I giganti nella bufera

I giganti nella bufera I giganti nella bufera Re Lear,, al Carignano Nel giorni scorsi l'amatore di teatro, passeggiando inseguito dalla coloritissima e un po' irritante parata del manifesti elettorali, ebbe una sorpresa col fiocchi. In questa scarsità, diciamo miseria teatrale, ecco apparire in un solo cartellone l'annuncio di ben quattro tra 1 più potenti drammi del mondo, Re Lear, Maobeth, Otello, Amleto, tutta una settimana dedicata a Shakespeare, il più arduo Shakespeare. L'attore che si presenta in tal-programma è senza dubbio uomo di fegato; è Renzo Ricci. Carle Lamb scrisse che Re Lear non può essere rappresentato. Severo giudizio. E non si riferiva soltanto alle pagliaccesche scenografie Inadatte a simulare la grande bufera nella quale pur giganteggia, orrendo pazzo pietoso, Lear; ma proprio alla tempesta morale, al sinistro travolgimento interiore che sfasciano l'anima del re. Nessun attore egli asseriva è adatto a rappresentare Lear. La natura, selvaggia, scatenata, è la divinità di questo poema dal ritmo folto e vasto; gli Istinti insanabili vi soppiantano ogni legge 0 legame; lo spirito, incarnato in Lear, non può più contenere se stesso, come con estrema lucidità ebbe a dire Jacques Copeau, e si spezza, e lascia libero il passo tciiiiiiiiiiiiciiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiia o e . è . i o n e i o a all' universo che l'invade. Invano Re Lear si scaglia in una battaglia mitica; l'uomo e tutte le forze del mondo si assaltano, si divorano reciprocamente, mentre da inaccessibili profondità l'inconoscibile prorompe con furia demoniaca, sconfinante, vertiginosa. Perciò questo fu anche detto poema cosmico, E il petto di Lear è davvero balenante di stelle, e ir suo volto è fatto trasparente dal dolore e dalla follia. Ha forse ragione Lamb, ed anche Copeau con le sue mirabili sottigliezze, o Coleridge quando paragona Re Lear ad una pittura Immaginata da Dante, eseguita da Michelangelo. . Ma se si dovesse poi dar retta a questi intellettuali, alle loro deliziose immagini, al loro concetti lirici, di teatro non se ne farebbe più.-Venga dunque avanti l'attore, con 1 suoi diritti. Chi vede in Re Lear troppe cose incompatibili con il palcoscenico, si prenda il testo e se lo legga fantasticando. Tragedia della concupiscenza primordiale, della scelleratezza, della barbarle, situata in un tempo vetustissimo, al di là della storia, non v'è nulla che la redima. O almeno così appare, Tutto qui è pagano, e 11 riso del buffone è anch' esso impregnato di un che di naturalistico, espressione di un mondo nel quale ancora si aggirano 1 grandi draghi di nebbia... E' uno spettacolo questo nel quale si cavano gli occhi alle vittime, con le mani fatte artigli. Ma v' 6 Cordelia. E con Cordelia si leva una grazia, una luce tenace, perpetua, anche se vinta. E' la carità, casta, umile, dal melanconico sorriso, nell'eterno conflitto della natura e di Dio I suoi diritti, l'attore, Renzo Ricci, iersera II ha fatti ampiamente valere. Non è egli certo attore pigro o senza passione. Non v'è fatica, o cimento, che lo intimidiscano. E questo tenace accostarsi ai grandi è un buon segno. Come ha rappresentato la tragedia? Queste domande sono a volta un po' vane. L'ha rappresentata con 1 mezzi che sono suoi; voce squll lante, foga che incalza, netti chiaroscuri. E poi, con la dizione un po' precipitosa, con 11 fraseggio un pò prezioso, qualche «largo » cantante, e l'esaltazione di ogni battuta, l'accendersi spesso virtuoslstico di ogni parola. Ne è venuto il Re Lear che ci si poteva aspettare da lui: tenuto su una linea maestosa e alta, inquadrato da una certa rettorlca teatrale, ricchissimo di espressioni e accenti, or crudi or patetici, che facevano scrosciare il pubblico in battimani. Degna impresa, attuata con vigoria e con fuoco. I suoi compagni furono piuttosto fiacchi, non raggiunsero mal il suo tono; e cosi, sulla scena, l'intimo e disperso -ì £em"° del Poema non P"s,°: l, , i o o i l e a à e o o a o e 3, r py b. , a i 9 e Ma rimase impressionante lo spettacolo accentrato in Lear; e l'attore ne fu compensato da '•pplausi grandissimi, f. b.

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