«Vogliamo le stellette» di Francesco Grignetti
«Vogliamo le stellette» Un sondaggio: 9 donne su 10 chiedono di fare il soldato «Vogliamo le stellette» «Epari opportunità con gli uomini, compreso l'ingresso in Accademia» L'ex generale Cappuzzo: è tutto molto bello, ma servono tempi lunghi ROMA. Soldati e soldatesse, tutti con un moschetto in mano: potrebbe essere la rivoluzione delle caserme italiane. Secondo un sondaggio presentato ieri, l'89% delle donne pensa che la difesa della Patria sia un dovere di entrambi i sessi. E non vogliono limitazioni, le donne intervistate, per le stellette al femminile: accesso all'Accademia militare, pari opportunità di carriera, ingresso in reparti di servizio e di combattimento. «Tutto molto bello — commenta il senatore Umberto Cappuzzo, ex capo di stato maggiore — ma ci vorranno tempi lunghi per vedere le donne nell'Esercito italiano. Anche il Duemila è troppo vicino». Di un servizio militare femminile si parla dal 1963. Da quando, cioè, una legge dello Stato sancì la parità dei diritti (e quindi di tutti gli impieghi pubblici) tra uomo e donna. Ieri se n'è discusso in un convegno a Roma, a margine della mostra di collezionismo «Militaria». Per l'occasione, è stato presentato il sondaggio commissiona¬ to alla società Abacus tra 7300 donne, di età tra i 18 e i 35 anni. In maggioranza chiedono un servizio militare su base volontaria (83 per cento); accettano la carriera militare anche rinunciando al pacifismo e alla non-violenza (82 per cento); temono di essere relegate in ruoli marginali (il 70 per cento è assolutamente contraria ad occuparsi di lavanderia e di cucina). «I tempi ormai sono maturi — sostiene la democristiana Silvia Costa —, non penso a un Corpo separato per le donne, ma all'inserimento nei ranghi effettivi guardando anche l'esperienza della polizia. Non mi pare però di vedere grande entusiasmo per entrare nei reparti combattenti». Anita Garibaldi, socialista: «Stiamo lavorando a una proposta complessiva di riforma delle Forze armate: volontariato per uomini e donne, possibilità uguali ad entrambi i sessi». E Nicoletta Casiraghi, pli, presidente della Provincia di Torino: «Anche immaginando le difficoltà, non possiamo pensare che il servi¬ zio militare femminile sia un compito marginale e che ci possa venir esclusa la funzione di comando». Più critica la comunista Maria Teresa Capecchi: «Bocciammo nel 1980 le proposte di Spadolini perché non si ridiscuteva il modello militare e si inserivano le donne in funzioni puramente sussidiarie». Polemiche, invece, tra i militari. L'ex generale Cappuzzo sorride all'idea di far entrare donne nelle decrepite caserme italiane. «Con le ristrettezze di bilancio attuali non è pensabile a una spesa massiccia per rimodernare le nostre strutture. Anche il costume, da noi assai arretrato, non è da sottovalutare. Conoscendo gli enormi problemi che affronteremo nel prossimo decennio, non credo che l'arrivo delle donne sarà così imminente». Ma alcuni delegati del Cocer (rappresentanti elettivi dei militari), si dicono prontissimi all'innovazione e «senza limitazione alcuna». Francesco Grignetti
Persone citate: Anita Garibaldi, Cappuzzo, Maria Teresa Capecchi, Nicoletta Casiraghi, Silvia Costa, Spadolini, Umberto Cappuzzo
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