La svalutazione del franco di Pasquale Jannaccone

La svalutazione del franco La svalutazione del franco La storia monetaria di questo secondo dopoguerra sta ricalcando le orme di quella del primo. Allora, conferenze internazionali per ristabilire l'ordine monetario sconvolto dal conflitto; ricerca in ogni paese di una nuova parità aurea; ritorno in cinquanta stati alla convertibilità in oro sull' antica o su di una nuova base; e poi il progressivo svincolarsi di un paese dopo 1' altro dalla convertibilità e dalle parità convenute. Ora, gli accordi di Bretton ^opds .per giungere ad una generale stabilizzazione monetaria, e quelli della Conferenza economica europea fra i paesi aderenti al Piano Marshall con intese anche di carattere monetario, seguiti a breve distanza da iniziative dell' uno e dell'altro di essi, ritardataci, se non distruttive, del conseguimento degli scopi comuni. La cessata convertibilità della sterlina in dollari, la mascherata svalutazione del franco francese, le variazioni che presumibilmente avverranno nelle monete di altri paesi come conseguenza di questi due fatti, sono tutti anelli di una catena di vicende monetarie molto simile a quella che si formò nel 1925-28, e quindi negli anni successivi al 1931. U che non-deve troppo meravigliare; perchè, come nell'interno di ciascun paese il processo di stabilizzazione di una moneta fortemente deteriorata è premuto da forze ed interessi opposti, che rendono lunga e difficile la ricerca del punto di equilibrio, così — a maggior ragione — nel mercato mondiale i con trastanti interessi fra i diversi paesi possono ad ogni momento sconvolgere un assestamento provvisorio dal quale uno di essi creda di essere danneggiato. Gli organi internazionali, che dovrebbero appunto riparare questi parziali squilibrii — la Banca internazionale e il Fondo monetario — non esplicano ancora pienamente le loro funzioni, aspettando, a loro volta, che un certo assestamento si compia dapprima nei singoli paesi, per non trovarsi esposti a rischi troppo gravi. Veduta dunque in questo quadro, la svalutazione del franco non è un fatto isolato nè staccabile da altri attuali avvenimenti economici; e dev'essere considerato sotto tre aspetti : in relazione, cioè agli accordi di Bretton Woods — agli interessi degli altri paesi — ed alla situazione economica interna della Francia. Formalmente non può dirsi che gli accordi di Bretton Woods siano violati dal nuovo valore dato al franco, maggiorandolo di un premio dell'80 % rispetto a tutte le altre valute ; perchè la Francia non aveva ancora dichiarato quale fosse la parità aurea che intendeva dare al franco in esecuzione di quegli accordi. Si può, anzi, sostenere che la svalutazione è stata fatta appunto per dargli, rispetto al dollaro, un valore rispondente alle condizioni di fatto e che possa essere realmente ed a lungo mantenuto. Diverso, invece, è il discorso riguardo alla creazione di un mercato libero delle valute, alimentato da una metà di quelle provenienti dalle esportazioni (essendo l'altra metà devoluta ad un fondo di stabilizzazione càmbi) e da tutte quelle provenienti da altre fonti; perchè questo provvedimento, ricalcato su quanto è stato fatto in.Italia, tende a determinare cambi diversi per importazioni diverse. Il che potrebbe anche non essere, entro certi limiti, un male dal puro punto di vista commerciale ; ma è contrario al principio degli accordi di Bretton Woods che mirano all'unificazione dei cambi ed alla eliminazione di ogni forma di discriminazione. Sorge quindi, in Francia come in Italia, un contrasto fra la politica dei cambi del Tesoro e dell' Istituto di emissione, che deve tenersi aderente agli accordi monetari internazionali, e quella degli organi preposti al commercio estero che vedono convenienza a distaccarsene. Quanto ai rapporti con gli altri paesi, è certo che, anche a prescindere da queste ultime considerazioni, la svalutazione del franco incide sia sugli scambi reciproci tra la Francia ed ogni altro paese, sia specialmente sulla loro situazione di concorrenti sui mercati stranieri. La estrema opposizione inglese ne è la prova, perchè i provvedimenti francesi intralciano il programma di espansione delle esportazioni di cui l'Inghilterra dice di avere estremo bisogno, Ma ora anche la Francia allega la stessa ragione; il che potrebbe indurre V Inghilterra, quando vedesse compromessa la sua posizione su importanti mercati, a svalutare anch'essa la sterlina. Nei rap¬ porti con P Italia, proprio pochi giorni fa avevamo detto, a proposito dell'unione doganale franco-italiana, che la sua indispensabile premessa era la stabilizzazione della situazione monetaria nei due paesi; altrimenti improvvise mutazioni di prezzi e di costi, dovute ad alterazioni monetarie, avrebbero potuto ad ogni momento provocare uno di quei conflitti commerciali che 1' unione dovrebbe invece sopprimere. E' certo ora che la situazione dovrà essere riveduta; il che non vuol ancora dire che sia necessario addivenire ad una ulteriore svalutazione della lira, ma che, per evitarla, si stringano saldi accordi con la Francia perchè la sua azione non danneggi il commercio italiano in quei settori in cui compete col francese. La Francia spera che i provvedimenti ora presi le procaccino molte divise estere, facciano uscire dai nascondigli nazionali e stranieri molto oro e valute pregiate e, migliorando la bilancia dei pagamenti, contribuiscano anche a frenare l'aumento della circolazione. Può darsi che qualcosa di ciò ac- icada in un primo tempo; ma\smche non si arriva ad una vera e propria stabilizzazio- ne, la previsione di un'altra possibile svalutazione può.'ad ogni stormir di fronda, far dileguare quegli effetti sperati. Anche in Italia va-;riano alternamente le previ-:sioni e le loro conqemienre 'siom e le loro conseguenze. Pasquale Jannaccone i I

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