IL MIO KIERKEGAARD NON E' UN POSTMODERNO

IL MIO KIERKEGAARD NON E' UN POSTMODERNO IL MIO KIERKEGAARD NON E' UN POSTMODERNO Egregio Direttore! Nel numero 671 di «Tuttolibri» si dà recensione del tomo V di «Enten-Eller» di S. Kierkegaard da me curato per Adelphi. Dopo che si introduce l'autore con l'ausilio di critici o strumenti che nulla di nulla hanno o potrebbero avere a che fare con l'argomento, dunque con lui; dopo che, come da necessaria conseguenza, dunque in clima post-postmoderno (con patente contraddizione alla risibile tesi sostenuta), si è capaci di dare un bilancio del tutto lontano dai riguardi almeno semantici se non sintattici dell'autore, con in più il condimento di un marchiano errore di periodizzamento e date, ebbene, si dà prova di aver letto letteralmente e matematicamente una riga e mezzo della prima pagina di testo di tal libro... C'è poi il triviale e il congiunto insultante, d'aver detta recensione sovrapposta, fino a celarlo, a un lavoro critico quale tal libro rappresenta al termine (complessivi venticinque anni in 1400 pp. ca. di traduzione e commento condotti sui mss.), una di quelle cose che, proprio in sede di letteratura kierkegaardiana, si chiamano «Pirat-Ausgabe», o con buon eufemismo, «Pirat-Forschung/Untersuchung». Che questa «cosa», per dispregio scientifico o gabbo del lettore, anche a paragone dei peggiori antecedenti stranieri d'identico oggetto, sorpassi poi infinitamente in profondità d'insipienza, e certo a ben più alto ordine qualitativo, la recensione, vai solo la pena di notarlo. Peccato che così si continuino a incoraggiare, contro agli sforzi di pochi, i confondimenti di idee in merito a Kierkegaard, almeno in Italia. Alessandro Cortese Il professor Cortese — «veneI rando e terribile» com'era Par¬ menide secondo Platone — trova «trivitale e congiunto insultante» l'aver accostato alla sua opera pluriennale la traduzione di «Sul concetto di ironia» curata da Dario Borso, kierkegaardiano di nuova generazione. Il lavoro di Dario Borso a cui il professore allude sprezzantemente come «la cosa» è invece a quanto mi risulta corretto, e reso in italiano con un linguaggio assolutamente ricco chiaro espressivo. Delle dispute su moderno e postmoderno, filosofico e antifilosofico, non mi servivo affatto come «ausili» o «strumenti» per una lettura kierkegaardiana, ma se mai al contrario mi servivo di Kierkegaard come «ausilio» — sia pure in forma debolissima e a fortiori poco filologica — per una lettura delle dispute in questione. Mi scuso della datazione scorretta, esito di un errore nella trasmissione. (f. d. a.) La pazienza di Skarmeta Signor Direttore, Tuttolibri di sabato 14 ottobre u.s. ha pubblicato mezza pagina firmata da Giuliano Soria sullo scrittore cileno Antonio Skarmeta. Devo precisare che Skarmeta non è solo un letterato ma anche e forse ancor più è un grosso drammaturgo e sceneggiatore. «Il postino di Neruda», romanzo così infelicemente intitolato dall'editore italiano è tratto, all'incontrarlo della norma corrente, da un lavoro teatrale «Ardente pazienza» (titolo ben più significante), rappresentato in tutto il mondo. Noi del Teatro di Sardegna abbiamo avuto l'onore, e anche il coraggio di far conoscere in Italia il testo di Skarmeta, all'ultimo festival di Asti Teatro. Antonio Prost Pres. Coop. Teatro di Sardegna

Luoghi citati: Asti, Italia