Scambio di accuse

Scambio di accuse Scambio di accuse 3Iosca cederebbe su Trieste ? (Dal nostro corrispondente) Washington, 10 aprile. Che la Russia sovietica per bocca di Andrei Gromyko, ponesse il veto al consiglio di sicurezza della N. U. per la ammissione dell'Italia era scontato in anticipo. A Washington non lo si dubitava affatto, in particolare dopo gli ultimi sviluppi della situazione. La riunione è stata molto animata. Prima è stata proposta l'ammissione della Birmania, che è stata accolta senza obiezioni. Poi hanno avuto inizio i -discorsi. Il delegato francese Parodi ha appoggiato l'Italia che ha definito « grande paese democratico e pacifico ». Anche il rappresentante inglese ha sostenuto la tesi favorevole all'Italia. Nove contro due «Diretto ricatto» ha definito Oromyko l'azione americana, che ha tacciato di carattere evidentemente elettorale. Warren Austin, dal canto suo, ha ricano sull'irrigidimento sovietico, ribadendo le ragioni per cui i paesi occidentali non ritengono ammissibili dU'U.N.O. i tre Paesi apvoggiati dalla Russia. Bono le ragioni già note sin da quando la questione si è aperta, e che si ricollegano direttamente ai caratteri fondamentali dei governi ungherese, albanese e bulgaro. Austin ha ricordato alla Russia che con il suo atteggiamento mostra di non voler « compiere un atto di amicizia verso il popolo italiano ». La votazione si è chiusa con il risultato ormai classico: nove a due, dove i « due » sono facilmente identificabili nella Russia e nell'Ucraina. E così, per la prima volta da ottobre e per la ventitreesima volta dalla istituzione delie N. U., l'U.R.S.B. ha esercitato il diritto di veto. Subito ha ripreso la parola l'americano Austin esprimendo il suo sdegno, rosso in viso e concitato nel discorso, per « l'abuso del diritto di veto col quale la Russia persiste ad annullare la volontà della maggioranza ». Egli ha in sostanza proposto che l'Italia sia ugualmente ammessa «de facto » ss non « de imre* e prenda parte alle sedute ed alle discussioni sia pure senza il diritto di voto. Poi, terminata la seduta, ha avuto un colloquio con il nostro osservatore alVU.N.O. Dunque, Mosca non ha giocato la carta a sensazione che avrebbe indubbiamente prodotto in Italia notevole impressione, e che comunque avrebbe permesso all'estrema sinistra italiana di far leva su un formidabile fulcro. Naturalmente, si osserva a Washington, il Cremlino aveva studiato a fondo i prò e i contro della situazione ed ha concluso che il gioco non valeva la candela. D'altra parte, questi osservatori sono convinti che la Russia non giungerà alle elezioni italiane senea far qualcosa per impressionare l'opinione pubblica del paese. Tanto più dopo l'odierna opposizione all'ammissione di Roma tra le N. XI., che- stride con il coro di voci favorevoli dei delegati francese, belga, argentino, britannico, canadese, di tutti insomma tranne i due del blocco orientale. I progetti degli S. U. Quale sarà l'azione russa? Senza dubbio, si dice in questi ambienti, una manovra spettacolare. Forse la rinuncia ai cento milioni di dollari di riparazioni, forse la rinuncia alle navi italiane assegnate a Mosca in fòrza del trattato di pace. Forse, addirittura una adesione a trattative sulla questione di Trieste. Ma si rileva anche che il Cremlino sembra assai restìo a fare concessioni che vadano oltre un certo limite, e a tradurle in ohe colonia Somalia. Intanto, viene confermato che è allo studio del Dipartimento di Stato un piano per l'eventuale adesione degli Siati Uniti al Patta dì allenza occidentale, per quanto Washington attenda che il primo passo in questo senso venga compiuto dai paesi europei stessi. L'espressione « piano » non è del tutto esatta poiché, a quanto si sa, si tratta di un complesso di progitti, che variano dalla piena adesione al semplice appoggio di massima. Parallelamente, si va dall'aiuto semplicetti? nte economico alla fornitura- di armi. Ma in ogni caso si aspetta una ri¬ atto. Questo vale soprattutto per la questione giuliana, in quanto Mosca non può tralasciare di tutelare gli interessi di Tito. Vi è anche chi ritiene che Mosca accetti il nuovo invito di restituire Trieste all'Italia mettendo per condizione che gli altri stati siano d'accordo circa il ritorno sotto la sovranità italiana delle antv Libia, Eritrea e ì chiesta dei Paesi interessati, Spaak che si trova in visita a Washington e Lovett hanno già discusso la questione. Il Premier belga ne ha parlato, a quanto si dice, anche con alcuni influenti senatori e non è ignoto che i capi responsabili degli organismi di difesa americani, ed i funzionari del Dipartimento di Stato più vicini aMarshall,'hanno'ripetiti tornente esaminato il proble ma. ' Edoardo Depuri

Persone citate: Andrei Gromyko, Edoardo Depuri, Lovett, Parodi, Spaak, Warren Austin