Mussolini poveruomo

Mussolini poveruomo Mussolini poveruomo Ho letto testé In un giornale l^svizzero ohe Edda Ciano, Inter- venuta alla seduta di fondazione del « Movimento Italiano femminile » (succursale del MSI), è stata presentata come «la figlia del più grande italiano di tutti i tempi». E invece, più si leggono documenti autentici del pensiero del duce, più si vede ch'egli era negato per la politica': voglio intendere, la grande polìtica, la politica vera. Rimane sempre che Mussolini ebbe doti eccezionali di organizzatore e animatore; tutto sta a vedere ciò che da queste doti egli abbia tratto, o piuttosto, lo si è veduto. Come demagogo, l'uomo fu notevole: come costruttore politico riuscì poco più che zero. Dalla raccolta di colloqui diplomatici verbalizzati da Ciano, pubblicata da Mondadori (L'Europa verso la catastrofe) appare fra l'altro come gli mancasse la facoltà (che pure non è di primissima categoria) di saper trattare facendo valere il suo peso in confronto a quello dell'altra parte. Capitava a Mussolini di precipitarsi a capo basso ad accettare le posizioni altrui, a darsi mani e piedi legati all'amico prescelto, sia per affettazione di lealtà (niente più girl di valzer, fu uno dei suoi motti), sia per mostrarsi uomo risoluto tutto di un pezzo. La sua megalomania si trasformava cosi comicamente in masochismo. Ciò gli capitava perfino con piccoli stati come l'Ungheria di Horty, che egli ebbe per qualche anno, o avrebbe potuto avere, in pugno. Un ottimo uso di questa sua temporanea influenza egli avrebbe potuto fare, nell'interesse dell'Italia e della pace europea, procurando una intesa o almeno un riavvicinamento, fra Ungheria e Rumenta. Invece lo sentiamo proclamare, senza che gli ungheresi glielo chiedessero, che egli si regolerà nei suoi rapporti col secondo paese nè più nè meno di come vorrà il primo. « Il Duce di chiara (leggiamo in data 3 maggio 1937) che da pa' te sua non è disposto a far niente con 1 rumeni se gli ungheresi non danno prima 11 loro placet ». Dice proprio cosi: il loro placet. E questa idea la trova cosi giusta che la ripete in seguito un paio di volte. Se questo era il suo contegno servile verso l'Ungheria, figurarsi verso la Germania! Al momento della conclusione del Patto di acciaio (su cui abbiamo ora l'esauriente studio diplomatico di Mario Toscano, nella « Rivista di studi politici internazionali» del 1917), Mussolini non si curò neppure di stendere lui un abbozzo del funesto trattato, e accettò con qualche modifica marginale 11 progetto Ribbentrop. Ciano, quando ebbe letto quel documento, disse (e registrò nel suo Diario) : < Non ho mal letto un patto slmile; è vera e propria dinamite ». Infatti, esso stabiliva una solidarietà di guerra difensiva e offensiva, assoluta in una parola, tra 1 due paesi: se uno di essi fosse trascinalo in complicazioni guerresche, con una o più potenze, l'altro si impegnava a intervenire Immediatamente a sostenerlo con tutte le sue forze. Era qualche cosa di inaudito, nella storia della diplomazia, almeno dal 1871. in poi: in tutte le alleanze di questo periodo si era sempre considerato il caso della difesa contro un'aggressione. Mussolini rinunciava a questa garanzia proprio all'indomani di quel discorso di Hitler del 28 aprile 1939, in cui questi aveva disdetto il patto di non aggressione con la Polonia del 1934 e 11 trattato navale con l'Inghilterra del 1935. Dalla prima disdetta, come si sa, usci la seconda guerra mondiale, In ogni trattato di alleanza c'è una parte più debole e una parte più forte. La parte più debole ha il maggiore interesse a garantirsi di non essere trascinata dall'altra in conflitti non necessari, e per lei non giovevoli, o inopportuni. E il bello è che Mussolini, al momento di concludere il patto di acciaio, si preoccupava enormemente di differire lo scoppio di un conflitto europeoperchè riteneva di aver bisogno di una preparazione di tre o quattro anni. Ma d'altra parte il duce sarebbe stato Imbarazzato a respingere la clausola offensiva, dal momento che già nell'ottobre 1938 aveva proclamato con Ribbentrop: «Noi non dobbiamo fare un'alleanza puramente difensiva. Non ve ne sarebbe bisogno, perchè nessuno, pensa di attaccare glstati totalitari. Vogliamo invece fare un'alleanza per cambiare la carta geografica demondo». Parole che potrebbero essere incise sul sepolcro dchi le pronunciò, come sua definitiva e perpetua condanna. Anche in quel colloquio de1938 Mussolini praticò il suo metodo, di buttar via le sue carte e darsi in braccio all'amico, che in politica è pur sempre un avversarlo. Egli ssbracciò ad assicurare cheprima di concludere l'alleanza con la Germania, « niente sarà fatto tra noi, la Francia e l'Inghilterra». Dava cosi senz'altro un diritto di veto alla Germania sulla politica estera italiana. Più tardi, alla vigilia di portare l'Italia in guerra, necolloquio del 18 marzo IMO con Hitler al Brennero, ascolta In rispettoso silenzio la dimostrazione che Hitler gli fa dell'as soluta superiorità militare della Germania, e poi rincalza peconto suo dicendo che la Germania non ha bisogno dell'aiuto militare dell'Italia: proprinel momento stesso in cui simpegna a darglielo. Questche abbiamo chiamato masochismo di' Mussolini aveva avuto una manifestazione ancorpiù stupefacente prima dellguerra, a proposito dell'Austri ^n dal novembre '37 Mussolini aveva fatto con Ribbentrop piazza pulita della sua politica austriaca, dicendo che era stanco di fare la sentinella all'indipendenza dell'Austria e che 1 francesi sapevano che in caso di una crisi austriaca l'Italia non farebbe niente. Questa stupefacente capitolazione viene compiuta al primo accenno che Ribbentrop fa della necessità di risolvere la questione austriaca: non c'è 11 minimo corrispettivo; appena la riserva della preventiva informazione (che Hitler dette all'ultimo momento). In verità, se un torto hanno avuto gli italiani riguardo a Mussolini, è stato non di obbedirgli (perchè qui c'era la forza), ma di crederlo un grand'uomo. Non sono stati però 1 soli. Luigi Salvatorelli Oswald Mosley (a destra) ha smesso la camicia bruna, ma non la speranza d'un «nuovo ordine». Insieme alla bella moglie riceve all'aeroporto di Londra Oswald Pirow l'ex ministro del Sud Africa, che nel 1939 si dimise per non far guerra alla Germania. Ygilia lllllllllinilllllillHlllflllltH«tllinil9llllllllltllliltllllllllllIlltllIttHl)l1ltlltlllllitlllltlllIllllllBfIIIUIIltllMllllllllItlIlllllllllllllllll1IIIU IIIIIIIIIII