La Home Fleet nel Mediterraneo

La Home Fleet nel Mediterraneo Confessioni di Lavai alla vigilia della morte La Home Fleet nel Mediterraneo %m »• • • I »i • rjr ||> r*. • • Mussolini era pronto ad accettare il piano Hoare sull ttiopia a - I*">-1 ha spiegato nella pri- o bera da lui lasciata al governo fascista in Etiopia purché non si venisse alla guerra. Ora racconta come la sua politica falli. « Non rovesciato » Non è esatto che lo sia stato rovesciato nel gennaio '36. Ho lasciato il potere di mia libera volontà. Di solito un presidente del consiglio presenta le dimissioni proprie e dei ministri al presidente della repubblica quando è stato messo in minoranza in una votazione davanti a una delle due Camere, dopo aver posto la questione di fiducia. Secondo l'accusa, lo sarei stato rovesciato su una questione di politica estera, sul piano Hoare-Laval, per risolvere il conflitto ltalo-etiopico. Il fatto è evidentemente falso. Io non sono stato interpellato alla Camera nel gennaio '36. Ero stato interpellato il 27 e il 28 dicembre '36 su quella questione e dopo un dibattito che durò due giorni e una notte avevo messo la questione di fiducia e ottenuto una maggioranza di ventidue voti. M'interpellò Yvon Delbos, sostenuto da Reynaud, De Monzie, Campinchl, Blum, Péri, Déat e parecchi altri oratori. Fu un grande dibattito, largamente diffuso allora su tutta la stampa del mondo. Si credeva che lo sarei iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiìiiiiiiiiiiiiiiiiititia 1 che" poteva "avere conseguenze stato battuto, mentre lo ritenevo di riuscire a mantenere una maggioranza. Dopo avere spiegato la mia politica estera, ebbi una maggioranza di ventldue voti. Tuttavia, tre settimane dopo, decisi di lasciare ugualmente 11 potere. Questo avvenne dopo un viaggio a Ginevra dove incontrai il signor Eden, succeduto nel frattempo a Hoare come ministro degli esteri Inglese. Partecipai a Eden la mia decisione: mi parve molto sorpreso. Giunse al punto di manifestarmi il suo dispiacere. In certe circostanze un capo del governo, soprattutto quando è anche ministro degli esteri, com'ero io, ha il dovere di andarsene. Questo è particolarmente necessario quando nasce un disaccordo con i ministri che forniscono un appoggio indispensabile al go/eino. Ritenevo che la collaborazione del partito radicale fosse una delle condizioni fondamentali per il mantenimento del mio mini stero, e che non potessi privarmi del concorso del presidente Herrlot, allora ministro senza portafoglio con me. Invece, nel voto di fiducia i radicali si erano divisi, ed io sapevo che Herrlot mi giudicava troppo debole nell'applicazione delle sanzioni contro l'Italia. Sapevo anche che la sanzione detta del petrolio era richiesta da molti elementi di sinistra sia in Inghilterra che In Francia. Ma lo mi rifiutavo di prenderla in considerazione perchè, sapevo che una decisione simile ci avrebbe trascinati nella guerra, ed io volevo evitare la guerra. Pensavo che 1 miei avversari, una volta al potere, messi di fronte alle loro responsabilità, avrebbero avuto gli stessi timori che avevo lo. Cosi diedi le dimissioni, e la sanzione del petrolio non venne mai applicata, e nemmeno proposta, dai miei successori. Lavai era un nemico degli inglesi? E' quello che sostenevano i suoi avversari e t suoi accusatori, sia al tempo delle salutoni sia dopo {'armistizio del '40, e questa seconda -volta con maggiore violenza. L'expresidente del consiglio^ nega l'accusa. Anzi, dichiara di essere stato in rapporti personali cordialissimi con tutti i governanti inglesi, compreso Eden, che pure sosteneva una tesi diversa dalla sua nella questione etiopica. Quando, a causa della tensione con