Il prezzo della pace

Il prezzo della paceIl prezzo della pace (Val nostro corrispondente) Washington, 17 marzo. Un'ora prima che Tramati incominciasse à parlare, t il Presidente della Camera dei Rappresentanti, Joseph Martin (del Partito repubblicano ), dichiarava che gli Stati Uniti intendono mantenere il predominio aereo mondiale. La politica di Washington, è ormai imperniata sulla pace armata. ' E' questo il concetto che Truman ha sviluppato o ri, svolgendolo su due linee parallèle: 1*) istruzione militare obbligatoria; 2") chiaro avvertimento alla Russia che l'America non è disposta a tollerare ulteriori invadènze, ed è pronta invece ad « aiutare le libere Nazioni d'Europa a rimanere libere». 5 Mentre Truman parlava, i Senatori ed i Deputati lo ascoltavano in assorto silenzio. Ma il silenzio ha lasciato posto ad un caloroso, unanime applauso allorchè la voce del Presidente - - dall'accento strascicato e nasale del Middle West — ha affermato che « la determinazione dei popoli liberi d'Europa a proteggersi sarà accompagnata da un'uguale determinazione del popolo americano ad aiutarli ». Applausi fragorosi ma di breve durata. H silenzio ritornava subito nell'aula, sottolineando l'ansia degli ascoltatori di udire il seguito dell'importante messaggio» '.Quando Truman ha chiestola temporanea restaura» zione del servizio militare obbligatorio gli applausi sono venuti quasi esclusivamente da parte democratica, in modo particolare qpando il Presidente ha osservato che l'adozione di questo provvedimento costituirebbe una inconfondibile prova per tutto il mondo della volontà degli Stati Uniti di appoggiare il desiderio di pace delle Nazioni Ubere anche facendo uso della forza. . Da tutti i settori sono invece venuti gli applausi che hanno salutato la fine del messaggio. E poiché Truman aveva invitato i due grandi Partiti a dimenticare l'antagonismo interno per la salvaguardia della pace, l'applauso è stato immediatamente interpretato nei circoli politici della capitale come una garanzia che i disegni governativi non incontreranno remore nel passaggio attraverso le Camere. Subito dopo Truman è partito per New York, dove ha parlato alla Società dei Figli di San Patrizio, seguendo in sostanza le stesse linee del discorso odierno. L'eco delle sue parole assorbe l'intera attenzione dei commentatori. • t . , Le reazioni immediate del Congresso sono assai caute. Occorre notare che non si ha, una nètta linea divisoria di partito. Uomini delle opposte correnti si-trovano a condividere opinioni in cui sono agli antipodi dai rispettivi compagni di partito. Probabilmente le parole più aperte ed energiche sono quelle del repubblicano Leo Alien, presidente del comitato regolamentare della Camera. Ha detto Alien: « Truman non avrebbe potuto allarmare la nazione più seriamente se avesse chiesto una dichiarazione di guerra ». Dello stesso parere si è detto un altro deputato repubblicano, Frederick Smith dell'Ohio. Questi due uomini politici sono esponenti della corrente che vede nell'atteggiamento assunto dal Governo, e di cui l'odierno discorso è la sintesi, un- fenomeno di isterismo mirante a null'altro che a mantenere al potere Truman stesso e il suo partito. Ma è doveroso aggiungere che si tratta di una corrente di minoranza, che negli stessi ambienti repubblicani viene giudicata «short-sighted», «miope» ed infatuata dal gioco politico interno a tal punto da far dimenticare quanto sta accadendo in Europa. Vandenberg, che rappresenta per cosi dire ufficialmente il punto di vista del partito repubblicano, si è rifiutato di commentare immediatamente il discorso. « Voglio studiarlo più a fondo », ha detto. Dello stesso parere sono molti altri esponenti delle due Camere e dei due partiti. Alcuni influenti uomini politici si sono già schierati in favore del Presidente. Walter Andrews, che è a capo del Comitato parlamentare per le forze armate, ha approvato l'idea della coscrizione militare obbligatoria, su basi « limitate », vale a dire con l'esclusione degli studenti e degli impiegati indispensabili. Tutto sommato, egli ha detto, agli Stati Uniti occorrerebbero non più di trecento o quattrocentomila uomini, per gli scopi di tutela della pace indicati da Truman. -, Charles Eaton, del Comitato parlamentare degli affari esteri, ha osservato a sua volta che « nelle presenti condizioni la coscrizione temporanea costituirebbe una precauzione saggia, intesa a salvaguardare la sicurezza nazionale». Da parte repubblicana si è levato Fred Crawford, deputato del Michigan, ad asserire che « il Presidente segue una linea del tutto logica nel chiedere la coscrizione obbligatoria, che va a braccetto con il Piano Marshall ». Vi è anche chi critica aspramente Truman, come ha fatto ad esempio il Senatore George Malone del Nevada. Egli appartiene a que¬ gli uomini politici che pur approvando in pieno la decisione di porre un freno all'espansionismo russo, e So stenendo la necessità del 1L atteggiamento ■« tough-» caldeggiato dal Presidente, affermano che l'attuale situazione è dovuta proprio alla nmneanza di « toughness » nell'epoca che accompagnò e seguì la fine del conflitto. La politica di Truman sino ad oggi è del tutto simile — ha detto Melone — a quella « che fermò Patton alle porte di Berlino attendendo che i .russi si impadronissero di larga parte della Germania, che distrusse subito dopo la fine della guerra il più grande organismo • militare che1 il mondo avesse mai visto ». In altri termini, se Truman sostiene che bisogna essere pronti a pagare « il prezzo della pace » per non pagare quello della guerra, vi è a Washington chi sostiene essere colpa di Truman se oggi è necessario pagare il prezzo dell'ottimismo per non aver voluto pagare quello del pessimismo. • Negli ambienti diplomatici extra-parlamentari le opinioni sono ancora confuse. Si vuole attendere la reazione europea e quella russa prima di trarre conclusioni e previsioni, prima di giudicare fino a qua! punto il di scorso, risponda alle neces 7A"Tr~™n~„^ a„ aì i,tiisità del momento. Su di un. solo punto ci si può wonun-1 dare. Il discorso Truman non ha sorpreso nessuno. Ora la parola è alla Camera americana, ai Sedici riuniti a Parigi e, naturalmente, al Cremlino. Edoardo Depuri