Britten trentacinquenne

Britten trentacinquenne Britten trentacinquenne Fra 1 giovani musicisti ap-iparsi dopo la guerra nelle ab- bagllantl luci della pubblicità I Internazionale, Benjamin Britten è 11 solo di cui la stima e 11 favore durino e aumentino. Chi parla più di quel povero Messiaen, celebrato « 11 nuovo Mozart», di quel calligrafo sul pentagramma, calcolatore di impotenze sonore? Quante delusioni dal « nuovo Beethoven », lo Sclostacovlch, facilone, chiacchierone, che spreca un Ingegno non comune! Il Britten, con troppa fretta salutato fondatore dell'opera inglese, procede vigile, coerente a se stesso, ragiona e sente, austero e non sgradevole. Non estroso, rifugge dalle stramberie, dalla scanzonatura, dalle boutades, con le quali altri tenta celare la frigidezza. Quali sono le sue caratteristiche, oggi, a trentaelnque anni? Innanzi tutto quella, che diremmo storicistica, della continuità e del rinnovamento della tradizione. Nativo d'un paese da molti decenni sprovvisto d'una propria vita music ile, egli doveva studiosamente rifarsi da una parte all'ininterrotta cultura continentale, dall'altra a) lontani suol antenati. Tale posizione culturale è propizia alla sua arte. Non lo spinge a preoccuparsi delle no- vltà, a scavare e sorvolare abissi, ma gli rivela le fecon dissime evoluzioni del tempi e la differenza fra i programmi dei ribelli e i fatti. Ed egli si riannoda all'Ottocento-Novecento, e a mezzo il secolo è attuale senza rinnegare l'ierl nè l'eterna sostanza della musica. Un'altra caratteristica, conseguente, è quella estetica. Non ripudia la bellezza come arte, quindi coltiva le forme logiche, il gusto della proporzione, l'espressione di Urici stati d'animo. Non urta, non aggredisce, non deforma, non si intellettualizza. Fa suonare vari sentimenti in vari accenti, e tiene servi 1 mezzi, cioè la tecnica. Franco, semplice, mira direttamente al concreto. Dice quel che vuol dire. E il suo dire è canto, col suoni meccanici e umani, e con tutti gli elementi melodiosi e armoniosi. Ed è vocale, perfino vocalistico, come nel belli Sonetti di Michelangelo. Questa reallzzazzlone è finora più evidente nelle opere non teatrali, benché Peter Grimes concini le fonti culturali, cui accennai, e le ansiosità e maturità giovanili. Ma il teatro non è per un ottonovecentista, quale il Britten, soltanto « far musica », è, come ha da essere e sempre fu nel grandi, fin da Monteverdl, « far dramma in musica ». E la melodrammaturgta riesce difficile ai giovani. Riconosciu te le sue facoltà di tipeggiare e animare persone, di sviluppare drammi, di evocare ambienti, di avvincere con la rappresentazione complessiva (ecco le cagioni del largo successo del Grimes), si nota miglior compiutezza nelle opere camerali e orchestrali. Allorchè è limpido e penetrante, s'intende ohe lo spirito ha mosso la composizione, e la materia ne è stata Impressa. Da ciò quel l'elevatezza della sua arte, che eleva l'ascoltatore. Fremiti drammatici, che non sforzano la Immagine. Lievità ottimistiche, non mal futili. Un costante impegno seriissimo nella nobile Intensità. E', come s'è riaccertato nel bel concerto di lui col tenore Pears, per la Pro coltura fomminile, una delicata e cordiale serenità. Anche è da notare ehe, se armonizza melodie auliche o popolari, non fa come il prestigiatore e come tanti moderni « elaboratori » del Cinque-Seicento, uno, due,,tre, e non le vedi più, ma le Ìntegra intat te, con tocchi scrupolosi e carezzosi. E' un doveroso rispetto, indizio di senso della storia e di buona edurm-ione. A. Della Corte