Un mendicante

Un mendicante Un mendicante Ho avuto le confidenze di Un mendicante professionale. Egli mi ha detto; Prima di (tutto levati dalla testa che il mestiere di mendicante sia facile. Per mendicare con ef Acacia, bisogna anzitutto creare il tipo. L'insignificante, lo sbiadito, il grigio nell'arte del mendicare non esiste. Io per esempio, per farmi questa faccia da vecchio buono e derelitto con questa barba tonda, questo naso rosso, quest'occhio implorante e questa testa calva ci ho messo tutta la vita. "Una volta ero sgarbato e non sembravo che un ubriacone. L'idea della barba mi è venuta logicamente, con questa ssniplice riflessione: la barba è una cosa sporca. Sembra nulla eppure non è così : dieci anni ci sono voluti per capire che la barba è una cosa sporca. Poi i vestiti. Non basta che siano cenciosi, debbono anche essere all'incontrarlo delle stagioni, pesanti d'estate, in modo da dare un senso di sudore e di fastidio, e leggeri d'inverno. Di gennaio, con la tramontana, un sette sul ginocchio oon uno sportellino di stoffa sottile che sventoli al vento, fa impietosire i passanti. La pietà è un ricatto perchè la gente non ama aver pietà; e fa l'elemosina per liberarsene. Non basta: la gente non ama neppure avere schifo. E io mi avvolgo un piede in una grossa fasciatura di bende di garza, la sporco di sangue e di fango, e ci infilo sopra una sformata ciabatta. Questa fasciatura non cela alcuna piaga ma i passanti hanno l'immaginazione fervida e si figurano chissà che ascesso o bubbone e buttano i soldi. Infine camminando debbo mostrarmi malconcio anche se, in realtà, ho le gambe buone e potrei far di corsa tutta la scalinata dell'Ara Coeli. Perciò cammino coi bastoni e ancheggio, proprio da sciancato. Questo per quanto mi riguarda. Ma per la gente dal cuore duro, capace di dirmi ■ « Va a lavorare », ho un altro ritrovato : Clementina. Non ti nascondo che non posso soffrire i bambini. Sono discoli, ecco quello che sono, e quando mendicavo solo, spesso mi inseguivano tirandomi torsoli e bucce. Ma la necessità aguzza, come si dice, l'ingegno. Dunque per duecento lire al giorno (sono cari questi bambini, sono proprio cari) affitto una bambina, CJementina. Veramente l'avrei voluta palli ■ciuccia e deperita, lei invece ha una faccia tonda con due guance che sembrano due mele rosa ; ma tant' è. Mi sdraio in terra, ripiego 6otto di me la gamba sana, allungo bene in vista la gamba co) piede fasciato, prendo Clementina sulle ginocchia e, sorreggendola con un brac ciò, stendo l'altro a chiedere l'elemosina, Clementina si annoia orribilmente e questo in parte oompensa l'aria di salute della sua faccia ton da. La noia la rende sonnacchiosa, accidiosa, l'avvilisce, la fa rassomigliare ad un fiore avvizzito. I passanti vedono Clementina che sembra che debba rendere l'ultimo respiro e in realtà non ne può più dalla noia e gettano ì soldi. Quando sono stanco di sorreggere la testa di Clementina che pare di piombo, faccio un altro quadro: io che invooo la carità e Cle mentina, innocente, che lì vicino gioca col pupazzo. I luoghi sono molto importanti. La scalinata di piazza di Spagna, per esempio, è indicata nelle belle giornate. SuAjquei gradini, tra l'obelisco e la barcaccia, la gente diventa di cuor tenero. Ma quelli che scendono fanno l'elemosina più volentieri di quelli che salgono perchè scendendo, quesito l'ho notato, gli sembra di essere belli, aitanti, fieri e la vanità, si sa, è generosa. Invece, salendo, hanno il fiato grosso e sono di malumore. Magari le donne si fanno fare la fotografia con l'amico, e, sullo sfondo, il mendicante sdraiato in terra con Clementina sulle ginocchia che non ne può più dalla noia. Gli uomini, d'altra parte, più sono innamorati e più pagano perchè non vogliono far brutte figure agli occhi-delle donne. Però la scalinata di piazza di Spagna è fin troppo adatta: sembra fatta apposta per mendicare. Qualche volta ricorro al luogo inadatto, tanto per cambiare. Mi butto su un marciapiede qualsiasi, in una strada affollata, a ridosso di una vetrina. La gente che corre per i fatti suoi è sorpresa di trovarmi lì e immagina che non ce 1' ho fatta più a andare avanti, che sono caduto lì quando le forze mi sono mancato. Qui sta pietà è più urgente e imprevista di quella che ispiro a piazza di Spagna. Fa colpo. In queste occasioni, Cle- mentina non mi sta sulle ginoochia, ma si leva in piedi e chiede la carità con la mano stesa, aggirandosi, piccola e barcollante, gonfia di cenci, tra le gambe dei passanti. Eh, eh, ha intuito quella bambina e la sa più lunga del diavolo. Le scalinate delle chiese non mi piacciono perchè la gente devota ha i suoi mendicanti, personali e se uno non ci sta sempre, perde la posta. Inoltre, le' pinzocchere non sono tanto generose. Andando in chiesa, sembra loro di aver già fatto una buona azione; l'elemosina è un di più. Invece negli altri luoghi, specie se belli o iti prossimità di caffè o locali di divertimento, la gente prova rimorso e allunga i soldi. E poi c'è Clementina. Non vorrei che qualche signora dedita alla beneficenza me la togliesse e la mettesse in un istituto. O che un prete ficcanaso venisse a scoprire la verità. Perciò mi tengo lontano dalle chiese. La sera mi allontano dal centro, vado in un luogo solitario e, sdraiato hu una lastra di marciapiede, conto l'incasso. Faccio tanti mucchietti, uno coi biglietti da dieci, uno con quelli da cinque, uno con quelli più piccoli. E' raro che non abbia fatto mille, millecinquecento lire. Ma ci credi? Sebbene il guadagno non sia cattivo, mi sembra che non mi ripaghi della fatica. Sono stracco, ho le ofea rotte, non ne posso più. Raccolgo il denaro, ri porto Clementina a sua ma dre, le pago le duecento lire e me ne vado all'osteria. Lì seggo ad un tavolo appartato, mangio un boccone e soprattutto bevo. All'osteria non possono soffrirmi, un po' per via di Clementina (mi chiamano negriero) un po' per via dei soldi. Vorrebbero che facessi il mendicante e per giunta morissi di fame, come quelli che lavorano sul serio. Bella pretesa, in verità. Bevo un litro, poi un secondo, poi un terzo, men tre quelli mi canzonano. II vino mi fa diventare cattivo, mi fa risalire alla testa tutte le miserie del mestiere. Così, quando mi stuzzicano, rispondo male, dico parolacce, divento torvo e, se potessi, li scannerei. A quell'ora, do po aver finto tutto il giorno di mendicare, divento davvero un mendicante. Ma allora non trovo più nessifno che abbia pietà di me. E' proprio vero che gli uomini sono fatti male. Le dieci lire per le bende finte, per lo strappo sul ginocchio, per Clementina che ai annoia, le danno. Ma la buona parola a un povero vecchio solo al mondo, no. Alberto Moravia

Persone citate: Acacia, Alberto Moravia