Schiaffi maroniti al Patriarca

Schiaffi maroniti al Patriarca I seguaci del generale cacciano Sfeir perché favorevole al nuovo Presidente Schiaffi maroniti al Patriarca Aoun: «Il Libano sono io» BEIRUT. Mentre il generale Michel Aoun, comandante delle forze cristiane, rimane asserragliato nel palazzo presidenziale e non pare affatto intenzionato a consegnare l'edificio a René Moawad, il presidente eletto l'altro ieri dal Parlamento, i suoi sostenitori sono scesi in piazza a Beirut e in diverse località dell'enclave cristiana. Un centinaio di dimostranti inneggianti ad Aoun hanno assaltato la residenza del patriarca maronita Nasrallah Sfeir a Bkirki, nelle colline a Nord della capitale. Nel corso della giornata sono state assalite sei chiese e sono continuati i cortei inneggianti al generale. A Bkirki, senza che i 40 uomini di Aoun addetti alla sorveglianza intervenissero in alcun modo, i manifestanti hanno aggredito il patriarca e tre suoi collaboratori, li hanno costretti a inginocchiarsi e a baciare dei ritratti di Aoun. Nel frattempo altri irrompevano nella chiesa, distruggevano i banchi e tiravano sabbia e sassi sui tappeti, ha raccontato un portavoce della polizia aggiungendo che durante l'azione, durata circa un'ora, le foto del patriarca e di Giovanni Paolo II sono state staccate dai muri e sostituite da manifesti del generale. Dopo l'assalto, cui aveva cercato di opporsi con la forza della ragione e con il dialogo, Sfeir ha abbandonato Bkirki per la sua residenza estiva di Diman, nella zona del Libano setten¬ trionale controllata dalle truppe siriane. Dolore e sconcerto sono stati espressi ieri dal quotidiano e dall'emittente radiofonica della Santa Sede per l'aggressione subita dal patriarca maronita. L'«Osservatore Romano» ha definito il gravissimo episodio un «doloroso incidente» mentre la «Radio Vaticana» ha parlato di sconcertante aggressione». L'attacco a Sfeir, che aveva appoggiato il Parlamento contro Aoun, è l'episodio più grave verificatosi durante le manifestazioni inscenate dai fedelissimi del generale per protestare contro l'elezione alla presidenza del maronita René Moawad. Aoun aveva tentato di impedire che l'assemblea legislativa si riunisse decretandone lo scioglimento, ma i deputati erano ugualmente convenuti alla base aerea di Kleiat, nel settentrione controllato dai siriani. I sostenitori di Aoun hanno poi preso d'assalto altre sei chiese e hanno manifestato la loro protesta sparando in aria per le strade e con cortei di automezzi attraverso il settore cristiano della capitale. Nonostante il generale avesse fatto leggere dai microfoni di Radio Beirut un appello alla «limitazione delle dimostrazioni nell'ambito della civiltà e dei metodi pacifici», i suoi fedelissimi si sono lasciati andare a atti di vandalismo e di teppismo; hanno dato fuoco a copertoni, distrutto i banchi delle chiese, suonato a distesa le campane e scorrazzato per le strade gridando: «Non c'è altro leader che Aoun. Mouawad è un tirapiedi siriano». Intanto un collaboratore del comandante delle forze cristiane ha ribadito che Aoun non ha alcuna intenzione di consegnare il palazzo presidenziale: «Il generale non riconosce la validità dell'elezione. Come potrebbe consegnare il palazzo, simbolo della legittimità del potere, a chi non riconosce come legittimo presidente?». Moawad si è recato a Diman per rendere omaggio al patriarca maronita; lungo la strada è stato salutato dalla folla. L'elezione di Moawad a presidente è stata riconosciuta legittima dal leader sunnita Salini el Hoss, dallo stesso patriarca maronita e dal capo di Stato siriano Hafez Assad. Espressioni di appoggio sono giunte dalla Francia, dall'Arabia Saudita e dagli Usa, dall'Italia e dalla Cee. La massima carica dello Stato libanese era vacante dal 22 settembre 1988, quando, scaduto il mandato di Amin Gemayel, il Parlamento non riuscì ad eleggere il nuovo presidente. Fu proprio Gemayel, pochi minuti prima della scadenza della sua presidenza, a nominare capo provvisorio del governo il generale Aoun, che in seguito lanciò una «guerra di liberazione» contro le forze siriane. [Agi]

Luoghi citati: Arabia Saudita, Beirut, Bkirki, Francia, Italia, Libano, Usa