Il cancelliere Kohl oggi a Varsavia, speranze e qualche contrasto tra i due Paesi di Alfredo Venturi

«I confini polacchi non si toccano» Il cancelliere Kohl oggi a Varsavia, speranze e qualche contrasto tra i due Paesi «I confini polacchi non si toccano» E Bonn incalza Berlino Est: cambiate il sistema BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Repubblica Federale guarda verso Oriente: verso l'Oriente germanico in subbuglio, verso l'Oriente polacco che attende oggi la visita del cancelliere Helmut Kohl. A Varsavia, il capo del governo di Bonn riapre il discorso ormai collaudato della Ostpolitik, misurandosi ancora una volta con i problemi lasciati dalla guerra: i confini, la minoranza tedesca. Ma l'attenzione resta fissa su Berlino Est, dove gli impetuosi rivolgimenti in corso offrono la possibilità di ripensare il più penoso di quei problemi: la divisione della Germania. Queste due realtà così diverse e così intrecciate, la Polonia che ha anticipato la rivoluzione postcomunista e la Repubblica Democratica Tedesca che potrebbe avviarsi sulla stessa strada, sono state al centro, ieri, di un appassionato dibattito al Bundestag. Si è concluso con un impegno al rispetto delle frontiere polacche, anche nel nome di una eventuale Germania riunificata. Tradizionalmente cauto nell'affrontare i problemi intertedeschi, il cancelliere questa volta non misura le parole. Kohl chiede che il partito rinunci al monopolio del potere, che il regime trasformi l'economia pianificata introducendovi le leggi del mercato, che venga spazzato via ogni limite all'informazione e alla mobilità dei cittadini. E poi incalza: a queste condizioni sono pronto, dice, a «parlare di una nuova dimensione dei nostri aiuti economici». Quasi rispondendo alla vecchia accusa di ingerenza negli affari interni dell'altro Stato tedesco, il cancelliere aggiunge: «Sollecitare dei cambiamenti nella Repubblica Democratica è nostro dovere nazionale». Poi Kohl si avventura sul terreno minato dell'unità tedesca. Può farlo, perché pochi giorni fa il presidente francese Francois Mitterrand ha tolto di mezzo un ostacolo storico: l'ostilità francese alla prospettiva di una sola Germania. Il cancelliere ricorda questo incoraggiante sviluppo, ringraziando Parigi. La riunificazio¬ ne, insiste, è iscritta nel preambolo della nostra legge fondamentale: e naturalmente subordinata al «libero esercizio da parte di tutti i tedeschi del diritto all'autodeterminazione». Il dibattito che segue mostra le smagliature di sempre fra governo e opposizione. Parlare di riunificazione, dicono i Verdi, è più assurdo che mai: per la prima volta la Ddr si costruisce una propria identità, il discorso dell'unità postula il fiasco del movimento riformista. I socialdemocratici invitano a non turbare gli sforzi dell'opposizione tedesca orientale: all'ordine del giorno a Berlino non è l'unità, è la libertà. Dall'altra Germania alla Polonia. Anche qui il discorso scotta, una laboriosissima preparazione della visita di Kohl a Varsavia ha mostrato quanto pesano i condizionamenti del passato. C'era di mezzo una visita al santuario di Annaberg, sede di scontri sanguinosi fra tedeschi e polacchi negli Anni Venti: e alla fine il cancelliere ha rinunciato all'imbarazzante intermezzo. C'era di mezzo uno scambio di dichiarazioni del documento congiunto che sarà pubblicato alla fine della visita. Bonn voleva un riconoscimento specifico dell'esistenza di una minoranza tedesca in Polonia. Varsavia voleva un impegno esplicito al rispetto della frontiera Oder-Neisse. La dichiarazione finale conterrà invece accenni generici quanto ovvi: alla tutela delle minoranze, alla inviolabilità delle frontiere. Ma il Bundestag offre a consolazione dei polacchi una risoluzione più vincolante. Vi si dice che le frontiere della Polonia non saranno mai rimesse in discussione dai tedeschi, «né ora né in futuro». E' una formula che si deve all'inesauribile vena di HansDietrich Genscher: il ministro degli Esteri voleva estendere implicitamente il soggetto di questo impegno a una eventuale Germania unita del futuro. Così dopo i francesi anche i polacchi sono invitati a riconsiderare la loro storica opposizione all'unità tedesca. L'intreccio della questione polacca e della questione tedesca è tale da ispirare a Walter Momper, borgomastro di Berlino Ovest, un parallelo metodologico per uscire dalla crisi attuale dei profughi: egli propone una «tavola rotonda intertedesca», sul modello di quella che a Varsavia permise al Paese di imboccare la via del postcomunismo. Quanto a Hans-Jochen Vogel, il capo dell'opposizione, esprime con un auspicio la diffusa preoccupazione di un esodo destabilizzante: che i cittadini della Ddr non cedano alla tentazione di trasferirsi in massa, che contribuiscano piuttosto alla pressione popolare per il cambiamento. Alfredo Venturi

Persone citate: Francois Mitterrand, Helmut Kohl, Jochen Vogel, Kohl, Walter Momper