Infortuni, edili in testa di Bruno Gianotti

Infortuni, edili in testa Gli incidenti sul lavoro in crescita costante dall'85 Infortuni, edili in testa Preoccupazioni degli esperti in vista della libera concorrenza del '93 «Ma i costi per la sicurezza non dovranno gravare solo sulle imprese» TORINO. Dieci morti al giorno, è la media italiana delle sciagure sul lavoro. E' una stima attendibile, citata da Francesco Allitto, dirigente torinese dell'Istituto superiore per la previdenza e la sicurezza. Viene alla luce nel momento cruciale di un convegno indetto dall'Annui, l'associazione dei mutilati e degli invalidi del lavoro, sulle prospettive della tutela infortunistica. Lo spunto arriva dai mille problemi che l'apertura delle frontiere e l'unificazione delle norme europee porranno prima del «mitico» 1993. Una questione strettamente economica rischia di diventare drammatica: cadute le barriere del mercato, le imprese entreranno in competizione internazionale. Il pericolo è dietro l'angolo: «La ricerca esasperata del contenimento dei costi di produzione, e in primo luogo del costo del lavoro, ricade a danno del livello di tutela dei lavoratori contro i rischi che gravano su di essi», avverte preoccupato Antonio Marzioli, dell'Istituto europeo sicurezza sociale. > Ad alimentare le preoccupazioni c'è una serie di previsioni che parte da un fenomeno concreto: il travaso dei lavoratori dell'industria (che fa largamente ricorso alle macchine), al terziario. Quindi diminuiscono la forza-lavoro e i finanziamenti al sistema previdenziale. Lo Stato non può ricaricare gli oneri all'infinito sulle aziende per non innalzare il costo del lavoro. La soluzione, secondo Marzioli, si può trovare in una forma alternativa di finanziamento della spesa: «Si può operare su Iva o Irpef destinando una quota degli introiti al finanziamento della sicurezza, oppure caricare lo Stato». Ognuna delle tre ipotesi ha effetti molto diversi sull'economia nazionale, tutti «da valutare in tempo», secondo Marzioli, per non farsi cogliere alla sprovvista su un problema vitale. Allitto fornisce altre cifre allarmanti: «Il 37% degli infortuni, in Piemonte, si verifica nell'edilizia: è un effetto del lavoro senza sicurezza, come lo è stata la tragedia dei 13 giovani morti nella stiva della nave in disarmo a Ravenna». L'Inail calcola «almeno un milione di invalidi» sul territorio nazionale e 100 mila in Piemonte. L'ultimo rapporto, presentato in agosto al Senato dalla commissione-Lama e contestato da chi lo ritiene ottimistico, sostiene che il milione di infortuni denunciati nell'industria 10 anni fa è sceso a 783 mila nell'84 per risalire a 824 mila nell'88. In agricoltura, gli infortuni sono quasi raddoppiati: da 174 mila a 253 mila. E la mappa delle malattie professionali sta assumendo nuovi contorni: mentre i casi di silicosi stanno scomparendo (i 7 mila del '76 si sono ridotti a 3400), crescono vertiginosamente i casi di sordità (nell'84 erano 10 mila su 18 mila casi di malattia accertati) e i tumori. Su 110 mila casi riscontrati in Italia ogni anno, 4 mila vengono definiti «di origine professionale». Bruno Gianotti

Persone citate: Antonio Marzioli, Francesco Allitto, Marzioli

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Ravenna, Torino