PAROLE in maschera di Pasquale Jannaccone
PAROLE in maschera PAROLE in maschera La. politica è un grande ballo di quelle « masked words » (parole mascherate) che — dice Ruskin — « nessuno comprende ma tutti usano, e per le quali molti sono pronti a combattere, a vivere, e perfino a morire, immaginando che esse significhino questa o quella o qualsiasi altra cosa a loro cara». Gli uomini politici nascondono sotto la maschera di qualche parola ambigua pensieri che non possono apertamente esprimere, istinti ed ambizioni che non vogliono confessare; ed i. partiti»; Vfit illudere le folle e strapparsele a vicenda, mascherano spesso con una medesima parola il diverso volto dei loro intendimenti. Molto ha ballato per il mondo, dalla guerra ad ora, la parola « democrazia »; ed ecco ciò che adesso accade. Indignati di quanto oggi è stato compiuto a Praga, come ieri a Budapest, a Sofia od a Bucarest e domani sarà, ad Helsinki, 1 governanti e gli uomini liberi d'occidente gridano che quei mutamenti di regime sono la < negazione » della democrazia; i russi e i comunisti d'ogni paese rispondono freddi ch'essi sono invece l'attuazione della « vera » democrazia. Ed è naturale. La parola democrazia ha due significati: uno strettamente etimologico, e quindi rigido, nel quale vuol dire « dominio del popolo »; l'altro giuridico-politico, e quindi evolutivo, il cui senso più moderno « è governo del popolo per il popolo ». E popolo >, a sua volta, è parola elastica, la quale ora si dilata per comprendere la totalità dei cittadini d'un paese; ora si restringe a denotare soltanto una classe di essi. Di guisa che « democrazia » può significare, ad un estremo, un regime politico nel quale tutti i cittadini partecipano con uguaglianza di diritti al governo del paese; all'altro estremo, un regime in cui il potere appartiene a quella sola classe che si arroga il titolo di < popolo». Quando i quattro «grandi » e i loro sostituti, nelle conferenze sull'assetto del mondo dopo la guerra, prefljaivevano.,i>hje.JOgni .naeBB-dovesse essere una « vera democrazia », s'illudevano a vicenda; che, sotto la maschera della stessa parola, americani, inglesi, francesi vedevano il volto di Montesquieu o di Locke, di Tocqueville o di Bryce e magari di Aristotele; ma i russi vedevano l'unico volto di Carlo Marx. E Marx dà alle due componenti di quella parola il loro significato più ristretto, e per lui democrazia è uguale a dittatura del proletariato: « la prima tappa della rivoluzione operaia — è detto nel Manifesto dei comunisti — consiste nel fatto che il proletariato s'elevi a classe dominante, ossia consiste nel raggiungere vittoriosamente la democrazia ». I « grandi » uomini politici, mentre dettavano norme di condotta al mondo intero, non hanno avuto la precauzione di accordarsi su di un significato univoco della parola che racchiudeva il loro fondamentale precetto; o si sono consapevolmente astenuti dal tentarlo, già sapendo che la loro apparente intesa poteva reggere provvisoriamente soltanto su di un equivoco. Cominciano cosi a cadere le maschere sul teatro della politica internazionale; ma quante altre ne danzeranno sul palco della politica interna, specialmente in tempo di elezioni! Nei dibattiti politici il contraddittorio fra gli avversari è il mezzo per costringere ciascuno a palesare il suo vero volto, dissimulato sotto le parole mascherate. Ma i nostri partiti hanno convenuto di non ammettere discorsi in contraddittorio, forse per attenersi a quella stretta norma di galateo dei balli mascherati di non togliere la maschera al vicino e di non palesarne ad alta voce la vera personalità quando la si abbia riconosciuta. Ognuno di essi userà quindi le parole democrazia, giustizia sociale, benessere generale, diritto a questo od a quello, con la mascheratura più atta a lusingare e trascinare dietro di sé la folla, salvo a mostrarle il volto che sotto di essa si cela, quando gli avrà arriso la vittoria. Pasquale Jannaccone
Persone citate: Carlo Marx, Locke, Marx, Ruskin, Tocqueville
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