A rime obbligale

A rime obbligale A rime obbligale Questo giornale ha l'alto onore ed il grave.compito di continuare la politica di quel grande statista che fu Giovanni Giolitti, la cui fama cresce ogni giorno nel cuore degli italiani. Egli non ha mai creduto che, raggiunta la democrazia col suffragio universale, si fossero toccate le colonne d'Ercole. La democrazia politica è soltanto il presupposto della democrazia sociale. Avremmo perciò desiderato che le prossime elezioni si svolgessero su programmi concreti come quelli esposti a suo tempo su queste colonne e che hanno sollevato tanti consensi come tanti contrasti, convogliando così l'opinione pubblica verso nuovi orizzonti nei rapporti fra capitale e lavoro. Fu un errore di tutti, e specialmente del fronte popolare, avere impostato la lotta elettorale quasi esclusivamente sul piano Marshall. Non è mai prova di maturità politica porre a base di un programma elettorale una questione che ha soltanto una soluzione, qualunque sia l'esito delle elezioni. Nessun partito potrà sottrarsi prima o poi all'esecuzione del piano Marshall, pena la dissoluzione. E non solo per l'Italia. Ma per tutta l'Europa. Allora perchè una lotta su una questione che è a priori risolta, piaccia o non piaccia agli uomini o ai partiti? Quindici altre nazioni europee, oltre l'Italia, hanno già dato la loro adesione al piano Marshall. Una negazione recisa, assoluta, nessuno finora si è sentito di pronunciarla, nemmeno nei programmi e discorsi elettorali. Fuori di li c'è stato il manifesto di Bialystok, firmato dal P.C.I. e difeso dal P.S.I. Vi si prende posizione netta contro il piano condannato come un'alienazione dell'indipendenza nazionale e come strumento di guerra. (Contro questo parere si sono schierati milioni di lavoratori rappresentati dal comitato internazionale socialista, che al congresso di Londra ha marcato nettamente la separazione dal partito comunista, ribadenr- costruire un* Kuropa democratica e socialista). La dimostrazione che il piano Marshall non è nè l'una nò l'altra cosa è stata data da un pezzo e non occorre qui ripeterla. Il piano Marshall diminuisce, anziché aumentare, la dipendenza dei Paesi soccorsi dal Paese soccorritore. E ciò per due vie: in quanto pone i primi a trattare tutti insieme, spalla a spalla, con il secondo, ed ha per méta ultima di porre un termine ai soccorsi stessi, restaurando la funzionalità normale dell'economia eu ropea. Che gli Stati Uniti abbia no anche di^mira un grande loro interesfie, non c'è dubbio. E' assurdo pensare che un Paese, per ricco che sia possa regalare continuamen te miliardi di dollari per pu ro spirito cristiano. Lo sco' po c'è: un'Europa ricostruita, con un'economia riassestata, che ritorni se non al primato di prima del 1914. ad una sicura condizione di vita. Formare così, senza minacce per nessuno, un sicuro baluardo contro chiunque volesse nuovamente di struggerla o assoggettarla, per avere poi via libera a mire più ambiziose, oltre i confini d'Europa. E anche, e meglio, rendere all'Europa la possibilità di una media' zione fra i due grandi grup pi, lo slavo e gli Stati Uniti Minaccia all'indipendenza! No, non minaccia; ma biso' gnerebbe negare la luce del sole, se affermassimo che oggi l'Italia, come gli altri quindici Stati, comprese Inghilterra e. Francia, abbiano l'indipendenza che avevano prima dell'altra guerra. Allora la nostra finanza era solida. Dopo inauditi sforzi, dopo lotte parlamentari da giganti si raggiunse il pareggio, e la lira faceva aggio sull'oro; la sterlina, che oggi è quotata diecimila lire, valeva 24,60 (nemmeno le 25 lire del cambio ufficiale). In politica estera nobile fierezza. Chi non ricorda come in tre gravissime ^situazioni storiche si è potuta affermare la magnifica indipendenza d'Italia, a visiera alzata? Quando Giolitti rifiutava all'Austria di parte cipare ad una dimostrazione navale contro il Montenegro, perchè ciò avrebbe costituito l'inizio di una guerra europea, quando nel 1011 ai mio vi tentativi dell'Austria di associare l'Italia in una guerra contro la Serbia, Gio litti telegrafava da Bardonecchia: — E' un'azione che essa (l'Austria) compie per conto proprio. E' necessario che ciò sia dichiarato all'Austria nel modo più formale ed è da augurare un'azione della Germania per dissuadere l'Austria dalla nerico losissima avventura. E quando, nell'incidente del sequestro del Carthage e del Manouba, Poincaré, fra gli scroscianti applausi della Camera dei deputati, chiedeva riparazione entro 24 ore, Giolitti faceva osservare a Legrand che, in assenza di Barrire, gli trasmetteva