«Il nuovo Hitler perderà» di Andrea Di Robilant

«Il nuovo Hitler perderà» Il blitz deciso dopo lo spiegamento di armi chimiche irachene «Il nuovo Hitler perderà» Bush: è una missione difensiva NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Con un richiamo agli Anni Trenta in Europa, il presidente Bush ha spiegato al Paese che le truppe americane sono in Arabia Saudita perché il principio dell'aggressione non deve prevalere in una zona di vitale interesse per gli Stati Uniti e per il mondo. Nel suo discorso ieri mattina, Bush ha ricordato l'atteggiamento conciliatorio delle potenze europee nei confronti di Hitler. «La storia ci ha insegnato che l'appeasement non funziona», ha detto. «L'aggressione di Saddam Hussein ha reso necessaria la nostra decisione. Ma non siamo in guerra: si tratta però di una missione difensiva, intesa a scoraggiare l'Iraq dall'intervenire contro altri Paesi nel Golfo». Ma Bush non si limita a voler contenere l'Iraq: vuole anche il suo ritiro dal Kuwait. E alcuni analisti si chiedevano ieri come una missione esclusivamente difensiva potesse convincere Saddam Hussein a ripiegare. Bush ha confermato che l'obiettivo militare mira solo a scoraggiare altri attacchi dell'Iraq, non a costringerlo a ritirarsi dal Kuwait. «E' invece con le sanzioni che vogliamo convincere l'Iraq a ripiegare e sono sicuro che comincerà a sentirne gli effetti molto presto». Bush ha fatto «una promessa solenne» che l'embargo totale approvato dalle Nazioni Unite contro l'Iraq e il nuovo governo del Kuwait sarà attuato con efficacia, rafforzando così l'ipotesi di un blocco navale. Gli Stati Uniti «non cercano il conflitto - ha detto Bush - e le truppe americane non inizieranno le ostilità. Ma dobbiamo riconoscere che l'Iraq potrebbe non rinunciare all'uso della forza per soddisfare le sue ambizioni. «Del resto ha già ammassato un'enorme macchina da guerra lungo la frontiera saudita, capace di aprire le ostilità senza bisogno di ulteriori preparativi. E in tal caso le truppe americane si difenderanno». Il presidente Bush ha elencato i quattro principi che lo hanno guidato verso la sua decisione di mandare i marines in Arabia Saudita: 1 ) Ottenere il ritiro completo, immediato e incondizionato delle forze irachene dal Kuwait. 2) Restaurare il legittimo governo del Kuwait. 3) Ribadire l'impegno degli Stati Uniti - impegno costante negli anni, da Roosevelt a Reagan - a garantire la sicurezza e la stabilità del Golfo Persico. 4) Sottolineare che la vita degli americani all'estero sarà protetta. Ma la causa immediata della decisione di Bush di mandare truppe in Arabia Saudita è stata l'escalation degli iracheni lungo il confine saudita. Il presidente ha ricordato che l'Iraq già dispone in Kuwait «di centomila soldati, carri armati, artiglieria e missili terra-terra». Ha aggiunto di essere «preoccupato» dalla possibilità che Saddam Hussein usi il suo arsenale di armi chimiche. Proprio la presenza dei missili e lo spostamento di armi chimiche verso il confine, secondo fonti del Pentagono, avrebbe finalmente spinto l'Arabia Saudita a dare il suo assenso allo sbarco americano. La condizione di Re Fahd è stata che gli Stati Uniti facessero parte di una forza multinazionale. Il presidente Bush ha detto di sì, ma ieri è parso chiaro che non sarà facile convincere altri Paesi a partecipare. Sinora solo la Gran Bretagna ha dato un segnale inequivocabile della sua partecipazione. Nel proclamare che «la sovranità dell'Arabia Saudita rappresenta un'interesse vitale degli Stati Uniti», Bush ha impegnato il Paese in un'impresa militare di lunga durata ed estremamente rischiosa, che finora ha il pieno appoggio del Congresso e della popolazione. Ma Bush è consapevole del pericolo che una crisi prolungata può avere sull'economia americana e, di riflesso, sulla popolarità della sua decisione. Andrea di Robilant Bush spiega in tv l'intervento americano in Arabia Saudita [FOTOAP]