Il nemico del progesterone

Il nemico del progesterone Come agisce l'RU 486, il farmaco noto come «la pillola abortiva» Il nemico del progesterone Si è rivelato efficace nel 95 per cento dei casi L'RU 486, o mifepristone, è la maggiore novità nel campo della endocrinologia ginecologica degli ultimi anni. Sintetizzato nel 1982 dal ricercatore francese Emile-Etienne Baulieu, dell'ospedale di Bicètre, è il primo antiprogestinico usato in clinica; per la sua proprietà di potente antagonista del progesterone si è dimostrato in grado di interrompere, se assunto al momento opportuno, una gravidanza non desiderata in una altissima percentuale di casi, e già se ne prospetta l'uso come anticoncezionale. Il progesterone è l'ormone chiave della gravidanza: prepara la mucosa uterina all'annidamento dell'uovo fecondato, riduce la contrattilità uterina ed è poi indispensabile per la perfetta morfogenesi della placenta e per un adeguato sviluppo embrionario. Una larga parte degli aborti spontanei è provocata da un'insufficiente pro¬ duzione progestinica. Il progesterone è in massima parte prodotto dal «corpo luteo» che si forma nell'ovaio dopo l'ovulazione e che diventa «corpo luteo gravidico» in caso di gravidanza; questo, pur conservando la sua funzione per tutto il periodo gestazionale, viene man mano sostituito dalla placenta nella massima produzione dell'ormone. L'azione del progesterone sugli organi «bersaglio», fra cui la mucosa uterina, si esplica attraverso l'interazione col suo recettore specifico posto sulla superficie delle cellule; quindi inizia una serie di reazioni intercellulari, basi della risposta ormonale. L'RU 486 agisce andando ad occupare i recettori del progesterone e impedendogli così di svolgere la sua azione specifica. Se assunto anche per brevissimo tempo nelle prime settimane di gravidanza, inibendo l'azione trofica del pro¬ gesterone sulla mucosa uterina, determina il distacco dell'embrione e quindi l'interruzione della gravidanza stessa. Ha dimostrato un'efficacia nel 95% dei casi trattati. L'RU 486 è stato anche sperimentato come contraccettivo: somministrato in un'unica dose nella seconda fase del ciclo, si è dimostrato in grado di indurre la comparsa del flusso entro 72 ore, prevenendo un eventuale impianto dell'uovo fecondato. E' stata per questo denominata «pillola del giorno dopo». E intanto compare all'orizzonte una nuova sostanza antiprogestinica, l'epostano, sintetizzata da ricercatori olandesi. Agisce inibendo la produzione stessa dell'ormone, attraverso il blocco dell'enzima 3-HSD (3idrossi-steroido-deidrogenasi) che converte il pregnenolone in progesterone. Antonio Tripodina

Persone citate: Antonio Tripodina, Baulieu