l'Italia, nell'au tunno del '35, la Home Fleet britannica penne nel .Mediterraneo, Lavai promise tutto l'appoggio delle forze armate francesi nel caso che le sanzioni provocassero un conflitto con l'Italia. EgU ammette di essersi trovato più volte in contrasto con Londra : Lavai non approvò, per esempio, il patto, navale anglo-tedesco, e in generale l'atteggiamento britannico di fronte al riarmo della Germania. Afa contrasti simili, aggiunge, avvennero a'quel tempo fra tutti i governanti francesi e i ministri inglesi, e non sono da attribuire a una sua particolare animosità verso l'Inghilterra. Secondo lui, i rapporti /ranco-brifannici nel ventennio fra le due guerre furono buoni, ma agitati da diversità di opinioni e di interessi, tranne che nel periodo di Locarno quando Briand e Austin Chamberlain collaborarono intimamente per la stipulazione di quel famoso trattato con la Germania. Dopo questo lungo chiarimento, Lavai passa a una questione che interessa direttamente noi italiani: l'accordo tra lui e il ministro degli esteri inglese, Sir Samuel Hoare, per risolvere la questione italoabissina. Il conflitto etiopico Tutti i tentativi fatti a Ginevra per trovare una soluzione amichevole del conflitto ltalo-etiopico erano successivamente falliti. Soltanto un accordo completo tra Francia e Inghilterra poteva ottenére un risultato positivo. Né l'Italia nè l'Etiopia potevano" resistere a un compromesso imposto dal nostri Hue Paef Hoare lo comprese subito ' e con un acuto senso della rt'aita, preoccupato di' mettere fine a un conflitto molto gravi per -l'Europa, ac cettò di discutere ed elaborare un piano. Io ero sicuro che questo piano sarebbe stato accet¬ tato dall'Italia, Hoare da parte! sua riteneva che il Negus lo ! avrebbe accettato, e tutti e due j eravamo certi che la Società delle Nazioni lo avrebbe fatto suo. Senonchè avvennero alcune indiscrezioni di stampa e si sviluppò una polemica. CI fu una interpellanza alla Camera dei Comuni, Hoare dovette dimettersi e il suo posto fu preso da Eden. D'altronde, Hoare fu riammesso nel governo, a un altro ministero. Ho sempre rimpianto vivamente che 11 progetto non sia stato realizzato. Non ho mai avuto rancore per questa ragione verso l'Inghilterra. In questo Paese, come nel nostro, c'era un'opinione assai divisa di fronte al problema etiopico, ma in generale l'ostilità all'Italia era più viva perchè ai sentimenti antifascisti, che in Francia erano l'unica ragione di opposizione al nostro progetto di compromesso, 'si aggiungeva in Inghilterra 11 timore di una minaccia alla via delle Indie. Una volta di più gli Inglesi difendevano i loro interessi che giudicavano minacciati. Non era questa una buona ragione per odiare l'Inghilterra. A me dispiaceva soltanto che il nostro scacco gettasse un po' alla volta l'Italia nelle braccia della Germania, privasse 11 nostro Paese e la Gran Bretagna del concorso indispensabile dei Balcani e attirasse sventure sul nostro Paese. iiiiiiiiiiiitiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii E' interessante rilevare Vaf fermazione categorica di Lavai che l'Italia era pronta ad accet- tare il piano formulato da lui e da Sir Samuel Hoare. Evidentemente, egli era d'accordo, in via ufficiosa, con Roma. Le concessioni molto ampie che il progetto prometteva all'Italia in Etiopia avrebbero soddisfaito Mussolini: anche allora si aveva questa impressione. Ma la caduta di Hoare, l'intransigenzà di Eden, la guerra, la conquista fecero che le cose ai svolgessero diversamente, e contribuirono in maniera decisiva alla formazione dell'Asse Roma-Berlino. (continua). (Copyright by Mesdames Pierre Lavai e de Chambrun, e .Vuova Stampa). LA BASE AEREA DI TRIPOLI