l'« ultimatum », che la Francia sceglieva male l'occasione per fare la guerra, perchè in questo caso avrebbe agito la Triplice. La controversia finì al giudizio del tribunale. A noi che abbiamo vissuto quei giorni pare oggi di avere sognato, e di essere vissuti non nella realtà ma nell'ambiente delle « Mille, e una notte ». E nessuno più di noi sente che tutti ì profumi dell'Oriente fusi insieme non hanno il profumo che esala dalla dolcissima parola: indipendènza! Ma siamo dei vinti! Ventidue anni di fascismo han- ugoslavo a Roma èfZcdvmfngcdgagigno distrutto tutto: la lira, !clo Stato, le colonie, il Dode-itcanneso, l'animo, la mente, il ccuore degli italiani, e la no stra posizione nel mondo Senza gli aiuti americani masdl'Europa, e con essa l'Italia, ! znon possono vivere. In pochi qgiorni la nostra lira crolle- Srebbe, le industrie si ferme- ; rebbero per mancanza di ncarbone, tutta la popolazio- .Svi j: *„„£" „„__„ une morirebbe di fame, senza sgrano. Sarebbe il caos per ttutti, ma chi ne soffrirebbe mdi più sarebbero gli operai, ggli impiegati di tutte le ca-i vtegorie e le classi medie. |II maggiorenti del fronte popolare lo sanno, come lol sappiamo noi. A spiegazione ndel loro voluto errore so-stengono non essere vero che gli Stati Uniti negherebbero : i loro aiuti se in Italia vin- • cesse il fronte popolare. Lo stesso Marshall, nel di- scorso pronunziato all'Uni-versità di Berkeley in Cali-' fornia, ha affrontato il prò-: blema in pieno dichiarando. testualmente: " . .. ,. ,1 « I capi comunisti italiani hanno pubblicamente asserito che se il loro partito riuscisse vincitore: nel e elezioni, gli aiu-, ti americani all Italia conti-, nuerebbero immutati. Io non : posso fare che un commento a questa interpretazione della politica degli Stati Uniti: il programma di ricostruzione europea è stato creato sulla base di una associazione volontaria di' sedici nazioni le qua) 1 «beramèrire* 'WtìBRT'wa* borato un • programma di reciproco aiuto per la loro ricostruzione economica. Nessuna pressione e nessun obbligo è stato imposto a chi si è asso ciato a. questo grande sforzo di collaborazione. Gli Stati!ai couaDorazione. uu a«u|Uniti sono impegnati ad ahi- tare queste nazioni grande compito. Viceversa a tutte le nazioni sotto la sfera di influenza comunista è stato impedito di partecipare ai pia- no Marshall: alcune di esse sono state private del diritto di parteciparvi contro la loro stessa volontà. Polche la partecipazione al piano Marshall è totalmente volontaria, il popolo di qualsiasi nazione ha il diritto di cambiare idea e di ritirarsi dall'associazione "se decide di eleggere un governo nel quale la maggioranza spet> ti a un partito la cui ostilità al programma di ricostruzione è stata frequentemente e vigorosamente proclamata. Se le elezioni italiane V°%^derlo di questo popolo a che come una prova del desi-, derio di .questo «no^a^Ui- £^<&L&%!&£&£ nostro Governo dovrebbe con' chiudere che l'Italia ha deciso di rinunciare ai benefici del programma di ricostruzione europea ». Parole chiare, solenni, democratiche. Gli elettori italiani, non ne dubitiamo, comprenderanno questo njònito in tutto il suo alto significato. Ma, ne siamo certi, lo comprende anche il fronte popolare che si trova oggi in una svolta senza uscita dalla quale può salvarsi soltanto non con una vittoria ma con una onorevole sconfitta. E' evidente che in caso di vittoria gli Stati Uniti cesserebbero gli aiuti: il fronte popolare non potrebbe resistere quindici giorni al potere. Non è iperbole dire che sarebbe la catastrofe in Italia e il potere ritornerebbe, nella migliore delle ipotesi, ai fautori del piano. Diciamo nella migliore delle ipotesi, perchè le conseguenze potrebbero anche easere altre e di una gravità eccezionale. Oggi abbiamo voluto esaminare la situazione soltanto dal punto di vista interno. Il punto di vista esterno lo confidiamo per ora al senno dei lettori. E allora? Non abbiamo ragione di dire che queste elezioni che pure devono essere combattute colla massima energia e col .massimo concorso di elettori, in concreto sono elezioni con un solo sbocco? Elezioni a rime obbligate? Si sarà combattuta una grande battaglia mettendo nel dimenticatoio quelle riforme organiche che le masse attendono dal senno dei loro governanti, riforme molte volte promesse e mai attuate; Con questi presupposti non è diffìcile prevedere che la legislatura eletta il 18 aprile dovrà ripiegarsi sui problemi interni e non è difficile prevedere un nuovo orientamento dei partiti.

Persone citate: Giolitti, Giovanni Giolitti, Legrand, Poincaré