«Attaccateci useremo i gas» di E. St.

«Attaccateci, useremo i gas» «Attaccateci, useremo i gas» Saddam sigilla i confini, angoscia per gli ostaggi NICOSIA NOSTRO SERVIZIO L'Iraq ricorrerà ai gas tossici in caso di attacco da parte degli Stati Uniti o di Israele. Un avvertimento lanciato ieri a due riprese. Prima Abdel Fatah AlKhereji, ambasciatore in Grecia, ha detto durante una conferenza stampa che l'Iraq «è in possesso di armi chimiche ad alta capacità distruttiva e le userà se attaccato. Sentiamo tutti i giorni il presidente Bush dire che l'opzione militare è aperta. Israele minaccia di attaccarci. Noi rispondiamo che in caso di attacco useremo tali armi distruttive per la nostra difesa». Poco dopo Saddam Hussein ha av vertito i Paesi che potrebbero prendere in considerazione un attacco contro Baghdad che in questo caso farebbe ricorso «all'arma chimica doppia», la stessa con cui due mesi fa minacciò di colpire Israele. Finora non è stato possibile stabilire di che tipo di arma si tratti. Saddam ha dispiegato le sue truppe anche al confine con la Turchia. Il governo di Ankara ha annunciato che tutte le sue forze militari sono state poste in stato d'allerta in coincidenza con la visita del Segretario di Stato Baker. Secondo fonti diplomatiche Washington ha offerto alla Turchia un miliardo di dollari in cambio dell'uso delle basi militari situate nel suo territorio e della partecipazione alla forza di intervento multinazionale. In un dispaccio dal Kuwait l'agenzia Nuova Cina scrive che lo spiegamento militare iracheno nella capitale è stato rafforzato nelle prime ore della mattinata di ieri. Il corrispondente dell'agenzia afferma di aver visto lungo Gulf Street a Kuwait City un numero maggiore di mitragliatrici antiaeree, lanciarazzi e artiglieria. Le truppe che pattugliano la costa sono state «visibilmente rafforzate» e tutti i veicoli che passano lungo Gulf Street vengono ispezionati. «Sembra che i soldati iracheni si stiano preparando per una lotta all'ultimo sangue». Ieri il governo iracheno ha chiesto ai Paesi rappresentati da ambasciate in Kuwait di chiudere le loro sedi diplomatiche e di trasferirle a Baghdad entro il 24 agosto. Il governo ha annunciato la chiusura di tutte le frontiere irachene, con permesso di uscita e entrata solo per i diplomatici. Gli iracheni sostengono che dopo l'annessione del Kuwait le missioni diplomatiche riconosciute dall'ex emirato sono divenute «illegali» perché non hanno più uno status ufficiale: il Kuwait è considerato regione irachena. Nelle ultime 24 ore erano riusciti a lasciare l'Iraq raggiungendo la Giordania più di 400 stranieri: Baghdad aveva autorizzato ad andarsene tutti gli stranieri in possesso di visto d'uscita. La decisione di chiudere tutte le frontiere in ambo i sensi è stata comunicata anche all'incaricato d'affari italiano, Roberto Battarini, che a nome della Cee (l'Italia è presidente di turno) aveva sollecitato che frontiere e aeroporti fossero lasciati aperti. Gli stranieri sono diverse migliaia: 300 italiani nell'Iraq e 120 nel Kuwait, 2000 inglesi in Iraq e 3000 in Kuwait, 500 americani in Iraq e 3000 in Kuwait. I giornali iracheni hanno commentato con enfasi l'unificazione col Kuwait sottolineando che dopo «la vittoria sull'Iran due anni fa l'8 agosto ha portato una nuova vittoria al popolo arabo, l'inizio del rinascimento arabo». Ieri Saddam ha annullato il debito col Kuwait annunciando che non rispetterà gli obblighi finanziari che contrastano con.la sovranità dell'Iraq. In pratica ha cancellato con un colpo di spugna i 15 miliardi di dollari che doveva al Kuwait dai tempi della guerra contro l'Iran. Ha detto che farà fronte agli impegni del Kuwait verso Paesi terzi, imprese pubbliche e private. Un'affermazione sorprendente se si considera che l'Emirato ha 100 miliardi di dollari depositati all'estero mentre l'Iraq ha un debito stimato intorno ai 70 miliardi di dollari. Il presidente iracheno ha nominato vice primo ministro dell'Iraq il capo del governo fantoccio del Kuwait, colonnello Ali. La parola «ostaggi» non è stata ancora adottata a Washington ma per i 38 tecnici petroliferi americani bloccati in un albergo di Baghdad cresce con il passare delle ore il rischio di divenirlo. Ieri le autorità di Baghdad hanno consegnato all'ambasciata americana una bambina di 10 anni, Penelope Nabokov, che faceva parte del gruppo, [e. st.]

Persone citate: Abdel Fatah, Baker, Bush, Penelope Nabokov, Roberto Battarini, Saddam Hussein