Un'ambasciatrice eccentrica di Francesco Bernardelli

Un'ambasciatrice eccentrica Un'ambasciatrice eccentrica Paolina di Metternich, maliziosa e impertinente, alla corte di Napoleone 111 Imitava le canzonettiste; lanciò il tipo della falsa magra e il gran sarto Worth - Con lei si passa dall'eleganza araldica alla baraonda brillante llllllIlIMiltllHIllllHIllllll 1 Inquieta per le scappate extra-coniugali di Napoleone III, l'imperatrice Eugenia chiese un giorno a Paolina di Metternich, ambasciatrice d'Austria: — E voi, non siete gelosa di vostro maritai Come fate ad assicurarvi la sua fedeltà t I/ambasciatrioe ebbe negli occhi un lampo breve: — Oh, moi, vous savez, Je lui casse tous les jcurs une patte. Paolina era quello che i francesi dicono une peste; ma era anche un'illustre signora, e l'incontro di un sangue superbissimo con l'irresistibile monelleria fecero di lei una delle donne più curiose del secolo scorso. Trabuco in bocca, atteggiamento provocante, Paolina era una eccentrica; ed era anche la impertinente animatrice di quella corte di Oompiàgne che senna di lei sarebbe stata un pozzo di noia. Nettamente brutta: bocca, larga, nasetto ■schiacciato, con qualcosa d'irritante: Je ne suis pas laide, je suis pire, avrebbe potuto dire di sé. Irritante e ambigua. Perohè in questa imitatrice delle canterine di caffèconcerto, che si diceva avesse preso lesioni dalla famosa Théresa (la creatrice di C'est dans l'nez qu'ca m'chatouille), in questa principessa dal Mnguaggio ardito, e nelle sue libertà e licenze, si sentiva ancor troppo la prepotenza} autoritaria, e la presunzione, di una razza di dominatori. Le bionde sfolgoravano In quanto a sangue, era figlia di una Metternich e di un erculeo gentiluomo magiaro, il conte Maurizio Sandor, gran cavallerizzo e domatore di puledri selvaggi, patrizio autentico, spirito gaio ed eccessivo, che fini nella pazzia. C'era dunque nella sua struttura psicologica, di che farne un tipo. Parigi era allora un gran Illlllllllllllllllllllllllllll Illlllllie trionfo di donne belle. Le bionde sfolgoravano: dame capricciose, facili, pazzerellone. ha Metternich era di un biondo cenere ohe tendeva al rosso. Con il vitino da vespa, le graziette sfacciate, l'incomparabile disinvoltura, assunse ben presto, tra l'opulenza, la figura piccante di un folletto di corte. Organizza feste, balli, rappresentazioni, commediole e riviste, scherzi e sciarade, ed è sempre la vedetta di ogni spettacolo. Fu lei a presentarsi una volta ai sovrani in costume da fiaccheraio, una macchietta da varietà, ed a cantare un couplet famoso: Et nous allons en rlmbambelle Faire trois fois le tour du lac, Bn rentrant J'ouvre la portière Et souvect dans l'intérleur J'al retrouvé la jarretière De la demoisello d'honneur... Un povero diavolo di musicante, esrorto di teatro, dopo averla ascoltata alle prove, esclamò: «Gli altri sono dilettanti; mais madame Metternich c'est une vraie cabotine! ». Donna elegante, anche nella moda fu ribelle; dichiarò guerra alla crinolina e la sbaragliò, lanciò il tipo della falsa magra e il gran sarto Worth. Osserva Jules Gesztesi, ohe le ha dedicato ora un volume (« Pauline de Metternich» - Flammarlon), che certo, perohè ella riuscisse a far tanto chiasso, ci voleva una corte come questa di .Parigi, ove l'Imperatrice le era amica, e le Altezze di fresca data, e le peccatrici di sangue bleu... Un giorno mister Worth si presenta a casa sua con certi diseani e bozzetti strani e divertenti: un'occhiata, e subito Paolina ordina due vestiti da trecento franchi l'uno. Il mercoledì seguente si presenta a un gran ballo di corte oon uno dei capolavori di Worth: tulle bianco lamé d'argento, guarnito di margheritine rosa in ciuffi d'erbe leggere. I/Imperatrice adoc- ohia il vestito, Worth ha fatto il colpo. E diviene il despota della moda, governa e brutalizza quelle povere grandi dame. Schoil, il giornalista, se ne indigna, e attacca Worth e la follia delle donne: tE come osa questo tartufo — egli scrive —, far scivolare durante le prove le sue mani di mercante su quei corpi di patrizie! ». Ahimè, mai i moralisti si dovrebbero impicciare negli affari delle donne! Paolina andò sulle furie, e, secondo la stretta logica femminile, non se la prese con le mani ardite