Seviziato e ucciso nel rito satanico

In un capannone alla periferia di Roma, sugli abiti della vittima una scritta: Horror In un capannone alla periferia di Roma, sugli abiti della vittima una scritta: Horror Seviziato e ucciso nel rito satanico II corpo sfigurato era nascosto in un frigorifero ROMA. Liberamente tratto da un racconto di Edgar Allan Poe. Ritagli da un film dell'orrore. La vendetta del canaro numero due. Gli si può dare, per adesso, uno di questi tre titoli. A scelta. Perché ci sono soltanto alcuni frammenti di una storia tremenda, da brividi. Forse il mistero dell'estate. Succede a Roma, storia nera che emerge dalla periferia della metropoli ieri pomeriggio, sotto la pioggia. Subito poche parole di un ufficiale dei carabinieri: «Un cadavere mutilato in più parti è stato trovato nella cella frigorifera di un capannone sulla via Flaminia Vecchia. La scoperta è stata fatta dai proprietari del capannone, tornati a Roma dopo un'assenza di una quindicina di giorni per ferie. Sul posto si sono recati i militari del reparto operativo». Si pensa ad un delitto come tanti altri. Feroce, ma comunque di ordinaria amministrazione. Negli archivi della cronaca dei giornali ci sono i racconti di decine di cadaveri fatti a pezzi, nascosti in valige, chiusi in un sacco e buttati in una discarica. Morti d'amore, di gelosia, di tradimenti. Ma due ore dopo cambia la scena. Una serie di indizi e riscontri concreti induce gli inquirenti ad avanzare l'ipotesi di un rito satanico concluso con atroci sevizie e con l'uccisione della persona tuttora sconosciuta e dal sesso ancora da stabilire. Un corpo devastato, sen- L'OSPEDALE DEI MISTERI GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Ospedale San Martino, ore tredici di qualche giorno fa. Mentre il cronista è da quelle parti, capita che a un malato in crisi la pressione salga a 570, uno sproposito. Il neurologo pensa che quel poveretto sia più di là che di qua, vicino allo schianto ormai. Eppure tenta il possibile. Collegato a un monitor, il paziente viene rapidamente trattato con uno, due, tre, quattro antiipertensivi. Finché al quinto tentativo si individua la sostanza che gli è più congeniale, ossia quel farmaco che poco dopo l'inoculazione dà sul monitor rassicuranti segni d'efficacia terapeutica. Il neurologo fa telefonare alla farmacia dell'ospedale, chiedendo il rifornimento del medicinale per le prossime 24 ore. E la farmacia risponde che di quell'antipertensivo non ne è rimasto più. Non si tratta di un farmaco d'avanguardia, ma nemmeno di vecchia formula. Ma al neurologo basta sapere che il malato sembra «rispondere» soltanto a quella sostanza, e giustamente la considera indispensabile. Si precipita alla direzione sanitaria, spiega il caso. Ottiene che un infermiere, il più rapidamente possibile, vada a comprare in qualsiasi farmacia pubblica di turno il farmaco nelle quantità necessarie. A prezzo intero, senza pagare il ticket, non importa. Si fa così, e sono le 13,15. Nel suo letto, anche se intubato e bianco come il lenzuolo, quel malato sembra che ora sia un po' più di qua che di là. Chi lavora al San Martino di Genova racconta che anomale emergenze di questo tipo sono all'ordine del giorno. Certo, si tratta di un ospedale, i malati a volte sono in condizioni disperate: soltanto i non addetti ai lavori avrebbero il diritto di stupirsi dei drammi che qui come altrove assurgono a routine. Ma in un precedente resoconto annotavamo che questo grande ospedale - 2830 posti letto, 1030 medici, 1700 paramedici, 1000 ausiliari, cinquecento tecnici di laboratorio, oltre mille tecnici dei servizi, 70 mila ricoveri l'anno - palesa troppi meandri oscuri, troppe allucinanti gestioni. La gigantesca farmacia dell'ospedale non pare che si sottragga del tutto allo sfacelo: i PISTOIA. Un uomo di 44 anni, uscito dalla propria abitazione di Montemurlo in provincia di Firenze lunedi mattina per andare a pesca, è stato trovato morto colpito da tre proiettili d'arma da fuoco ieri in un bosco a Santomato, nel Pistoiese. Si tratta di Giuseppe Castellano, originario di Agrigento che da dieci anni viveva in Toscana, un ex operaio tessile disoccupato da alcuni mesi, sposato e padre di un figlio. Il corpo è stato trovato verso le 10 e 30 da una guardia forestale, avvertita dal guardiano della fattoria proprietaria dei terreni della zona. Il custode già ieri sera aveva notato nello stesso posto l'auto, una Fiat 127, della vittima. Il cadavere era a circa duecento metri di distanza dal veicolo, vestito e PISTOIA dalla testimonianza del custode Gennaro Misiti che dichiara agli investigatori di essere entrato nel capannone per l'ultima volta verso il dieci di luglio. Nei pressi dell'ingresso del capannone polizia e carabinieri trovano poi quelle tracce che potrebbero indirizzare le indagini verso un delitto consumato dopo un rito satanico: con la ghiaia è stato formato un cerchio e al suo interno sono ancora visibili macchie di sangue rappreso. Accanto a questo «simbolo» gli investigatori recuperano, oltre ad una felpa, un pantalone jeans tagliuzzato ad entrambe le estremità e con la scritta, forse con pennarello rosso, «Horror» sormontata dal numero 400 e dalla doppia S di stampo nazista. La zona viene battuta palmo a palmo, il capannone ispezionato in ogni angolo, i suoi poveri arredi controllati dall'occhio dei periti e degli investigatori. Oggi i carabinieri torneranno in via Flaminia Vecchia, cominceranno ad interrogare gli abitanti della case vicine. La gente parlerà di riti satanici, del diavolo delle sette. Ricorderà vecchi episodi e misteri irrisolti (come quello di una giovane baby-sitter strangolata a Pordenone). E comincerà la caccia agli assassini. Alla fine, forse, si scoprirà che Satana in questa storia non c'entra. Che era tutta una messinscena. Il canaro è sempre in agguato. [d. c. d.]