«Daremo la pillola all'Italia» di Paolo Poletti

«Daremo la pillola all'Italia» «Ma prima vogliamo garanzie dalla Sanità sull'assitenza medica a chi abortisce» «Daremo la pillola all'Italia» Intervista col presidente della società francese PARIGI NOSTRO SERVIZIO «Prevenzione verso l'Italia e il suo sistema sanitario? Ma no, si figuri. Qui alla Roussel amiamo il vostro Paese. Pensi che l'Italia è il nostro secondo mercato estero, dopo gli Usa e alla pari col Giappone, e che la filiale italiana è stata una delle prime che abbiamo aperto. No, nessuna mancanza di fiducia. Le parole del dott. Corte sono state mal interpretate. Il nostro rappresentante italiano ha riferito le modalità di esportazione della RU 486 così come noi le pretendiamo per qualunque Paese straniero. C'è stato un colossale equivoco...». Edouard Sakiz, presidente della Roussel-Uclaf e dei suoi 14.700 dipendenti, sbotta in una risata quando gli facciamo notare che la presa di posizione della filiale italiana — che «rifiuta» la distribuzione della pillola abortiva — è stata interpretata come un attacco al nostro sistema sanitario. Ci riceve nel grande ufficio che dà su boulevard des Invalides. Accanto a lui c'è Catherine Euvrard, direttrice delle relazioni scientifiche della Casa francese, braccio destro del presidente. Sakiz spiega: «Guardi, qui non esistono prevenzioni. Abbiamo preparato un prodotto che è un'alternativa all'aborto chirurgico, un'alternativa indolore e moderna, come giustamente ha sottolineato Rita Levi-Montalcini che ha tutta la nostra stima. Ma quel prodotto, la pillola RU 486, deve essere sottomesso ad uno stretto regime di sorveglianza medica. Altrimenti può divenire, nel 4% dei casi, pericoloso per la salute della donna. E' per questo che temiamo un eventuale mercato nero incontrollabile. Non per ragioni finanziarie, perché — tanto per citare un esempio — noi distribuiamo la pillola in Francia a prezzo di costo». «Temiamo la possibilità di un mercato che non sia strettamente sorvegliato dall'autorità pubblica — prosegue Sakiz —. La RU 486 deve essere assunta solo davanti ad un medico autorizzato da parte della donna, della procedura da seguire. In Francia ciò avviene tramite la firma di un documento. Impone alla donna di ripresentarsi tra 36 e 48 ore dopo aver ingerito le tre pastiglie per un controllo e per l'indispensabile assunzione della prostaglandina, poi da 5 a 9 giorni dopo (quindi meno di due settimane dall'interruzione di gravidanza) per un ulteriore controllo. In quel 4% dei casi quest'ultima visita può condurre ad un aborto con altra tecnica. Perché se la RU 486 non funziona pienamente, la donna non espelle totalmente il feto, con rischi di infezioni. E' questo che ci preoccupa. In Francia il problema è stato risolto felicemente. Quando l'Italia ci fornirà le medesime garanzie, così come debbono fornirle la Gran Bretagna, l'Olanda o gli Usa, non avremo alcuna difficoltà a distribuire anche da voi la RU 486». Si possono prevedere i tempi? «Mercoledì 15 novembre avremo, la signora Euvrard ed io, un incontro a Roma con la senatrice Marinucci. Le spiegheremo che la prassi della Roussel, per quanto riguarda la distribuzione della RU 486, si basa su tre punti irrinuncibili: certezza che non vi sia un mercato nero o incontrollabile; constatazione da parte delle autorità sanitarie nazionali che non esistono effetti secondari negativi se la procedura di assunzione viene rispettata; convinzione che la RU 486 non è un mezzo per facilitare gli aborti ma solo uno strumento per renderli indolori. Come confermano i dati francesi: in poco più di un anno 30.000 donne hanno abortito con la nostra pillola, a fine '90 saranno circa 50.000. Un terzo del totale, e la curva degli aborti in Francia è stabile». Ammettiamo che il sottosegretario alla Sanità Marinucci vi conceda immediatamente queste tre garanzie, questa sorta di cauzione morale, in tal caso siete pronti a distribuire subito la pillola in Italia? «No, perché per preparare un dossier complesso come quello riguardante la distribuzione in un Paese di 57 milioni di abi¬ tanti, per fare le verifiche del caso, occorrono almeno 6 mesi. Se tutto procede bene, saremo in grado di dare il nostro assenso definitivo in primavera. Per iniziare la distribuzione saranno poi necessari almeno altri 4 mesi, il tempo di espletare le pratiche burocratiche e tecniche. Diciamo che se — ripeto — tutto filerà liscio, la RU 486 potrà essere distribuita in Italia alla fine dell'estate 1990». E se la filiale italiana si opponesse? «Può farlo, perché nel nostro sistema interno le filiali nazionali godono di ampia autonomia. In quel caso potremmo esaminare l'ipotesi di cedere la licenza di distribuzione in Italia della RU 486 ad un'altra Casa farmaceutica». Non avete timore di un boicottaggio da parte degli ambienti cattolici, come quello che vi minaccia in America? «E che cosa potrebbero boicottare? I nostri prodotti sono prescritti dai medici, una categoria di persone rispettabili e responsabili in Francia come in Italia e altrove. Non credo proprio che in tutta coscienza un medico cessi di prescrivere un prodotto Roussel-Uclaf, che ritiene adatto alla terapia, solo perché noi produciamo la RU 486. Verrebbe meno ai suoi doveri professionali». L'intervista è finita, la dottoressa Euvrard ci accompagna all'ascensore. «Sa, sono molto curiosa di conoscere la senatrice Marinucci. E' una donna, e questo mi fa felice. L'aborto è qualcosa che riguarda noi donne, e invece sono sempre gli uomini a decidere, a livello politico. Per una volta ne parleremo anche tra donne, al ministero...». Paolo Poletti

Persone citate: Catherine Euvrard, Edouard Sakiz, Marinucci, Rita Levi-montalcini, Roussel, Sakiz