di Worth, ma con la penna severa di Schoil, il quale finì col chiedere scusa in versi. Bel moralista! II gusto di épater Al carnevale della sua corte assisteva con i grandi occhi velati Napoleone III (la « grande incompétence méconnue», come diceva Bismarck). Per conto suo, non si lasciava sfuggire le avventure, poi riprendeva l'aria amletica, e scriveva la storia di Giulio Cesare. Piaceri, follie, regime poliziesco e aneddoti scabrosi. Proudhon grida al regno della pornoorazia, Paolina vi si aggira col gusto matto di épater nobiltà e borghesia; l'Imperatrice, con la mano leggiadra su un atlante, sogna di fare il mondo a fette e di dominarlo dalle Tuileries. E quando l'Imperatore conduce Loulou, il principe imperiale, a Bagattelle, a prendere una boccata d'aria, il suo phaéton incrocia la demi-daumont della pseudo-regina Pomaré, il tilbury della Mogador e l'attacco inglese di Cora Pearl. Cocottes e cocodettes, che sarebbero le dame della banda Metternich, si fanno allegramente una specie di concorrenza: almeno nei gusti, nella moda, nell'esibizionismo. Ma Paolina, adoratrice del suo mondo austriaco, pur tra i capricci, coglieva certe sfumature ev differenze. A un ballo delle Tuileries la moglie di un alto funzionario rifiuta di ballare con un giovane ufficiale. Paolina corre dall'Imperatrice, e subite le racconta: « Recentemente, alla Hofburg, l'Imperatore Francesco Giuseppe ha assistito a una sgarbatezza del genere. Allora, voltosi all'ufficialetto, lo ha pregato di seguirlo, e lo ha condotto innanzi a una gran signora, certo non giovanissima: " Ecco, tenente, una signora che non rifiuterà di ballare con voi, se l'inviterete ". Z#a signora era la madre dell'Imperatore, l'Arciduchessa Sofia ». Certe arie ancien regime Eugenia cercava di darsele, tuttavia. Ma la bigotteria spagnola, la sfrenata ambizione e gli istinti da andalusa non le giovavano. Avvicinandosi i tempi torbidi ^Imperatrice cercò il conforto della religione; vestita come un'infanta di Spagna, nella Cappella delle Tuileries dall'aria lievemente vietata, ella ascoltava con Paolina i sermoni di Monsignor Bauer; e poiché Paolina era vestita di crèpe bianco con nodi rossi e aveva in testa un'aigrette di rubini e diamanti, cosi Monsignore ebbe un'eccellente occasione di spiegare ohe i brillanti di Paolina simboleggiavano le lagrime e i nodi rossi il sangue versato sul Golgota. Curioso dettino Tra le arrischiate similitudini e il gran tralalà dell'Esposizione del '67, l'Impero sx avviava alla distruzione. Pierre Loti, giovanissimo, s'innamorava della bella Imperatrice; e i suoi sospiri romantici si sperdevano nel rumoroso festival imperiale. Quando si rappresentò la Grande-Duchesse de Gerolstein di Offenbaoh, la censura s'impressionò di un lepido rapporto del generale alla granduchessa: Madame, en Jlx-hult Jours, j'al termine la guerre. Presa'a poco in diciotto giorni i Prussiani avevano battuto gli Austriaci: Sadowa. Ma questo parevano amenità piacevoli, e in un palchetto i due Metternich, l'ambasciatore e Paolina, assistevano ai maneggi prooaci della Schncider che, con la lunga coda d'er¬ mellino e la corona in testa, appariva la vera sovrana — dice il Gesztesi — di tutta un'epoca. E vien fatto di domandarsi da quale curioso destino proprio la nuora e nipote del grande Metternich fosse stata designata a segnare, anche nei costumi delle alte classi sociali, il trapasso dalla tradizione araldica, alla brillante baraonda di un mondo bilanciato tra gli atéliers dei grandi sarti e le tavole del caffè-concerto. Ella diede un volto sarcastico e spregiudicato alla stupida gonfiezza di un impero di parvenus. Francesco Giuseppe, che di certe cose si intendeva, trovò che in sostanza le buffonerie e le eccentricità di Paolina, ohe sarebbero state fuor di posto a Vienna, andavano benissimo a Parigi, a quella corte oh'egU guardava cereamente, con un sorrisetto interiore... Paolina di Metternich morì nel bacio del Signore all'età di 85 anni, nel 1921, quando il mito austriaco era finito per sempre, qualche mese prima dell'Imperatrice Eugenia, che da anni ed anni non aveva più rivisto. Francesco Bernardelli iiiiimiiiiiiiiMiiHiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiminn

Luoghi citati: Austria, Parigi, Spagna, Vienna