Un filo d'oro avvolge 5 secoli di Russia

Un filo d'oro avvolge 5 secoli di Russia Icone, abiti, gioielli in mostra a Milano Un filo d'oro avvolge 5 secoli di Russia Wt\ MILANO IN filo d'oro per legare se1 coli di arte applicata rus- I sa. Erede di Bisanzio, im3g 1 bevuta di cultura slava la Russia, sino alle soglie del nostro secolo, ha fatto dell'oro la costante magica di ogni suo oggetto. Lo ritroviamo dovunque a brillare nella mostra promossa dal Comune di Milano e dal Gruppo Rinascente al Castello Sforzesco (Sala Viscontea, sino al 22 novembre), dove sono raccolte quasi 500 «meraviglie sconosciute» dal XVI al XX secolo, uscite per la prima volta dal Museo Storico Statale di Mosca. Fanno parte del fondo ricchissimo del Museo (4 milioni di pezzi) che la glasnost apre all'Occidente. Icone e oreficerie sacre, paramenti liturgici, abiti e tessuti ricamati a filo d'oro, pizzi, abiti di corte e popolari, gioielli illuminano gli aspetti intimi di un Paese che ha voluto rimanere sostanzialmente russo, nonostante le infiltrazioni europee. II Museo Storico di Mosca, oggi grande e diramato complesso con diverse filiali ed una scuola scientifica di ricerca, nasce nel 1872 per iniziativa degli intellettuali liberali, per riappropriarsi della tradizione antica e popolare. Quello «stile russo» messo in disparte dalle mode europee penetrate nel 1700 con le riforme di Pietro il Grande, ma sostenuto dai ceti medi, dal clero e poi dalla società ottocentesca dello zar Nicola I. Zabelin, direttore del nuovo Museo dal 1885 al 1908, sosteneva che «la storia del popolo è la storia delle idee popolari rimaste impresse negli usi e costumi e nella cultura, e non nella storia politica dello Stato». Per questo nel Museo, costruito nella Piazza Rossa, entrano sin da allora insieme alle opere d'arte, manufatti di alto artigianato legati alla vita quotidiana dell'intera società russa. I 500 pezzi esposti raccontano spaccati ancora sconosciuti della storia e del costume. Una grande sezione è dedicata agli oggetti di culto, icone, paliotti, calici, croci, dorati e incastonati di pietre preziose. Colpisce la bellezza dei ricami in oro filato e seta di icone e paliotti, come il sudario con la Deposizione del 1598 o quello secentesco con i Santi Zosima i Sawatij proveniente dalla collezione Scukin, accompagnati dalla scritta dei committenti, proprio come nelle tavole d'altare del nostro Medioevo. Ma chi li faceva? Le donne, che avevano ruoli eccezionali nell'artigianato russo come nelle lavorazioni occidentali della seta e della ceramica. Nei monasteri e nei «terem», parte dei palazzi nobiliari loro dedicati o nelle residenze degli zar, c'erano vere e proprie manifatture dirette dalle padrone di casa-ricamatrici. Artisti di professione, pittori di icone, disegnavano il soggetto centrale, le decorazioni o le scritte, ma loro sceglievano tecniche, colori, materiali ed alla fine si prendevano il merito della riuscita. Del resto conoscevano ogni tipo di filato, centinaia di motivi, «soldino», «bacca», «piumine», «filettine», come spiega esaurientemente nel catalogo (edizione Fabbri) Nina Asarina, vice direttrice del Museo. Qualche volta, anche nei tempi del più severo «stile russo», sbirciavano i manufatti provenienti dall'estero, folti velluti italiani, broccati orientali, stoffe spagnole e turche. Tessuti che, nel 1500 e 1600 si ammonticchiavano soltanto negli ateliers delle zarine, per i sontuosi abiti degli zar o del clero, come quelli epimanichia (sorta di grossi polsini ornati), anavalon, saccos, felon (paramenti ecclesiastici). Creatori di icone dalla cromia raffinata, rivestite d'oro e d'argento, numerose nel 1500 e 1600, erano invece gli orefici, abilissimi maestri ligi all'antica iconografia. Gli artigiani della Serebrjanaja Palata (Camera d'argento) avevano rimesso in funzione la tecnica del niello, con cui decoravano fibbie, vasi, bottoni, croci. Particolarmente preziosi la Croce ordinata nel 1694 dalla zarina Natal'ja, madre di Pietro il Grande e il Vangelo d'altare, tutto inciso e lavorato nel 1681-2, proveniente dall'ex monastero di Donskoj. Un'altra sezione, ricchissima, riguarda la vita laica: pizzi, merletti, abiti e accessori svelano altri segreti. I pizzi, ad esempio, del 1600 e 1700, fatti con fili d'oro e d'argento, rari ed unici, servivano ad abbellire abiti da cerimonia di nobili e clero, ma anche oggetti d'uso come selle, gualdrappe, poltrone. Erano lavorati con tecniche complesse nelle case dei boiari (nobili) e dei mercanti o nelle fabbriche degli zar. I vestiti avevano tagli unici, ma materiali e ornamenti diversi a sottolineare le classi sociali. Camicie, pantaloni, palandrane, caff etani, pellicce per gli uomini, sarafany, vestiti cioè senza maniche o gonne a vita alta con bretelle, di seta o di broccato, per le donne. Nel 1600 e 1700 lo indossavano nei giorni di festa contadine, mercantesse, piccole borghesi, resistendo tenacemente alle nuove mode europee di Pietro il Grande. Non mancano sontuosi abiti di corte e divise militari della fine del XIX secolo alle soglie del XX, che un editto del 1834 regolamentava severamente nel taglio, colore, tessuto e de¬ corazione a seconda del rango. Dove ci si poteva sbizzarrire dunque? Nei copricapi dalle fogge più varie e fantasiose, festivi, nuziali, virginali, carichi d'oro, con perle e lustrini, a corno, a fascia, a mezza luna, a due corni. Per le sposate che dovevano tenere rigorosamente nascosti i capelli anche in casa c'era il kokosnik. Diversi per area geografica, pieni di significati, si tramandavano per eredità. Si poteva variare anche nelle cinture, fazzoletti, scialli, scarpe e borse, accompagnati, tra gli aristocratici, da cofanetti, tabacchiere, anelli, portasigari. Originalissimi quelli prodotti dall'orafo di Corte Karl Fabergé, nel suo grande laboratorio di Pietroburgo ereditato dal padre a metà '800. Maurizia Tazartes Corona per cerimonia nuziale, Pietroburgo, prima metà del XIX secolo Saccos della fine del XVIII secolo, proveniente dal convento Aleksandr Nevskij

Persone citate: Aleksandr Nevskij, Donskoj, Karl Fabergé, Maurizia Tazartes, Nina Asarina, Zabelin

Luoghi citati: Comune Di Milano, Milano, Mosca, Pietroburgo, Russia