I protagonisti

I protagonisti LA LOTTA ELETTORALE I protagonisti Con la pubblicazione dell'appello al paese del Fronte democratico popolare e il discorso del presidente De Gasperi tenuto lunedi a Roma possiamo considerare la campagna elettorale ufficialmente aperta. Tanto più che questi due squilli di tromba seguono alla chiusura della Costituente e alla serie di congressi nazionali dei maggiori partiti italiani, dal democristiano al comunista. L'impostazione della lotta, nelle grandi linee, è chiara fin d'ora. Avremo un duello classico fra governo e op- Eosizione, quale forse in Itaa non si verificava più da tuasi cinquantanni, cioè alle elezioni del 1900. Questa netta contrapposizio" né non riguarda però il programma ufficialmente formulato dall'una e dall'altra parte. Se prendiamo il già no- minato manifesto' al paese del Fronte democratico nazionale, poco vi troveremo (in quanto a programma positivo) che fi governo non abbia già enunciato, e non possa domani enunciare, a suo conto. Ricostruzione dell'ordine pubblico, della pace civile nel quadro del nuovo regime ; difesa del lavoro nazionale in tutte le sue forme; difesa della donna e della famiglia; rispetto ai sentimenti cristiani del popolo italiano; difesa della produzione e della media e piccola proprietà; difesa della tradizione italiana di pace e amicizia con tutti i popoli: chi legge tutto questo senza guardare alla firma del documento, può anche credere di aver letto il manifesto elettorale del governo, o della democrazia cristiana, o del partito repubblicano italiano. Ciò significa che la lotta non s'imposta come contrasto di programmi formulati, ma come urto di forze politiche, ciascuna delle quali reputa se stessa unica capace di governare il paese in questo momento capitale. La concordanza generica nel programma non preannunzia tuttavia una lotta meno aspra, quasi una specie di pacifica concorrenza., anzi, ne" promette una"T)itr accanita. Ciascuna parte, in sostanza, nega l'idoneità politica e la buona fede dell'altra. E' dunque impossibile fermarsi al programma o ai programmi, ma bisogna analizzare le forze politiche componenti le due masse di urto. Non è un'analisi tanto semplice. Abbiamo bensì, da una parte e dall'altra, un elemento predominante ben precisò : democrazia cristiana di qua, comunismo di là. Ma la complicazione deriva dalle altre forze associate con quella e con questo. Associazione che non si effettua nelle identiche condizioni per le due parti; L' opposizione ha realizzato — è questa una sua superiorità di manovra — la coalizione di tutte le sue forze in un solo « Fronte ». I componenti di questo sono numericamente parecchi e vari: accanto ai comunisti e ai socialisti nenniani vi sono partiti minori, fiersonalità « indipendenti », orinazioni non ufficialmente di partito. Il programma del manifesto è redatto precisamente in vista di questi elementi diversi dai comunisti, e anche dai socialisti nenniani; mentre lo spirito politico con cui la stesura è stata fatta risponde perfettamente a quella che era stata la linea di condotta ufficiale del partito comunista italiano fino al manifesto di Varsavia (o di Bialystock). In sostanza, con il manifesto del « Fronte », il P.C.I. mira a persuadere il paese che esso (nonostante il Cominform) rimane fedele alla piattaforma nazionale democratica assunta durante e dopo la lotta di liberazione; e in nome di questa fedeltà professata, chiama intorno a sè le altre forze democratiche, facendosene dirigente e maestro. Comunque, è certo che in pratica le due masse che formano il Fronte sono gli aderenti al P.C.L e quelli al P.S.I.; in molto maggior numero i primi. Per il resto, si tratta essenzialmente di speranze elettorali, di progettati assorbimenti di senzapartito o di partiti in dissoluzione nella grande fusione socialcomunista, secondo le direttive del P.C.L Dall' altra parte non e* è un fronte unico. C'è un grande partito, il democristiano, éhe ribadisce la sua assoluta autonomia. Dopo di esso (andando verso sinistra) vi sono due partiti minori: il P.R.I. e il P.S.L.I. (il secondo ancora in formazione) partecipanti al governo insieme con la democrazia cristiana, e che dovranno *>er necessita di vita difendere ?uesta loro partecipazione e quindi l'attuale formazione governativa) di fronte agli elettori. Con questo, pero, essi non intendono associarsi organicamente con la democrazia cristiana (la quale del resto non ne vorrebbe sapere). Essi considerano la loro alleanza governativa quale uno stato di necessità. Nè è detto che fra loro i due partiti intendano costituire una associazione organica, o almeno un cartello elettorale. Su questo punto, tutto è ancora incerto. Tuttavia, una piattaforma comune, al di là della semplice associazione governativa, vi è per i tre partiti. E' quella della democrazia (occidentale), della difesa della libertà, che essi considerano minacciata da destra e da sinistra: insistendo tuttavia, almeno la democrazia cristiana, soprattutto sul pericolo di sinistra. I due partiti minori, mentre sono d'accordo col maggiore nel ritenere che il socialcomunismo (e quindi il « Fronte ») ha abbandonato il terreno della vera democrazia, si 'sono assunti il compito di trattenere la democijazia cristiana dallo «scivolare a destra », sotto l'incubo del « pericolo comunista » ; e si fanno garanti al paese che, se verrà dato loro il suffragio elettorale necessario, potranno assicurare l'esistenza di una democrazia « laica » accanto a quella cristiana, e preservare 1* Italia da ogni pericolo di reazione, non meno che di rivoluzione. Ciascuno dei tre partiti, in conclusione, si presenta come rappresentante della « terza forza », senza che essi si siano assestati a rappresentarla tutti insieme. In quanto ai gruppi di destra moderata o estrema, essi rimangono per ora in margine alla lotta dei due protagonisti e nessuno può dire in che modo e misura potranno influire sul suo esito. lscMgelndslgmcdcatdpeniLlvèdcdcdddvpmItdguiiiiiiiif)iiiimiitiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiititfiii

Persone citate: De Gasperi

Luoghi citati: Italia, Roma, Varsavia