopo una vittoria ottenuta dagli avversari con metodi di terrorismo religioso, noi non potremo limitarci all'opposizione parlamentare, ma condurremo la nostra lotta contro il governo in tutto il Paese, valendoci di tutti quei mezzi che ci sono indicati dalla nostra concezione della democrazia di tipo nuovo ». Deputati che scompaiono Come è noto, la democrazia di tipo nuovo- non riconosce infatti nel Parlamento il solo strumento politico esistente: ma funzioni politiche attribuisce 'anche ad una serie di altri organismi, come ì sindacati, le leghe dei comuni democratici e tutte le altre forme di organizzazione che sono state in questi ultimi tempi figliate dal fronte democratico popolare. Per-tranquillità dei lettori ci limiteremo a ricordare che nel congresso di Milano, dove fu stesa la carta statutaria dèlia democrazia di tipo nuovo, è stato sempre escluso ogni esplicito riferimento al ricorso a un'azione di forza. Ciò detto, per la giornata resta poco da dire: è una giornata piena di sorprese ed è stata fonte di amarissime delusioni: dei deputati alla Costituente, tanto per dire l'argomento che è l'oggetto di tutti i commenti di stasera, non torneranno alla Camera i quattro « ieaders » delle quattro più note correnti in cui si divise il qualunquismo: non Tieri, che è fallito colla sua lista della cosidetta destra; non Selvaggi, monarchico, che non è stato eletto a Roma e che, non essendo compreso nella lista nazionale, resterà fuori da Montecitorio; e non Patrissi, che non ha totalizzato 1 voti necessari a un quoziente nazionalista; ma nemmeno Giannini tornerà alla Camera. E questa è la sorpresa più clamorosa della giornata. Giannini non si è iscritto nella lista nazionale, lasciando 11 posto alla sorella Olga; perciò alla Camera, sconfitto il « leader » nei tre collegi dove si è presentato, ci sarà sempre il nome di Giannini, m» portato da Olga anziché da Guglielmo.' Un altro fiasco clamoroso è quello di Finocchiaro Aprile in Sicilia: era senatore di diruto e aveva rinunciato alla designazione per combattere la sua battaglia elettorale: e l'ha perduta. Corbino stesso è stato in qualche difficoltà. v. g. Presidente del Consiglio parla alla folla (Telefoto)

Luoghi citati: Milano, Roma, Sicilia