Strage di mafia sulla spiaggia

Strage di mafia sulla spiaggia Gioia Tauro: l'agguato davanti a un chiosco, inutile la fuga in mezzo ai turisti Strage di mafia sulla spiaggia Cinque killer uccidono anziano boss e i due figli GIOIA TAURO. Una strage di mafia sulla spiaggia, tra la gente, tra i bambini che correvano allegri verso il mare e che hanno visto consumarsi, davanti ai loro occhi, l'ennesima pagina di violenza. Incurante della gente, degli spettatori involontari delle sue vicende, la 'ndrangheta continua così a regolare i suoi conti nella piana di Gioia Tauro dove, ieri mattina, un «commando» (c'erano almeno cinque persone, che erano armate di tutto punto) ha eliminato un anziano pregiudicato, Bruno Giuliano, di 61 anni, e due dei suoi figli, Domenico ed Antonio, di 25 e 19 anni. Una famiglia in passato già «toccata» dalla violenza di mafia con un cugino, Domenico Giuliano, ucciso e dato in pasto ai maiali. Gli assassini della 'ndrangheta sono entrati in azione sul lungomare di Gioia Tauro, in un punto in cui la spiaggia è sempre gremita di bagnanti che, nonostante tutto, amano ancora trascorrere le loro vacanze in questa regione bellissima, ma insanguinata dalla violenza mafiosa. Come ogni mattina, da qualche anno a questa parte, Bruno Giuliano di buon'ora è arrivato sul lungomare per aprire il chiosco di bibite di sua proprietà; un'attività avviata da tempo e che, nei mesi della lunga estate calabrese, gli consentiva discreti guadagni. Un chiosco frequentatissimo, a pochi metri dalla battigia, e per questo meta pressoché continua di bagnanti in cerca di refrigerio. Ad aiutarlo i figli Domenico ed Antonio, alle prese con i preparativi di sempre, a sistemare i tavolini, a caricare di bibite i frigoriferi, a sistemare il chiosco. All'improvviso, davanti al chiosco, si sono fermate due automobili arrivate a velocità normale, senza destare il benché minimo sospetto. Ne sono scese almeno quattro persone, armate di fucili. Domenico ed Antonio Giuliano, in un attimo, hanno capito cosa stava per accadere e sono fuggiti, verso la spiaggia, dividendosi nella speranza forse di mi¬ schiarsi tra i bagnanti, di scampare alle armi degli assassini. Bruno Giuliano invece non ce l'ha fatta a scappare, troppo anziano o forse cosciente di non poter sfuggire al suo destino: due dei banditi gli hanno sparato da pochi metri, non gli hanno concesso scampo, fulminandolo davanti alla porta del chiosco. Per lui anche due proiettili di pistola, forse una calibro 9 lungo, sparati per dargli il colpo di grazia. Intanto gli altri killer si erano già messi sulle tracce di Domenico ed Antonio Giuliano. La corsa dei due fratelli è stata disperata, ma senza alcuna possibilità di successo, di scampo. Prede e cacciatori hanno corso tra la gente che dapprima non ha capito pensando forse ad uno dei soliti giochi da spiaggia. Ma gli assassini lentamente hanno guadagnato terreno fino a quando non sono giunti a distanza utile per sparare a botta sicura. Le scariche di fucile sono state precise, implacabili: per tutti e due i fratelli la morte è arrivata con dei colpi alla testa ed al torace. Straziati dai pallettcr.i, Antonio e Domenico Giuliano non hanno avuto nemmeno «bisogno» del colpo di grazia. Così come erano arrivati, gli assassini sono poi spariti nel nulla dopo essere tornati sul lungomare ed essere risaliti sulle automobili. Solo dopo qualche minuto la gente che sulla spiaggia ha assistito terrorizzata alla strage è riuscita ad uscire dall'immobilità della paura. Sulla matrice dell'agguato il capo della sezione di Gioia Tauro della Squadra Mobile, Beppe Gualtieri, non ha nessun dubbio: uno spiegamento di forze così massiccio non può che essere stato scatenato dalla 'ndrangheta, certo, ma soprattutto da una cosca potente che può mettere in campo un numero molto consistente di «soldati». Certo, comunque, è che gli assassini si sono mossi con l'obiettivo del massimo risultato possibile, cioè con nel mirino tutte e tre le vittime. Se così non fosse, se cioè il bersaglio dell'agguato era solo uno dei tre Giuliano, non si sarebbero mossi in cinque (più gli autisti) con le enormi necessità logistiche che l'utilizzo di un gruppo così nutrito comporta. Un agguato che, per molti, è un rinnovato segnale di come, nella piana di Gioia Tauro, dopo recenti processi (che hanno mandato assolti o condannato a lievi pene i vertici delle vecchie cosche), sia in corso un processo di normalizzazione. Un processo il cui fine primario è quello di ricreare, sul sangue e nel t rrore, una «pax mafiosa» che, alla fine, vedrebbe dominante oggi come ieri la potente cosca dei Piromalli. Diego Minuti

Persone citate: Antonio Giuliano, Beppe Gualtieri, Bruno Giuliano, Diego Minuti, Domenico Giuliano, Piromalli

Luoghi citati: Gioia Tauro