Gorbaciov non entra nell'armata di E. St.

Gorbaciov non entra nell'armata Rinviata una dichiarazione ufficiale. Un giornale: meglio non avere soldati all'estero Gorbaciov non entra nell'armata Imbarazzato silenzio al Cremlino MOSCA. L'Unione Sovietica ha rinviato a oggi una dichiarazone ufficiale sulla decisione del Presidente americano di inviare forze militari in Arabia Saudita ma, ha ribadito di non volere «usare i muscoli» per risolvere il conflitto generato dall'invasione irachena del Kuwait. Le notizie di ieri sulla crisi del Golfo sono state seguite con grande attenzione dall'agenzia Tass che però, fino a tarda sera, ha evitato ogni commento. Alle 17.34 di Mosca, le 14.34 italiane, la Tass ha diffuso un flash da Washington con l'annuncio di Bush sull'invio di truppe nelle basi concesse dall'Arabia Saudita. Alle 19,04 locali l'agenzia ufficiale sovietica ha poi dato un altro flash sull'«unificazione» dell'Iraq con l'Emirato occupato, mentre alle 19.35 ha diffuso, senza commenti, un ampio riassunto del discorso del presidente americano. Ma il servizio stampa del ministero degli Esteri, che aveva convocato i giornalisti alle 17 ora di Mosca per una «dichiarazione importante» (così era stata definita) del portavoce sovietico Yuri Gremitskikh sul conflitto Iraq-Kuwait, poco dopo ha annullato la conferenza stampa e l'ha rinviata a oggi. Il ministero degli Esteri, tuttavia, confermando in serata che due navi militari dell'Urss stanno dirigendosi verso il Golfo, ha tenuto a sottolineare che Mo- sca non intende «mostrare i muscoli» nella crisi innescata dall'invasione irachena. In una conferenza stampa svoltasi martedì, i giornalisti avevano insistito per sapere da Gremitskikh quale sarebbe stata la posizione dell'Unione Sovietica se gli Stati Uniti avessero ottenuto l'uso delle basi saudite e se fossero intervenuti con la forza contro Baghdad. Il portavoce aveva rifiutato di fare previsioni, ma aveva detto che, in generale, l'Urss è contraria «all'uso dei muscoli» e ritiene che i problemi vadano risolti «con mezzi politici». E il viceministro degli Esteri Aleksandr Belonogov, riferendosi alle voci che già correvano su un possibile intervento ame- ricano nel Golfo, aveva invitato Washington alla prudenza, aggiungendo: «Non penso che gli Stati Uniti cerchino di creare una situazione nella quale si renda poi necessario il ricorso alla forza». Belonogov aveva anche sottolineato che Mosca e Washington si tengono «in contatto permanente» per quanto riguarda la crisi. Secondo fonti diplomatiche, è dunque certo che il Cremlino è stato informato in anticipo della decisione del presidente Bush, e che ha già dato agli americani un parere sulla loro scelta. Ieri mattina il quotidiano «Sovietskaya Rossia» scriveva che la decisione sovietica di interrompere l'aiuto militare all'Iraq «ha provocato una rispo¬ sta molto negativa a Baghdad». La «Pravda» affermava che «la situazione nel Golfo si è fatta estremamente seria», e che gli Stati Uniti stanno ammassando forze navali ed aeree nel Medio Oriente. Il quotidiano delle Forze Armate, «Krasnaya Zvezdà», osservava che un'eventuale ritiro delle forze irachene dal Kuwait, ammesso che avvenga, sarebbe soltanto «polvere negli occhi», perché nell'Emirato resterebbero il governo-fantoccio insediato dall'Iraq e il «cosiddetto Esercito popolare del Kuwait» formato dall'aggressore. Ma aggiungeva anche che in questo momento non c'è un solo soldato sovietico all'estero, e che sarebbe meglio che la situazione non cambiasse. Un modo per sottolineare che il momento psicologico e politico in Urss non è adatto a un intervento militare. E il telegiornale della sera, dando notizia della fusione Kuwait-Iraq, ha detto che le misure di embargo economico adottate nei confronti di Baghdad potrebbero essere «un'arma più efficace» dello spiegamento militare americano. Secondo la tv è improbabile che gli Usa riescano ad ammassare nei prossimi giorni forze sufficienti per contrastare con successo l'esercito di Saddam Hussein. Inoltre, ha sottolineato, gli stranieri attualmente nel Kuwait e in Iraq rischiano di diventare ostaggi di Baghdad. In una conferenza stampa, Bush si è detto comunque «più che soddisfatto» dell'atteggiamento sovietico nella crisi; Baker, ha detto, «è stato in contatto per tutta la giornata» con il collega Shevardnadze, e dal Cremlino «non ci si poteva aspettare una reazione più positiva». Non ha però voluto rispondere alle domande sull'eventuale partecipazione di Mosca alla forza multinazionale che egli stesso ha proposto. Subito dopo l'invasione irachena del Kuwait, L'Urss aveva deciso di interrompere l'aiuto militare al regime di Baghdad e aveva chiesto all'Iraq il «ritiro immediato e senza condizioni» dal Paese invaso. Anche Gorbaciov aveva inviato un messaggio al presidente iracheno Saddam Hussein. [e. st.]