Battaglia alla Camera per le elezioni del Senato

Battaglia alla Camera per le elezioni del Senato Battaglia alla Camera per le elezioni del Senato Il gruppo liberale all'attacco di una proposta demo-comunista per favorire il sistema proporzionale - Togliatti costretto a ritirare il progetto Roma, 26 gennaio. Alla Camera oggi si è avuta la grande giornata liberale. Rimasti soli ad un certo punto a difendere il principio dell'uninominalità per le elezioni senatoriali, si sono battuti con impegno, tenacia e accanimento quali non si sarebbero creduti neppure possibili in un gruppo di cosi scarso numero e per di più continuamente insidiati dalla presentazione di sempre nuovi-emendamenti sottili e intricati ma rispondenti tutti alla comune caratteristica di rendere il sistema delle elezioni sempre più affine, e anzi quasi identico, al sistema proporzionale in vigore per le elezioni della camera dei depu tati. E' impossibile e riuscirebbe non molto ben chiaro dare notizia partitamente dei singoli emendamenti e della loro portata: basterà dire che stamane la seduta è trascorsa interamente nella discussione di un emendamento dell'on. Mortati (d. c.) che ha provocato una serie di vivaci opposizioni e di definizioni non del tutto lusinghiere. Nessuno d'accordo H più grave attentato contro i residui dell'uninomlnalismo si doveva avere tuttavia solo nel pomeriggio. Aperta la seduta alle 16, per 40 minuti l'attività dei deputati si è svolta in conversazio- ni private di gruppo, senza che Terracini intervenisse in quanto egli sperava nascesse un accordo. H segretario della D. C, Piccioni, ha tenuto circolo presso il tavolo della commissione ai suoi compagni di gruppo, cui si sono uniti il saragatiano Roc co Gullo e i liberali Martino e Lucifero. I colloqui sono diventati vivacissimi, mentre il tono delle voci si alzava sempre più. Terracini ha. scampanellato a lungo, ottenendo di dare inizio alla -seduta, senza tuttavia che l'accordo fosse stato raggiunto. RUBELLI (p.l.i.) — Sospendiamo la seduta fino a domani per trovare un punto d'accordo. Il colpo di scena STAMPACCHIA (p.s.i.) — Sospendiamola quanto basta per andare a fondo della materia. MORO (d.c.) — La sospensione deve essere breve, due ore tutt'al più. TOGLIATTI (p.c.i.) — Giù sto! Deve essere breve: due o tre ore. SCELBA — Concordo: è necessario raggiungere l'accordo questa sera stessa . LUCIFERO — Una sospensione di due ore non serve a nulla. PRESIDENTE — Ricordo che entro domani sera la legge deve essere approvata; la sospensione deve essere pertanto breve: propongo fino alle 19. Avviene a questo punto il colpo di scena: l'on. Micheli (D.C.) legge un ordine del giorno dove si propone che, vista la difficolta di raggiungere un accordo per le elezioni al Senato, si applichino le norme della legge elettorale in vigore per la Camera, salvo adattamenti parziali che si demandano al governo. E', s'intende, la formale abrogazione del principio uninominalistico contro la quale Insorge vivacemente il liberale Lucifero che afferma: « L'ordine del giorno è anticostituzionale. Dichiaro formalmente che ci riserviamo di adire tutti i mezzi consentiti dalla legge per ottenere il ripristino della legalità costituzionale ». MAZZONI (P.S.L.I.) — Resto fedele al collegio uninominale. Nulla giustifica la vostra decisione, onorevoli colleghi, e vi invito a riflettere sulle responsabilità che in questo modo assumete. COSTANTINI (P.S.I.). — Io mi asterrò dal voto. Giaccherò, Geuna, Zotta (d. c. ) si uniscono ai contrari. Anche il gruppo della D. C. si va sfaldando, tra i più vivaci commenti. NITTI. — Io non vorrei creare nuove difficoltà in aggiunta alle tante che già si sono manifestate. Però fi problema qui non è più solo politico nè giuridico, ma morale. Voterò contro non con intenzioni di lotta, ma come manifestazione di coscienza. Ciò che qui avviene non fa onore all'assemblea. E' una battaglia perduta, ma perduta solo temporaneamente, perchè se vogliamo che il Senato nasca e viva in una atmosfera di prestigio, occorrerà prima o poi rifarsi al sistema uninominale. Non c'è Paese che non l'abbia sancito. TOGLIATTI e TARGETTI ripiegano allora come firmatari dell'ordine del giorno su posizioni idonee alla conciliazione: il senso delle loro dichiarazioni è che l'ordine del giorno era un tentativo di accordo generale. Vistone il fallimento lo si può abbandonare e riprendere la discussione dell'art. 20 del progetto governativo. L'on. TERRACINI propone che cosi si faccia e l'ordine del giorno viene ritirato; la manovra è fallita. In un ambiente più pacato si vota l'articolo della legge il quale finalmente stabilisce che, ove manchino candidati eletti col 65 % dei voti, si costituiscano i gruppi dei candidati non eletti in ogni singolo collegio e si determini, nell'ambito di ciascun gruppo, la graduatoria dei singoli candidati. In base a un sistema di graduatoria stabilito secondo il metodo di Hondt si determina quindi a quale gtuppo e a quale componente il gruppo spetti l'assegnazione dei seggi non aggiudicati in base al sistema uninominale. Fuoco sotto la cenere La seduta è tolta a tarda ora della sera, ma la battaglia non è terminata; si prevede anzi che essa avrà sviluppi anche al di fuori di Montecitorio, essendo annunciata una riunione della direzione del partito e del gruppo parlamentare liberale per l'esame della situazione. I deputati liberali dichiarano che si riservano l'esame di tutti i mezzi idonei a ottenere la invalidazione delle deliberazioni della Camera come anticostituzionali e in particolare duella richiesta di un referendum popolare in base all'art. 75 della costituzione, ovvero del ricorso al Presidente della Repubblica o alla Corte di Cassazione in mancanza della Corte costituzionale.

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