Bengasi si trasformerebbe in una nuova Gibilterra

Bengasi si trasformerebbe in una nuova Gibilterra GIOVEDÌ' BET1S PARLERÀ' AI COMUNI Bengasi si trasformerebbe in una nuova Gibilterra la nuova base militare porterebbe sotto le ali della Gran Bretagna le popolazioni arabe del Nord Africa (Dal nostro corrispondente) Londra, 19 gennaio. Domani si riapre la Camera dei Comuni e giovedì Bevin farà le attesissime dichiarazioni sulla situazione internazionale: si dice che questo discolpo di Bevin segnerà una pietra miliare per la politica estera britannica e per tutta l'Europa occidentale. Il 18 dicembre, informando i Comuni del fallimento della Conferenza dei Quattro, Bevin aveva detto che la nuova situazione europea obbligava la Gran Bretagna a prendere una grave decisione, ed aveva pregato il Parlamento di rimandare la discussione fino a quando il Governo avesse avuto tempo di riflettere. Dal punto di vista britannico, il panorama europeo non si è certo rasserenato nell'ultimo .mese; la divisione dell'Europa in due campi è un fatto compiuto e mentre il mondo sovietico si presenta, per lo meno in superiice, come un'unità formidabile ed aggressiva, il campo occidentale non ha alcuna parvenza d'organizzazione. Gli ambienti politici di Londra si rendono quindi conto che le nazioni dell'Europa occidentale attendono dal Ministro degli Esteri britannico una guida, o per lo meno una direttiva basata sulle realtà di oggi piuttosto che sulle speranze di ieri. Con dinanzi la prospettiva di vedere nel giro di quest'anno formarsi una Federazione delle Repubbliche comuniste danubiane, strategicamente, politicamente ed economicamente allineate con la Russia, Bevin dirà giovedì se la Gran Bretagna sia pronta ad una più intima associazione con l'Europa occidentale. Per prospettare questa collaborazione — una nuova ed ufficiale «entente>.— Bevin dovrà parlare prima di tutto del problema tedesco. Si sa che fa scorsa settimana Bevin aveva mandato a Marshall un messaggio urgente e personale sulla situazione alimentare nella zona anglo-americana: quella zona dove il « protocollo M » doveva far scoppiare la rivolta comunista e dove la situazione alimentare aveva infatti dato pretesto alle agi tazioni operaie. Ma i pass fatti dagli anglo-americani a Francoforte per l'integrazione della Germania occidentale sono riusciti soltanto ad allarmare i francesi senza impressionare molto i russi; e per il momento le speranze di una _ speranze maggiore unita occidentale di' pendono dal progresso che il pieno Marshall farà al congresso americano. D'altra, parte, la .politica estera britannica, se pure imperniata su una maggiore collaborazione con i paesi dell'Europa occidentale, deve di necessità agganciarsi al problema extra-europeo, e per certo vedremo Bevin parlare della Palestina e degli stati arabi del Medio Oriente. In Palestina la Gran Bretagna è ridotta all'ingrata parte di terzo incomodo in una guerra civile: i disordini interni renderanno impossibile il ritiro delle truppe inglesi, e per contro qualsiasi tentativo da parte di esse per restaurare l'ordine le implicherebbe nella disputa fra gli arabi e gli ebrei. Non per nulla Bevin, nel firmare il trattato con l'Irak la scorsa settimana, aveva accennato alla possibilità di stabilizzare la situazione nel Medio Oriente attraverso una catena di trattati d'alleanza con i paesi arabi: si sa che Bevin ha in mente la creazione di una catena d'alleanze difensive fra la Gran Bretagna ed il mondo arabo. Ma queste alleanze non possono avere unicamente lo scopo di risolvere pacificamente il problema palestinese; è logico immaginarle piuttosto come i baluardi a scaglione che dovranno arginale l'espansione del mondo sovietico verso il canale di Suez ed il golfo persiano. Sta infatti per arrivare à Londra l'emiro Feisal, figlio del re Ibn Saud, col quale la Gran Bretagna ha un trattato d'amicizia ma non ancora di alleanza; ed è già annunziata per la fine del mese la visita del primo ministro della Transgiordania. In questo diorama della nuova politica estera britannica in gestazione, bisogna aggi un. gere l'interesse che lo stato maggiore imperiale britannico va prendendo alla creazione di una vasta base navale ed aerea a Bengasi. Proprio qulche giorno fa si era parla' to di un progetto americano per trasformare Tripoli in una grande base aerea; oggi il medesimo osservatore del Daily Express, Sefton Delmer, se. gnala l'interesse britannico per fare di Bengasi una Gibilterra nord-africana: impresa che costerebbe quaranta milioni di sterline e per la quale occorrerebbero forse quattro anni; ma, dice il Delmer, geograficamente dominerebbe il Mediterraneo centrale ed orientale con una potente, base di attacco contro l'Europa sud-orientale, e politicamente porterebbe sotto le ali della Gran Bretagna anche le popolazioni arabe del Nord Africa. I Comuni discuteranno la politica estera per due giorni. Al dibattito prenderanno parte anche Churchill, tornato proprio oggi dalla sua vacanza africana (con ben nove quadri dipinti a Marrakesc) ed Eden, u quale è tornato anch'egli ieri sera da un viaggio d'affari in Persia, che gli ha tuttavia dato modo di incontrarsi con re Ibn Saud: e si tenga presente che l'opposizione parlamentare ha sempre appoggiato la politica estera di Bevin. c. m. f.